«Chiediamo giustizia per nostro figlio, vogliamo riavere il suo corpo. E vogliamo che i due responsabili del delitto siano giudicati dalla legge egiziana». È l’appello disperato della madre e del padre di Mahmoud Abdalla, il ragazzo di 19 anni ucciso e fatto a pezzi, secondo quanto appurato finora dalle indagini, dai suoi datori di lavoro, titolari di un barber shop a Genova, nel quartiere di Sestri Ponente. La donna e il marito, insieme alla sorella minore di Mahmoud, una adolescente disabile, sono stati intervistati dalla tv egiziana Occhio d’Egitto.
Gli 11 minuti di video sono stati diffusi sui social, arrivando sino in Italia. La giornalista fa parlare a lungo i genitori di Abdalla nel salotto di casa, nella città di Fayyum, cento chilometri a sud del Cairo.
L’ultima volta che i genitori avevano sentito Mahmoud era domenica sera, il 23 luglio luglio, al telefono: «Ci chiamava tutti i giorni: era un bravo ragazzo — racconta la madre — Sono andata al mercato, ero con la mia bambina, non posso mai lasciarla sola, e delle persone mi hanno detto che mio figlio era stato ucciso».
Anche la famiglia del diciannovenne aveva saputo che il ragazzo era alle prese con aveva qualche problema con i datori di lavoro: «Ci aveva detto che lavorava molto ed era pagato troppo poco, che c’era qualcuno che lo infastidiva e che stava lasciando quel posto», spiega il padre. Mahmoud contava sul suo lavoro: era venuto in Italia tre anni fa proprio per fare il barbiere e, con quei soldi, aiutare la famiglia in Egitto, specialmente la sorellina bisognosa di cure e farmaci.
Intanto dalle carte dell’inchiesta emergono nuovi dettagli che potrebbero aggravare la posizione dei due arrestati: Abdelwahab Kamel (Tito) e Abdelghani Ali (Bob), connazionali della vittima.
Uno dei due, Tito, la sera in cui è stato fermato dai carabinieri aveva con sè duemila euro in contanti. Soldi che erano stati appena prelevati dall’appartamento di via Vado, dove vivevano tutti i ragazzi impiegati nella barberia.
Gli inquirenti ipotizzano che sarebbero potuti servire a pianificare una fuga all’estero. L’altro titolare della barberia, Mohamed Ali era già tornato in patria alla fine di giugno, pochi giorni dopo avere subito un accertamento della guardia di finanza nel negozio.