La svolta solidale dell’Europa: “Mille euro per ogni profugo e mezzi gratis per spostarsi”

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BRUXELLES – “È chiaro che le nostre risorse e capacità di accoglienza non saranno sufficienti per far fronte al crescente flusso di persone. Questo è particolarmente vero a lungo termine. Tuttavia, anche la situazione attuale è drammatica e dimostra l’urgente necessità di soluzioni rapide a livello europeo”. La richiesta di aiuto stavolta arriva dalla Germania e dalla Polonia. Ovviamente riguarda i profughi ucraini. Un vero e proprio contrappasso. Perché rimette totalmente in discussione l’approccio fin qui seguito sulle politiche migratorie. E il tutto è stato messo nero su bianco in una lettera che i ministri degli Interni dei due Paesi, Nancy Faeser e Mariusz Kaminski, hanno inviato tre giorni fa alla Commissione europea. E in particolare ai due commissari che si occupano di questa emergenza: il greco Margaritis Schinas e la svedese Ylva Johansson.

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Si basa su un’istanza economica: 1.000 euro per ogni rifugiato ospitato. Giuridica: trasporti gratuiti per lasciare la nazione di “primo approdo”. E politica: perché rimette in gioco il famigerato Piano per l’asilo e i migranti bloccato da oltre un anno proprio da alcuni governi come quello polacco e i fondi del Pnrr che per Varsavia sono stati congelati.

Sarà questo l’oggetto del Consiglio europeo dei ministri degli Interni che si riunisce proprio oggi a Bruxelles. Il vertice dovrà dare il via libera alla proposta tedesco-polacca oltre a rendere operative le indicazioni formulate la scorsa settimana dalla Commissione europea. L’orientamento dell’Unione non è certo contrario. È difficile, dopo aver reso operativa per la prima volta in 20 anni la direttiva sulla protezione temporanea, opporsi all’appello lanciato da Berlino e Varsavia. Del resto, il peso della Germania in queste vicende non è mai secondario. Sebbene ci dovrà essere una riflessione sull’importo degli aiuti e sulle conseguenze politiche. Ma l’onda emotiva provocata dalla guerra in Ucraina costituisce comunque un fattore rilevante.

Mercoledì scorso la Commissione ha messo a disposizione un ulteriore stanziamento di 3,5 miliardi. Questa sarà la base su cui oggi i titolari degli Interni dell’Ue inizieranno la discussione. Ma è evidente che il progetto sottoposto alla loro attenzione richiederà uno sforzo maggiore. L’idea, infatti, è quella di prevedere mille euro “forfettari” ogni sei mesi per ogni rifugiato ospitato. Sono già quasi 4 milioni i profughi. Ma altrettanti sono gli sfollati. Insomma, questi 3,5 miliardi non saranno sufficienti. La quota maggiore andrebbe alla Polonia che veleggia verso i tre milioni di profughi e quindi riceverebbe tre miliardi di euro. La classifica dei Paesi più coinvolti, secondo la commissaria Johansson, vede poi l’Austria, Cipro, la Repubblica Ceca e l’Estonia. “Eventi straordinari – scrivono i due ministri – richiedono misure straordinarie, un pensiero fuori dagli schemi e un maggiore coordinamento operativo”.

Ma c’è il secondo punto che va considerato: i trasporti. Che sostanzialmente sarebbe un “incentivo” alla redistribuzione di fatto. Lo status di rifugiato consente di circolare liberamente in ogni Paese, non è prevista la regola del “primo approdo” che ha appesantito in passato Italia, Spagna e Grecia. L’idea di una “redistribuzione” è giuridicamente inapplicabile. Allora Berlino e Varsavia chiedono che sia introdotta una formula per informare (“informare e consigliare”) i profughi della possibilità di recarsi in un altro Paese e soprattutto che ci sia un sistema dei trasporti sostanzialmente gratuito per questi spostamenti. “La piattaforma di solidarietà – si legge nella missiva – dovrebbe sostenere la gestione e l’organizzazione degli arrivi e la definizione di possibili accordi su un trasporto ben strutturato di rifugiati all’interno dell’Ue, ove possibile utilizzando snodi di trasporto per organizzare viaggi in treno, autobus e aerei”.

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Ma il progetto di Germania e Polonia non è senza conseguenze per le altre emergenze. E nella missiva c’è un chiaro riferimento alla “solidarietà nell’ambito del nostro sistema comune di asilo”. È evidente che alcuni Stati membri come l’Italia compiranno un passo del genere in cambio di garanzie sul Piano per l’asilo e migranti che è chiuso in un cassetto da 18 mesi. La frase con cui l’appello si chiude, inoltre, non può non richiamare alla memoria quel che è accaduto negli anni scorsi sulle spiagge italiane, spagnole o greche: “Riteniamo che ora sia il momento di mostrare un sostegno europeo concreto non solo per e tra gli Stati membri, ma anche nei confronti dell’Ucraina e dei suoi cittadini”.

Infine c’è un ultimo aspetto. Che non è formalmente contenuto nella lettera ma che è già diventato oggetto di discussione dentro la Commissione. E riguarda il Recovery fund. Se, come probabilmente avverrà, saranno accordati questi aiuti finanziari, è possibile continuare a tenere congelati i fondi del Pnrr per la Polonia? Tema delicato: quei soldi sono stati “sospesi” a causa del mancato rispetto dello “Stato di diritto”, ossia delle regole base della convivenza democratica europea. Ma, a questo punto, sarà difficile non sbloccare anche quei fondi. E questo riguarderà anche l’Ungheria?

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