La skyline vegetale di Palermo

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La cima della skyline vegetale di Palermo, una linea verde che unisce gli alberi-grattacielo della città dal centro storico allo Zen, è nell’orto botanico dell’università. Un orizzonte invisibile dal basso ma che sale fino agli oltre 40 metri di altezza di un Pino colonna (Araucaria columnaris) origina­rio della Nuova Caledonia. Non è quello più monumentale dell’orto perché il primato spetta al colonnato ligneo del Ficus Macrophylla che con un’estensione di tremila metri quadrati oggi è l’albero più grande d’Europa. Una mutazione verso forme giganti che sembra favorita dal clima del capoluogo siciliano dove l’orto universitario ospita circa seimila specie. Una metafora vivente della cultura dell’accoglienza del Mediterraneo dove piante da tutto il mondo convivono in un ambiente del tutto diverso da quello di origine. Un patrimonio di biodiversità per la ricerca scientifica e il miglior modo per concludere questa percorso di dieci puntate che ci ha condotto alla scoperta dei più interessanti giardini botanici in Italia.

Orti botanici – Palermo, un trionfo di piante rare

L’orto dell’ateneo palermitano, fondato nel 1795, è stato, ed è ancora uno dei centri di gravità della sperimentazione agricola in Italia: il Ficus presente nell’orto è il capostipite di tutti gli esemplari coltivati nei giardini della Sicilia e non solo, così come la coltivazione del mandarino e della nespola che compriamo al mercato si è diffusa tra queste mura.

Il ficus monumentale e altre meraviglie

Il Ficus Macrophylla ospitato dall’orto botanico di Palermo con un’estensione di tremila metri quadrati oggi è l’albero più grande d’Europa. Una mutazione verso forme giganti che sembra favorita dal clima del capoluogo siciliano dove l’orto universitario ospita circa seimila specie. Una metafora vivente della cultura dell’accoglienza del Mediterraneo dove piante da tutto il mondo convivono in un ambiente del tutto diverso da quello di origine. L’orto dell’ateneo palermitano, fondato nel 1795, è stato, ed è ancora uno dei centri di gravità della sperimentazione agricola in Italia: il Ficus presente nell’orto è il capostipite di tutti gli esemplari coltivati nei giardini della Sicilia e non solo, così come la coltivazione del mandarino e della nespola che compriamo al mercato si è diffusa tra queste mura.

Agrumi rari come il caviale. In questo periodo, passeggiando nell’orto botanico, si è avvolti dal profumo inconfondibile della zagara, il fiore degli d’agrumi: ci sono 141 alberi di 67 cultivar diversi, molto dei quali relitti. Alcuni sono solo ornamentali, altri hanno potenzialità per il consumo alimentare o per le proprietà officinali. “La collezione è iniziata alla fine del Settecento poi è stata gradualmen­te potenziata con germopla­sma proveniente dall’ambiente agricolo siciliano e da scambi realizzati con altre istituzioni scientifiche italiane ed estere. – spiega Rosario Schicchi, direttore dell’orto dell’Università di Palermo – Di recente abbiamo avviato una serie di indagini biochimiche sull’arancio amaro (Citrus aurantium) per misurarne l’effettiva concentrazione di antiossidanti per eventuali applicazione farmaceutiche”.

LE OASI IN CITTA’

Nell’orto siculo gli alberi “relitto” e il cactus che fiorisce di notte

Tra le varietà antiche di agrumi che potrebbero avere un futuro in giardino ci sono la cultivar Fasciata dell’arancio amaro, chiamata così per la colorazione a strisce verdi e gialle, e la Caprifolia, con le foglie che ricordano quelle di basilico. A tavola promette bene un arancio dolce con  spicchi gialli e il Caviale di limone (Microcitrus australasica): è un agrume di forma oblunga, chiamato anche Finger Lime, la cui polpa ha una consistenza granulare simile a quella del melograno.  

Il rito della pomelia e il banano. All’Orto palermitano si deve la diffusione nei primi de­cenni dell’Ottocento in Sicilia e in tutta l’area mediterranea del mandarino (Citrus reticulata) ma non solo: anche il nespolo del Giappone, il banano e diverse varietà di avocado solo per citarne alcune. “Nel 1821 è stata messa a dimora per la prima volta la pomelia (Plumeria rubra) una pianta a fiore di origine caraibica che ha conquistato i palermitani tanto da diventare, nel corso di duecento anni, il fiore più coltivato in città. – prosegue Schicchi – Per tradizione in passato le spose ricevevano in dono dalle madri una pomelia da far crescere nella nuova casa”.

LE OASI IN CITTA’

Un caffè nel Giardino della biodiversità

Altre sperimentazioni hanno riguardato piante ancora oggi visibili: come quella del cotone, che in Sicilia ha avuto una breve epoca d’oro, fino alla Ceiba speciosa, un albero originario delle foreste tropicali dell’America latina di cui negli anni Trenta erano presenti 64 individui per studiarne la fibra contenuta nei frutti utile per la produzione industriale di crine vegetale per imbottiture. Quelli rimasti oggi costeggiano un viale che è diventato una delle maggiori attrattive dell’orto per le fioritu­re e la fruttificazione spettacolari.

LE OASI IN CITTA’

Quando i Tropici vanno alla montagna

Specie mediterranee da tutto il mondo. L’orto botanico di Palermo continua la tra­dizionale opera di conservazione di specie endemiche e rare del­la flora mediterranea ed in par­ticolare di quella siciliana come l’Abete delle Ma­donie (Abies nebrodensis) di cui in natura ci sono solo più 30 esemplari o il Cardo di Greuter e l’Euphorbia bivonae. A breve poi partirà un intervento per ampliare ulteriormente le collezioni con una nuova sezione dedicata alla macchia mediterranea di tutto il mondo: dal fynbos sudafricano al matorral in Cile o il malle in Australia. Sono ecosistemi simili, con un clima comune chiamato appunto mediterraneo, dove si ritrovano piante di specie diverse ma con caratteristiche convergenti.

Orti botanici – Catania, la natura siciliana svelata

Quello che negli anni Venti era il giardino coloniale, dove venivano acclimatate le piante provenienti dall’Africa orientale, oggi è stato sostituito e ampliato con le specie officinali di interesse fitoterapeutico come la Moringa drouhardii o albero a bottiglia del Madagascar, i cui semi e foglie hanno nutrienti ancora da studiare, e la Carica quercifolia o papaya di montagna che cresce in Costa Rica.

“Stiamo per concludere i lavori per un un vigneto sperimentale dove saranno innestati novanta cultivar della piattaforma ampelografica della Sicilia. – conclude il direttore dell’orto botanico –  Ci sono veri e propri relitti come lo scassa butti, coda di volpe, racina che saranno allevati con due diversi sistemi tradizionali ad alberello. L’analisi sul campo e la successiva vinificazione ci consentiranno poi di confrontare i comportamenti di crescita e stabilire la qualità del vino”.

Orto botanico Università di Palermo
via Lincoln, 2 – email: [email protected]

Biglietteria +39 091 23891236
Visite guidate +39 091 7489995
[email protected]
Uso degli spazi +39 091 23891244
[email protected]

Ingresso
Intero: 6,00 € in questa fase di emergenza Covid (dal 01 marzo 2021) la tariffa intera è ridotta a 4,00 €:
Ridotto: 3,00 € (bambini 6/12 anni – Over 70 – studenti <25 anni – insegnanti scuole, enti o associazioni con convenzione o accordi)

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