La Ue multa le banche per il cartello sui titoli di Stato: a Unicredit sanzioni per quasi 70 milioni

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MILANO – Trader di un ristretto circolo di banche che, soprattutto all’apice della crisi dei debiti sovrani, condividevano tra loro informazioni sensibili sulle obbligazioni che gli Stati membri stavano per mettere in asta, oppure erano in circolazione sul mercato.

Per questo “cartello” sul mercato dei bond sovrani in euro, sia in asta (il cosiddetto “primario”) che sul mercato secondario, l’Antitrust europeo ha comminato una multa da 371 milioni a Unicredit (69,4 milioni), Nomura (129,5 milioni) e Ubs (172,4 milioni). La rete si componeva in realtà di sette banche, ma Bank of America, Rbs e WestLb non sono state multate (le prime due perché il loro coinvolgimento cade al di fuori del tempo limite per l’imposizione delle sanzioni, mentre Portigon (ex WestLb) non ha generato fatturato nell’ultimo esercizio). Della partita era anche Natwest che però ha scampato 260 milioni di sanzione avendo svelato il cartello. La stessa sanzione di Ubs è stata ridotta del 45% per aver collaborato nelle indagini della commissione.

Netta la presa di posizione di Unicredit alla pubblicazione della decisione Ue. In uno stringato comunicato, Piazza Gae Aulenti fa sapre che”prende atto della decisione odierna della Commissione Europea” ma “contesta con forza la decisione della Commissione e sostiene che la stessa non dimostri alcun comportamento scorretto da parte di UniCredit”. Quindi, annuncia, “proporrà appello presso le corti europee”. Da Ubs si precisa: “Si tratta di una issue passata, risalente al periodo 2007-2011. Abbiamo già intrapreso le azioni del caso anni fa con l’obiettivo di ridurre l’impatto e migliorare i processi. Prendiamo atto della decisione della Commissione Europea sulla vicenda e stiamo prendendo in considerazione la possibilità di fare appello. Questa vicenda potrebbe avere un impatto sui risultati del secondo trimestre del 2021 di Ubs fino a 100 milioni di dollari”.

Nella nota di Bruxelles si spiega che le banche in questione non hanno rispettato le regole antitrust partecipando a un cartello di trader sul mercato primario e secondario dei bond governativi europei (Egb). La vice presidente esecutiva della Commissione, Margrethe Vestager, ha affidato il suo commento alla nota: “Un mercato dei titoli di Stato europei ben funzionante è fondamentale sia per l’Eurozona che per gli Stati membri che emettono queste obbligazioni per generare liquidità e per gli investitori le acquistano e le negoziano. La nostra decisione – ha aggiunto – invia un messaggio chiaro che la Commissione non tollererà alcun tipo di comportamento collusivo. E’ inaccettabile che, nel mezzo della crisi finanziaria, quando molte istituzioni finanziarie sono state salvate da finanziamenti pubblici, queste banche di investimento si sono colluse in questo mercato a spese dell’Ue e degli Stati membri”.

In pratica, le sette banche hanno partecipato al cartello tramite un gruppo di trader che erano in contatto regolare attraverso le chat dei terminali Bloomberg, dove condividevano informazioni commercialmente rilevanti, come i prezzi offerti e i volumi prima delle aste e i prezzi mostrati ai propri clienti o al mercato in generale e le strategie, in vista delle aste degli stati membri della zona euro per l’emissione delle obbligazioni denominate in euro sul mercato primario e sui parametri di negoziazione sul mercato secondario. Tutto questo avveniva durante la crisi finanziaria, tra il 2007 e il 2011 e ha coinvolto l’intera area economica europea.

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