Il vaccino come occasione per chiedere aiuto. Succede anche questo al tempo del Covid. In un hub vaccinale di Torino nei giorni scorsi una donna convocata per il vaccino ha scelto il momento dell’anamnesi che precede l’inoculazione per lasciare un biglietto: “Ho bisogno di voi, sono vittima di violenza” ha scritto su un foglietto che ha abbandonato sul tavolo al termine del colloqio. Quando l’infermiera l’ha notato e ha letto il contenuto la signora era già andata via, ma su quel foglio c’era nome e cognome e il biglietto dalle mani dei sanitari impegnati al centro vaccinale è arrivato alla polizia che ha avviato le indagini e contattato la donna.
Spesso in passato si era parlato, anche approvando specifici progetti di utilizzare luoghi frequentati dalle donne come posti-sentinella per ricevere le denunce che le donne di frequente non riescono a fare di persona alle forze dell’ordine. O perchè temono di essere intercettate da partner violenti o semplicemente per paura. Era stata l’assessora regionale Monica Cerutti, nella legislatura retta da Chiamparino, a coinvolgere parrucchieri e estetiste. Nessuno aveva mai immaginato che un centro vaccinale potesse svolgere questo ruolo, ma i tempi cambiano e in pandemia possono essere medici e operatori della sanità le persone in cui si ripone la fiducia in un momento di difficoltà che pare senza uscita.
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