La svolta degli Usa: sì a trucco e smalto per le soldatesse

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NEW YORK – Unghie colorate, rossetto, capelli sciolti e perfino orecchini ai lobi, purché discreti: dal 24 febbraio, le soldatesse americane avranno il diritto ad ostentare – almeno un po’- la loro femminilità. I vertici dell’esercito hanno infatti deciso di allentare alcune restrizioni vigenti, eliminando certe regole che finora puntavano ad un’immagine standard delle donne in divisa: costrette ad astenersi dallo sfoggiare qualsiasi accessorio e a portare i capelli corti o raccolti in fastidiosi chignon.

Una scelta, spiegano al Pentagono, nata per non mortificare l’identità etnica delle soldatesse: d’ora in poi potranno dunque sfoggiare le treccine care alle afroamericane, o portare i capelli sciolti (a patto di farli scomparire all’interno della camicia se molto lunghi). Ma dettata anche da difficoltà pratiche, come quella di far entrare chignon voluminosi sotto l’elmetto: e dunque allo scopo di dare maggior agilità di movimento soprattutto alle pilote e a chi si allena nei poligoni di tiro.  

Biden e il riscatto dell’America: uniti nel nome dei diritti

A decidere l’entrata in vigore dei nuovi regolamenti non è stata però l’amministrazione di  Joe Biden, che pure, solo due giorni fa, ha riaperto i ranghi ai militari transgender banditi due anni fa da Donald Trump. Ma dall’ex segretario alla Difesa Mark Esper, sì, quello che col “suo” presidente ebbe relazioni così burrascose da essere licenziato all’indomani delle elezioni, “colpevole” di non aver schierato l’esercito in strada come risposta alle proteste antirazziste seguite all’assassinio dell’afroamericano George Floyd. L’esigenza di revisionare il regolamento nasce dalle numerose denunce di trattamenti diseguali basati su razza e apparenza, susseguitesi negli anni. “Un cambiamento d’immagine” spiega il maggiore Michael Grinston sul sito ufficiale dell’esercito “nella direzione di rendere il corpo militare più inclusivo, accettando il background di ogni suo componente”.

Il nuovo corso, d’altronde, è già stato abbracciato dalla Casa Bianca: con Biden che alla guida del Pentagono ha chiamato per la prima volta un afroamericano, l’ex generale Lloyd Austin, 67 anni. Un segnale importante, visto che la percentuale di uomini e donne di colore arruolati nei diversi corpi è altissimo: il 10 per cento nei marines e il 21 nell’esercito. Ma ai vertici ci sono solo 2 afroamericani su 41 generali a 4 stelle. 

In realtà l’apertura a uno stile più personale non è esattamente una rivoluzione: gioielli discreti e acconciature personali erano già permessi con la divisa formale, quella, per intenderci, da usare in libera uscita o per occasioni speciali. Ora accessori e colori saranno però consentiti anche sotto le uniformi da combattimento o da allenamento. L’apertura, però, non riguarda gli uomini: a loro barba e orecchini restano ancora vietati e l’unica concessione, è quella di tingersi i capelli, ma solo con colori naturali.  

Infine, il nuovo regolamento riguarda pure il vocabolario: dal quale vengono eliminate le descrizioni di alcuni stili attraverso termini ormai ritenuti razzisti: come quello che descrive i baffi spioventi alla “Fu Manchu” e il taglio rasato ma con una fila di capelli al centro detta “Mohawk”.  

Il nuovo capo del Pentagono, generale Austin, c’è da giurarci, farà comunque molto di più che limitarsi a riscrivere vocabolario e regole d’immagine. Appena entrato in carica, ha già detto di voler liberare i ranghi dell’esercito da “razzisti ed estremisti” (un riferimento alla decina di militari che hanno partecipato all’occupazione di Capitol Hill). E ha poi detto che aprirà un’inchiesta sull’enorme numero di molestie sessuali e discriminazioni razziali subite da soldati e soldatesse all’interno delle forze armate: “Lotterò duramente per eliminare le aggressioni sessuali e creare un clima in cui tutti abbiano l’opportunità di servire questo paese con dignità”.

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