La startup italiana che partì sette anni prima di Apple

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Si fa un gran parlare dell’ultimo gadget di casa Apple, si chiama AirTag ed è un strumento che serve a ritrovare gli oggetti smarriti tramite un localizzatore bluetooth. Ieri se ne è parlato parecchio al Congresso americano perché il rappresentante di Tile, una azienda che fa lo stesso prodotto da nove anni a pochi chilometri da Cupertino, dove ha sede la Apple, ha protestato energicamente accusando i rivali di concorrenza sleale. A me il lancio di AirTag ha fatto tornare in mente una startup italiana che nel 2014 lanciò un prodotto analogo, si chiama Filo e ricordo l’entusiasmo con cui i quattro fondatori (Giorgio Sadolfo, Lapo Ceccherelli, Andrea Gattini e Stefania De Roberto), distribuivano i primi prototipi. 

Ma se un gadget per ritrovare gli oggetti smarriti è una idea così geniale, perché in questi anni in Italia gli investitori hanno snobbato la startup romana? Per varie ragioni: al secondo posto, dopo la atavica incapacità di guardare lontano, c’è la diffidenza verso gadget che funzionano tenendo il bluetooth acceso perché – era il timore -, si consuma troppo in fretta la batteria dello smartphone. E così per sei anni Filo ha vivacchiato vendendo il suo gadget alle aziende come regalo griffato.

Poteva finire così, vivacchiare o chiudere. Poi sono accadute due cose a cambiare tutto: la seconda è che è arrivato il covid, e con la app Immuni si è visto che il consumo di energia causato dal bluetooth è davvero minimo, vale la pena per sapere sempre dove sta qualcosa di importante (per esempio le chiavi di casa). Ma la vera svolta è stata la legge che ha imposto di dotare i seggiolini delle automobili di dispositivi anti abbandono: la legge Toninelli, dal ministro che la volle.

Quando è stata approvata i quattro ragazzi hanno capito che la loro tecnologia era perfetta: hanno creato Tata Pad, alcuni investitori hanno  investito finalmente e nel 2020 Filo ha fatturato dieci milioni di euro solo in Italia. Si potrebbe dire che Filo è la startup “salvata” da Danilo Toninelli, ma in realtà i quattro fondatori si sono salvati da soli resistendo quando tutti si voltavano dall’altra parte e cogliendo al volo l’opportunità dei seggiolini. E poi ora che arriva l’AirTag della Apple forse si apre anche quel mercato. Lo dico con cautela ma potrebbe diventare una storia memorabile.

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