Foto di Gaelle Girbes Petro prova ad accendere una vecchia stufa che, come un albero centenario, era rimasta lì a guardare la metamorfosi del mondo. I nuovi confini, l’avvento dei radiatori. Quella stufa è rimasta ferma, ma la geografia si è mossa, la geografia cambia, e a caro prezzo. La stufa risale al periodo austro-ungarico; insieme ad altre anime di ghisa sopravvissute se ne stava lì inutilizzata e distante come un monumento. Ora Petro, che è nato dopo la caduta del Muro di Berlino, prova a rimettere in funzione un reperto che risale a oltre un secolo fa. Un mondo più quieto, più sicuro? Un’illusione già pronta a franare in una guerra quando le stufe non avevano alternative.
La piccola fiamma che Petro protegge e accosta alla stufa austroungarica rischiara la fotografia come certe candele in un quadro di La Tour. E d’altra parte, in primo piano, c’è anche una candela. Surrogato di torce e luci elettriche nelle notti di blackout, fiammella simbolica per festeggiare gli anni, onorare i morti, pregare divinità. Adesso serve solo a fare luce, mentre Petro accende la stufa antica, nel buio già invernale di Lviv.
IL DOSSIER Scatti di guerra