Lavoro, nei primi sei mesi un saldo positivo di 946 mila contratti. Boom di dimissioni sul 2021

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Quasi un milione di contratti in più nei primi sei mesi di quest’anno. Imercato del lavoro italiano ha riassorbito lo choc della pandemia, quando si è bloccato da una parte per il contraccolpo economico e dall’altra per i provvedimenti che – dalla cassa integrazione straordinaria al blocco dei licenziamenti – hanno congelato la situazione. Lo certifica l’Osservatorio dell’Inps sul precariato, nel quale si mette nero su bianco che “nel primo semestre 2022 i flussi nel mercato del lavoro (assunzioni, trasformazioni, cessazioni) hanno completato la ripresa dei livelli pre-pandemici, compromessi nel biennio 2020-2021 dall’emergenza sanitaria con le connesse chiusure e restrizioni, segnalando anzi incrementi rispetto al 2018-2019 sia nelle assunzioni e nelle trasformazioni come pure nelle cessazioni”.

Nei primi sei mesi dell’anno – spiega l’Istituto – i datori di lavoro privati hanno fatto 4.269.179 assunzioni e 3,322.373 cessazioni di contratto di lavoro per un saldo positivo che supera i 946mila contratti. La variazione dei contratti a tempo indeterminato (assunzioni più trasformazioni meno cessazioni da contratti a tempo indeterminato) è stata positiva per 255.341 unità, di molto superiore a quella registrata nei primi sei mesi del 2021 (erano 113.042). Sono esclusi i lavoratori domestici e gli operai agricoli mentre sono incusi i dipendenti degli enti pubblici economici. Nel solo mese di giugno invece il saldo positivo è di 682 mila contratti.

Se si guarda al dettaglio delle assunzioni, l’aumento del +26% nel semestre sul 2021 “ha interessato tutte le tipologie contrattuali, risultando accentuata sia per i contratti a tempo indeterminato (+36%), sia per le diverse tipologie di contratti a termine (intermittenti +40%, apprendistato +27%, tempo determinato +24%, stagionali +22%, somministrati +17%)”. L’Inps nota una cresicta del part time verticale (+22%) mentre risulta in flessione il part time misto (-2%).

Anche le trasformazioni da tempo determinato nel primo semestre 2022 sono cresciute nettamente: 377.000, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2021 del 74%. Nello stesso periodo le conferme di rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo – pari a 61.000 – risultano essere aumentatedell’11% rispetto all’anno precedente.

Nel capitolo delle cessazioni si vede una altrettanto forte risalita: nei primi sei mesi del 2022 sono state 3.322.000, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+36%) per tutte le tipologie contrattuali: contratti stagionali (+64%), contratti intermittenti (+57%), contratti in apprendistato (+34%), contratti a tempo determinato (+33%), contratti a tempo indeterminato e contratti in somministrazione (+31%).

Tra le ragioni di fine del contratto, spicca il boom delle dimissioni. A guardare le tabelle Inps si tratta di oltre 1 milione di casi (1.080.245) con un aumento del 31,73% rispetto allo stesso periodo del 2021. Se si prendono le sole dimissioni da tempi indeterminati si ha un altrettanto importante aumento (+22% e +28% rispetto ai corrispondenti periodi del 2021 e del 2019). “Il livello raggiunto (oltre 600.000 dimissioni nel primo semestre 2022) sottende il completo recupero delle dimissioni mancate del 2020, quando tutto il mercato del lavoro era stato investito dalla riduzione della mobilità connessa alle conseguenze dell’emergenza sanitaria”, dice l’Inps.

Nello stesso periodo sono raddoppiati i licenziamenti di natura economica (da 135.115 a 266.640). Il confronto con il 2021 risente – avverte l’Osservatorio – del fatto che nei primi sei mesi era ancora in vigore il blocco dei licenziamenti per fare fronte alla crisi economica scatenata dalla pandemia.

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