La squadra delle ex “First Daughters”: Chelsea Clinton e Jenna Bush puntano sul calcio femminile

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NEW YORK – Il club delle “First Daughters”: sportivo, s’intende. Sì, Chelsea Clinton, 40 anni, e Jenna Bush Hager, 39 anni – le figlie di Bill Clinton e George W. Bush – hanno deciso di investire insieme nella “Washington Spirit”, la competitiva squadra di calcio femminile della capitale che rinasce dalle ceneri della DC United Women. E davvero di spirito di Washington si tratta. Non solo perché le due ragazze sono cresciute alla Casa Bianca e, a dispetto delle differenze politiche dei genitori, sono davvero il simbolo di un legame bipartisan: buone amiche da anni, sempre pronte a sostenersi l’una con l’altra, nei reciproci percorsi. Con Chelsea alla guida della Clinton Foundation, e Jenna conduttrice di punta di Today, programma del mattino di Nbc.  

Fra i nuovi investitori della squadra, le cui azioni di maggioranza restano proprietà del tecnico sportivo Steve Baldwin, i nomi delle due “rampolle” presidenziali non sono però gli unici legati al mondo della politica americana. Ad essersi uniti all’impresa grazie al passaparola, come racconta il Washington Post, ci sono infatti altri 20 investitori. Gente come Jay Carney, ex portavoce di Barack Obama insieme a sua moglie Claire Shipman, giornalista e scrittrice. E poi l’ex campionessa olimpica afroamericana Dominique Dawes, oggi a capo di un’accademia sportiva per ragazze povere nella contea di Montgomery, Maryland. Bonnie McElveen-Hunter, già ambasciatrice in Finlandia ai tempi di George W. Bush e ora prima donna alla guida della Croce Rossa americana. Tom Daschle, ex leader della maggioranza democratica al Senato. E pure Assia Grazioli Venier, cofondatrice di Muse Capital e amministratore indipendente nel cda della Juventus.  

L’attenzione al calcio femminile è d’altronde diventata materia politica da quando, un anno fa, un tribunale di Los Angeles ha respinto la richiesta, avanzata dalla Nazionale femminile di calcio americana, di un risarcimento da 66 milioni per il trattamento differenziato rispetto ai maschi. Con buona pace del fatto che nel 2019 la squadra guidata da Megan Rapinoe si era aggiudicata il Mondiale di Francia e a detta di tutti il team femminile era molto più forte e competitivo di quello maschile. Da allora, la questione dell’uguaglianza nel calcio statunitense è oggetto di un dibattitto che per ora, però, le donne sembrano non vincere: nonostante le loro partite generino un giro d’affari da 20 milioni di dollari, dominatrici incontrastate dello scenario calcistico americano a livello internazionale. Ecco perché il management di Washington Spirit ha cercato nomi di investitori – soprattutto donne – di alto livello. Clinton e Bush, pur se parte di un gruppo più ampio, stanno già attirando grande attenzione sulla squadra (e sulle sue nuove acquisizioni): “Il nostro club ha ambizioni globali” dice Baldwin. “Per questo abbiamo creato un gruppo di investitori che riflettere la cultura politica di DC , insieme alla sua eredità sportiva, il suo internazionalismo e la ricchezza della sua comunità tecnologica, col quale condividiamo una visione comune, impegnati insieme ad elevare il calcio femminile”. 

La Spirit, d’altronde, non è nemmeno l’unica squadra ad aver intrapreso la strada che lega sport e diritti. La Nwsl – National Women’s Soccer League, principale campionato professionistico di calcio femminile Usa –  ha infatti annunciato già quest’estate la letterale discesa in campo di una nuova squadra femminile a Los Angeles chiamata “Angel City”, proprietà di un gruppo di azionisti che include le campionessa di tennis Serena Williams e Billie Jean King – quest’ultima celebre icona gay e soprattutto colei che nel 1973 fu la protagonista di un match epico con l’ex campione Bobby Riggs passato alla storia come “la battaglia dei sessi” – insieme all’attrice premio Oscar Natalie Portman, e alla sciatrice olimpica Lindsey Vonn. Sì, il calcio femminile americano conta su un tifo sempre più d’eccellenza. 

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