La variante Omicron è più buona ma non sarà mai un raffreddore

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Dopo circa due mesi dalla scoperta di Omicron abbiamo dati sufficienti per poter sostenere che si tratta di una variante meno letale di Delta. I primissimi dati sulle ospedalizzazioni in Sudafrica sono stati confermati sia dai dati inglesi, sia dalle evidenze in vitro raccolte in laboratorio.

Nonostante le numerose mutazioni e la capacità di evadere (almeno parzialmente) la risposta immunitaria in soggetti vaccinati e guariti, la variante Omicron pare causare circa un terzo delle ospedalizzazioni causate da Delta.

Questa differenza può essere parzialmente spiegata dalla presenza dei vaccini. Infatti in Inghilterra la maggior parte della popolazione è vaccinata e/o guarita e, nonostante la variante Omicron evada gli anticorpi neutralizzanti, sappiamo che i vaccini rimangono efficaci anche dopo mesi nell’evitare la contrazione di malattia severa, l’ospedalizzazione e la morte.

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Biologicamente meno severa

Le numerose mutazioni che caratterizzano Omicron l’hanno resa estremamente più contagiosa tanto che, secondo alcune stime, la variante Omicron sarebbe il virus più contagioso mai esistito sulla terra. Allo stesso tempo, tale ampia gamma di mutazioni ha contribuito a modificare la biologia di questa variante, rendendola meno aggressiva.

Una delle caratteristiche più impressionanti e pericolose delle varianti precedenti era la capacità di formare sincizi polmonari: i sincizi si formano quando due o più cellule si fondono in un’unica cellula. La formazione di sincizi a livello polmonare danneggia la funzionalità dell’apparato respiratorio e si pensa sia indotta dal Sars-CoV2 per ‘sfuggire’ al sistema immunitario.

Nella variante Omicron, a contrario, si osservano molti meno sincizi polmonari, il ché suggerisce due cose: innanzitutto Omicron si sviluppa meno in profondità (infatti non sempre raggiunge i polmoni) e, in secondo luogo, è meno efficiente nel creare questi deleteri sincizi.

Perché nonostante la minor severità Omicron non sarà mai un raffreddore?

Recentemente abbiamo spesso sentito l’espressione “il virus si sta raffreddorizzando”: perché questa espressione è scorretta e pericolosa?

Con il termine generico di raffreddore descriviamo una serie di sintomi che tipicamente si manifestano nella stagione invernale: tosse, sternuti, naso che cola, mal di testa etc.

Questi sintomi sono scatenati da una serie di virus tra cui anche i coronavirus (stessa famiglia del Sars-CoV2), sebbene il responsabile principale sia il Rinovirus.

Diamo un’occhiata al raffreddore provocato dal Rinovirus e vediamo se possiamo compararlo al Sars-Cov2. Il Rinovirus provoca una malattia che è mortale in meno dello 0.04% dei casi, mentre la Sars-CoV2 ha un CFR (Case Fatality Rate) che si aggira attorno all’1%. Anche con gli efficacissimi vaccini i due valori non sarebbero paragonabili.

Per quanto riguarda l’infettività, il raffreddore ha un R0 di circa 1.88, il ché significa che un soggetto raffreddato contagerà circa 2 persone mentre nel caso della Sars-CoV2 l’R0 varia da 2.5 fino a 18 nel caso della variante Omicron.

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Ma oltre a queste differenze enormi in termini di contagiosità e mortalità dobbiamo considerare la patogenesi. Per patogenesi si intende il meccanismo attraverso il quale il virus genera la patologia: nel caso del raffreddore, ad esempio, i sintomi di cui sopra sono dati dalla risposta del nostro sistema immunitario e non direttamente dal virus: il Rinovirus di per sé non è infatti in grado di danneggiare gli organi o le strutture del nostro corpo ma semplicemente attiva il nostro sistema immunitario che reagendo innesca dei  meccanismi di difesa che si manifestano nei fastidiosi sternuti e colpi di tosse che ben conosciamo.

Nel caso del Sars-CoV2, invece, gli effetti sul nostro corpo dipendono sia da sintomi innescati dalla nostra naturale risposta immunitaria ma, a differenza, del Rinovirus, anche da una serie di meccanismi che il virus mette in atto danneggiando il nostro corpo (come la formazione di sincizi descritta sopra). Inoltre, come sappiamo, il Sars-Cov2 scatena una sintomatologia assolutamente variabile e di un’intensità che può essere lieve come un semplice raffreddore ma anche molto severa.

Se i sintomi lievi possono comprendere tosse, febbre, astenia, perdita gusto ed olfatto, nei casi più gravi della stessa malattia si possono osservare dispnea, afasia, insufficienza multiorgano, polmonite e morte.

Inoltre, il raffreddore interessa quasi esclusivamente naso, faringe e laringe mentre sappiamo che il Sars-Cov2 può potenzialmente danneggiare qualsiasi organo.

La variante Omicron è meno letale ma la pericolosità rimane

Pertanto, se è vero che, come abbiamo visto, la variante Omicron è oggettivamente meno letale della variante Delta, è altrettanto vero che la stessa possiede una serie di caratteristiche che la rendono più pericolosa e difficile da gestire di un banale raffreddore. Da un punto di vista puramente epidemiologico, non dobbiamo scordarci che una variante meno letale ma più contagiosa può provocare più morti rispetto ad una variante più letale ma meno contagiosa.

TAKE HOME MESSAGES:

1) La variante Omicron è meno letale della variante Delta: il rischio di ospedalizzazione è un terzo rispetto a Delta;

2) La minor severità è data dalle caratteristiche biologiche della variante e dalla presenza dei vaccini;

3) Considerare la variante Omicron un banale raffreddore è un errore e costituisce una sottovalutazione del rischio per i singoli e per la popolazione;

4) I vaccini attuali in tripla dose si sono dimostrati efficaci nel contrastare anche la variante Omicron.

REF:

https://www.reuters.com/business/healthcare-pharmaceuticals/hospitalisation-risk-omicron-around-one-third-delta-uk-analysis-shows-2021-12-31/

http://www.med.hku.hk/en/news/press/20211215-omicron-sars-cov-2-infection?fbclid=IwAR2XTcFMULTmXwN1L_Y9285zgpe_hLO0mOIb6YSwsaD7KE-EcNLhfqBOBXU

https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2021.12.26.474085v2.full.pdf

https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1002/jmv.27560

https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.02.04.20020404v1.full.pdf

Aureliano Stingi, dottore in biologia molecolare lavora nell’ambito dell’oncologia di precisione. Collabora con l’Organizzazione Mondiale della Sanità nella battaglia contro le fake news a tema Covid19

Twitter: @AurelianoStingi Instagram: Aureliano _Stingi

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