Lavoro, due su tre pronti a lasciare l’azienda se obbligati a tornare in ufficio a tempo pieno

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Due lavoratori su tre volterebbero le spalle alla propria azienda, se dovessero tornare a tempo pieno in ufficio. Lo dice un’indagine della Deloitte sui trend del mondo del lavoro, sconvolto dalla pandemia con la diffusione di modalità flessibili nel tempo e nello spazio che fino a prima del Covid erano a beneficio di pochissimi dipendenti.

Un quadro nel quale proliferano le sperimentazioni di settimane corte (il caso-scuola è quello di riduzione a quattro giorni lavorativi) e un po’ ovunque si diffonde un’organizzazione del lavoro “sempre meno tradizionale, molto più votato al cambiamento, all’agilità e ai modelli innovativi”, per come lo definisce la società di consulenza.

Secondo la quale in Italia il 64% delle aziende è effettivamente alle prese con la definizione delle modalità di lavoro del futuro, “da intendersi come una varietà di nuovi approcci operativi in grado di rispondere alle diverse esigenze e desiderata delle persone. Infatti, 2 rispondenti su 3 a livello global sarebbero pronti a dimettersi in caso di rientro full-time in ufficio”.

Quattro giorni posson bastare. Ora la settimana è ancora più corta

“Le aziende – commenta Alessandro Ghilarducci, Human Capital Leader di Deloitte Italia  – si trovano a rivedere i confini tradizionali e a progettare ambienti fisici, digitali o ibridi che si adattino alle diverse esigenze lavorative e rispettino le preferenze dei lavoratori anche alla luce dell’adozione di nuove tecnologie. Un approccio sempre più basato su competenze, interessi e passioni dei lavoratori permetterà di andare oltre i confini tradizionali dei ruoli e di massimizzare il contributo e la crescita di ciascuna persona, creando un’esperienza di lavoro del tutto nuova. Le organizzazioni che si stanno avvicinando a modelli di gestione della conoscenza Skill-based dimostrano di poter promuovere il potenziale dei loro lavoratori e risultano essere più innovative e agili per il 62% degli intervistati in Italia”. In sostanza, questo modello prevede di “valorizzare le persone per le proprie capacità, competenze e attitudini e non necessariamente per il ruolo ricoperto”.

Tra le cose che i lavoratori chiedono alla propria azienda, poi, assume sempre più importanza il carattere della sostenibilità: una caratteristica ritenuta fondamentale per oltre l’80% dei lavoratori italiani che chiedono programmi e iniziative concrete in tal senso. “Un’altra componente fondamentale riguarda l’inclusione della sostenibilità tra gli obiettivi di ciascuna azienda. Il 64% dei rispondenti” alla ricerca di Deloite “preferisce far parte di un’organizzazione che crei valore non solo per il business, ma anche per la realtà in cui opera e per la società più in generale. In Italia soltanto il 15% dei rispondenti crede che la propria organizzazione sia pronta ad adottare la sostenibilità in tutti i propri processi organizzativi, confermando come ci sia ancora molta strada da compiere per raggiungere outcome concreti e tangibili in tema di sostenibilità. I numeri del report hanno rilevato una chiara relazione predittiva tra la disponibilità delle organizzazioni ad affrontare le sfide legate alla sostenibilità e la probabilità di ottenere prestazioni elevate in termini di business e forza lavoro.

“Di fronte a questa evoluzione – conclude Ghilarducci  –  diventa imprescindibile una leadership focalizzata su una nuova mentalità per portare avanti gli obiettivi di business in senso ampio. Sarà fondamentale investire in nuove soluzioni, promuovere l’apprendimento continuo e coltivare i rapporti con le persone affinché si sentano realmente coinvolte nei processi decisionali strategici. Le organizzazioni dovranno creare impatto non solo per il business, i lavoratori o gli stakeholder, ma anche per la società nel suo complesso. Oltre la metà delle organizzazioni che hanno partecipato alla ricerca aspira a creare maggiori connessioni con stakeholder, persone e società, uscendo definitivamente dai tradizionali confini del mondo del lavoro”.

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