Laura Cima: “I maschi aggrediscono la natura come i nostri corpi. Ribelliamoci”

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“C’è un filo che collega donne e ambiente negli ultimi decenni. In questi giorni sto rileggendo Il mondo in fiamme di Naomi Klein, scritto nel 2019, dopo la prima grande manifestazione di Greta Thunberg. C’ero anch’io in piazza. Da quando ho iniziato non ho mai smesso di occuparmi di ecofemminismo”. Di battaglie Laura Cima ne ha combattuto tante. La prima manifestazione di sole donne a Roma per rivendicare la libertà di aborto. Le giornate ai cancelli della Fiat dalla parte degli operai. I cortei contro la centrale nucleare di Trino. Partendo da Torino, la città dove è nata del 1942 e dove si è formata come donna, ambientalista e politica. “Sono passati molti anni da allora, ma era già tutto sul piatto”.

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Quando si è accorta che la battaglia delle donne era anche una battaglia ambientale?

“È stato molto semplice. Negli anni ’70 l’impegno politico, il femminismo, il fatto che fossi diventata madre mi hanno messo letteralmente coi ‘piedi per terra’. La rivendicazione della centralità dei corpi è un discorso femminista ma anche ecologista. Perché se tu non hai questa materialità non riesci a rapportarti con la natura e con gli ecosistemi”.

Capire la natura attraverso il corpo. Conoscersi per conoscere quello che si ha intorno?

“Sì, ma c’è una terza variabile: la responsabilità politica. Io ho capito che noi donne avevamo un potere incredibile se partivamo da noi, dal nostro corpo. Era una chiave che bisognava assolutamente usare per cambiare il mondo. E l’abbiamo fatto. Abbiamo preteso che le liste dei Verdi, il partito a cui stavamo dando vita, fossero composte per metà da candidate donne e per metà da candidati uomini e nell’86 siamo state elette paritariamente al Parlamento. L’anno dopo, con il referendum, abbiamo portato l’Italia, unico Paese in Europa, fuori dal nucleare. Noi donne avevamo vinto. Eppure negli ultimi decenni abbiamo perso talmente tanto spazio che sembra quasi impossibile aver vinto contro lobby così forti”.

Laura Cima durante l’appello finale su Rai 1 per il referendum contro il nucleare 

Le donne sono davvero più attente all’ambiente?

“Nel quotidiano lo sono molto più degli uomini, ma non è un discorso di cura, che oggi va tanto di moda. Probabilmente in modo più empatico noi capiamo come è giusto comportarsi. Ma ci tagliano completamente fuori dai processi decisionali. Facendosi forza anche del maschilismo che abbiamo introiettato. ‘Siamo uterine, invidiose, il peggior nemico di noi stesse’. Così continuiamo a svalutarci. Un gran favore ai maschi che stanno al potere”.

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Dov’è la soluzione?

“Nella cultura. Si devono educare le nuove generazioni, le donne giovani a non avere paura di pretendere e prendersi la scena. È il momento di dire ‘faccio io adesso, vado io che ho capito’. Altrimenti non abbiamo speranze”.

Adesso a che punto siamo?

“La situazione è sempre peggio. Abbiamo distrutto l’ambiente. Senza contare la pandemia, che è una conseguenza di quello che abbiamo fatto. Sono arrabbiata e anche un po’ depressa perché all’orizzonte non vedo delle cose che possano finalmente aiutarci a far cambiare realmente la situazione. Anche i bambini ormai scendono in piazza a manifestare per il clima. Tutto sembra che si muova, meno i decisori politici. Bisogna rinnovare l’apice della società: una strada non impossibile ma faticosa”.

Laura Cima 

Servono quindi più donne al potere?

“Radicalizzando la mia posizione di ecofemminista, penso che si debba iniziare a lavorare soprattutto con le donne, mettendo in secondo piano i maschi che stanno al potere e che proprio non colgono questo problema fondamentale. Come diceva in modo lapidario Françoise D’Eaubonne: ‘O noi donne non accettiamo più che gli uomini depredino il nostro corpo e poi anche la natura, oppure non ci salveremo come umanità'”.

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