L’appello a Libération: “Riconoscere l’attacco di Hamas anche come femminicidio”

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PARIGI – Riconoscere che nell’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre c’è anche un femminicidio. È quello che chiede una petizione pubblicata su Libération da alcuni artisti e intellettuali francesi. “I loro nomi erano Sarah, Karine, Céline… Su iniziativa dell’associazione Paroles de femmes, lanciamo un appello alle femministe e ai sostenitori della nostra causa affinché il massacro delle donne in Israele del 7 ottobre sia riconosciuto come femminicidio” scrivono i firmatari, tra cui gli scrittori Marc Levy e Marek Halter, l’attrice Charlotte Gainsbourg, la sindaca di Parigi Anne Hidalgo. La petizione spiega l’importanza che questo termine, spesso usato dalla stampa per descrivere gli omicidi di donne da parte di coniugi o ex coniugi, sia riconosciuto da tutte le Ong internazionali “per quello che è: un femminicidio di massa”.

Un passaggio semantico

Un passaggio non solo semantico che deve permettere di rappresentare meglio l’orrore compiuto da Hamas più di un mese fa. “Molti civili sono morti – nota i firmatari – ma le donne non sono state uccise nello stesso modo degli altri” ricordano i promotori della petizione. “Le donne sono state fatte sfilare nude. Le donne sono state violentate fino a rompere il loro bacino. Anche i loro corpi sono stati violentati. I loro genitali sono stati deturpati. Hanno urinato sui loro resti. Alcune sono state decapitate, altre smembrate e bruciate. Altre sono state prese in ostaggio”. Alcuni video degli interrogatori dei terroristi confermano che le donne dovevano essere violentate “per sporcarle”. Anche le persone disabili sono state violentate e uccise, come Noya, autistica, e Ruth, con disabilità multiple.

La violenza inflitta alle donne uccise il 7 ottobre, sottolinea quindi la petizione, “corrisponde in tutto e per tutto alla definizione di femminicidio, ossia l’uccisione di donne o ragazze a causa del loro sesso”. La petizione vuole evitare strumentalizzazioni politiche ma cerca di esprimere un appello “puramente femminista e umanista”. “È questo femminicidio di massa che dobbiamo affrontare, senza collegarlo al conflitto israelo-palestinese. Sappiamo che è difficile – conclude la petizione – ma dobbiamo farlo perché le donne non siano più le prime vittime delle guerre e dei conflitti armati e perché i loro volti non vengano mai dimenticati”.

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