L’attacco di Medvedev: “Occidentali vi odio vivo per farvi sparire”

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MOSCA – La parabola della colomba che diventò falco ha raggiunto il suo vertice con l’ultimo post su Telegram. “Li odio. Sono bastardi e degenerati. Vogliono la morte della Russia. Finché sarò vivo, farò di tutto per farli sparire”, ha scritto l’ex premier e presidente russo Dmitrij Medvedev, oggi vicepresidente del Consiglio di Sicurezza, senza specificare l’obiettivo della sua bellicosa intemerata: se gli occidentali, gli ucraini o i “traditori” russi che si oppongono a quella che Mosca chiama “operazione militare speciale”.

Da quando, il 17 marzo, ha aperto un profilo Telegram, l’ex leader 65enne è emerso come uno dei più implacabili fautori del “partito della guerra” contrario a ogni compromesso con Kiev e tra i più rabbiosi saettatori contro i Paesi che hanno sanzionato la Russia.

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Dal suo palco virtuale tuona parole infuocate minacciando l’uso di armi nucleari contro l’Occidente o il ritorno in patria della pena di morte ora che Mosca si è ritirata dal Consiglio d’Europa e ieri anche dalla Corte europea per i diritti umani. Un tentativo di riguadagnare credito alla Corte del Cremlino per riemergere dal limbo politico in cui era stato declassato negli ultimi due anni o persino di riaccreditarsi come delfino di Vladimir Putin. “Medvedev naviga vicino al vento”, ha commentato l’analista politico Andrej Pertsev. “Potrebbe tornare a essere un favorito per la presidenza, il tipo di falco a cui Putin potrebbe lasciare la Russia”.

E dire che la sua parentesi al Cremlino dal 2008 al 2012 aveva fatto sperare in un “Reset” delle relazioni all’allora amministrazione Obama e in un Paese più moderno e liberale agli elettori russi. Tanto che dieci anni fa migliaia di moscoviti protestarono quando, invece di ricandidarsi per un secondo mandato, si fece da parte per lasciare nuovamente la poltrona a Putin e mettersi a fare il suo obbediente premier. Rokirovka, arrocco, fu chiamato il contestato scambio di ruoli mutuando il lessico degli scacchi.

Primo leader a non avere legami né con il Partito comunista, né con i siloviki dei servizi segreti, fan dei Deep Purple e dell’iPhone, l’ex avvocato Medvedev sembrava un’alternativa più filo-occidentale e democratica. In realtà, come avevano visto bene i diplomatici statunitensi a Mosca in alcuni cabli diffusi da WikiLeaks nel 2010, Medvedev e Putin erano le due facce di una stessa medaglia, le due teste di un “sistema di potere bicefalo” dove Medvedev però era “il Robin del Putin-Batman”. “Putin ha più carte, e le migliori, nella relazione tandem”, disse l’ambasciatore John Beyrle. Cosa che il leader del Cremlino dimostrò anche quando nel 2020 si sbarazzò di colpo di un Medvedev diventato zavorra. Troppo inefficace e impopolare dopo la pubblicazione della video-inchiesta di Aleksej Navalnyj sul suo smisurato patrimonio racimolato a suon di mazzette. “Non è un Dimon”, gridavano in piazza i russi che avevano aperto gli occhi dopo l’abbaglio beffeggiando il diminutivo di Dmitrij. Da allora l’oblio.

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La metamorfosi non è stata repentina. Già lo scorso ottobre, in un commento sul quotidiano Kommersant, aveva accusato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky di essere “fedele alle forze nazionaliste più fameliche” in quella che definiva una “capriola morale rivoltante” per un ebreo. Da allora i suoi scritti sono diventati sempre più virulenti. Da perfetto portavoce di una Russia che non perdona tentennamenti tanto che ieri anche il metropolita Hilarion è stato rimosso da capo delle Relazioni esterne della Chiesa russa ortodossa. “È disperato. Vuole sopravvivere, non risalire la vetta della verticale”, sostiene la politologa Maria Snegovaja.

Ma c’è anche chi crede, come il politologo Andrej Pertseev, che punti a riavere il ruolo supremo. Un obiettivo giudicato da molti irrealistico perché, oltre all’impopolarità, Medvedev sconta gli amici sbagliati. Dall’ex ministro Aleksej Uljukaev ai fratelli miliardari Magomedov, tutti i suoi principali alleati sono finiti dietro le sbarre. Tanto che alle parlamentari di settembre, benché sia il capo del partito al potere Russia Unita, Medvedev fu escluso da Putin in persona da capolista e papabile presidente della Duma. Ma nonostante quell’umiliazione”, come Robin, Medvedev ha un asso che lo rende prezioso agli occhi di “Batman”: la sua incondizionata fedeltà.

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