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Le Borse di oggi, 10 gennaio. I mercati fanno i conti con la stretta Fed, listini in forte calo. Bitcoin sotto quota 40 mila dollari

MILANO – Ore 17. I mercati restano concentrati sull’accelerazione della stretta monetaria della Federal Reserve e, complice lo spauracchio dell’inflazione e l’incertezza generata da Omicron, l’andamento delle Borse globali peggiora nel corso della giornata. Quando si avvicina la chiusura del Vecchio continente, Londra arretra dello 0,66%, Francoforte scende dell’1,16%, Parigi dell’1,38%. Milano si muove in linea con il Ftse Mib che arretra dell’1,13%, con Carige in evidenza dopo il miglioramento dell’offerta da parte di Bper che è oggi sul tavolo del Fitd. In affanno Wall Street, dove il Dow Jones cede l’1,46%, lo S&P500 perde l’1,85% e il Nasdaq soffre un secco -2,5 per cento.

Un report di Goldman Sachs, che arriva dopo le minute del meeting del 14-15 dicembre dalle quali sono emersi toni da “falco” alla Banca centrale americana, prevede ormai che ci saranno quattro rialzi dei tassi durante quest’anno e che il bilancio gonfiato dalle misure straordinarie anti-Covid comincerà a restringersi da luglio, se non prima. A gettare queste convinzioni sono gli appunti della Fed sul progresso nel mercato del lavoro, che sposta il tema dell’inflazione anche sulla crescita dei salari, e la convinzione filtrata dai banchieri americani di doversi muovere con maggiore incisività rispetto all’ultimo percorso di stretta monetaria.

Questa situazione ha fatto crescere i rendimenti obbligazionari a livello globale, a cominciare ovviamente dai Treasury americani: la reazione al primo rialzo dei tassi in vista dall’era pre-pandemica è più forte rispetto alle preoccupazioni che la variante Omicron possa far deragliare la ripresa e il rendimento dei decennali americani arriva all’1,8%. Lo spread tra Btp e Bund tedesco sale inizialmente, poi oscilla sui 133 punti dell’avvio di seduta. Il rendimento è in rialzo all’1,33%, portandosi ai livelli di metà giugno del 2020. Continua intanto la crisi per la galassia delle criptovalute. Il Bitcoin scende per la prima volta da settembre sotto quota 40 mila dollari, segnando una flessione di quasi quindici punti dall’inizio dell’anno.

I temi di giornata si intrecciano anche nelle riflessioni del Fondo monetario internazionale, in vista delle stime del 25 gennaio: un post degli economisti Stephan Danninger, Kenneth Kang e Hèlène Poirson segnala che la ripresa globale prosegue, ma ci sono elevati rischi a causa della recrudescenza della pandemia. Gli espertgi mettono in guardia soprattutto le economie emergenti che dovrebbero prepararsi a “episodi di turbolenza economica” in vista del rialzo dei tassi che a breve dovrebbe essere deciso dalla banca centrale degli Stati Uniti. Secondo gli economisti del Fmi, “i rischi per la crescita rimangono alti a causa della persistente recrudescenza della pandemia” visto che da metà dicembre, la variante Omicron si è diffusa rapidamente in tutto il mondo, con un numero record di contagi registrati in questa quarta ondata della pandemia. Anche se Omicron è meno letale di Covid-19 e delle varianti precedenti, richiede, per arginarla, delle restrizioni che compromettono la crescita. “Dato il rischio che questo possa coincidere con un più rapido inasprimento dei tassi della Fed, le economie emergenti dovrebbero prepararsi ad attacchi di turbolenza economica”, scrivono i funzionari del Fondo, soprattutto perchè questi paesi stanno già affrontando “un’alta inflazione” e “un debito pubblico significativamente più alto”. In definitiva, un aumento più rapido dei tassi della Fed potrebbe “scuotere i mercati finanziari e stringere le condizioni finanziarie a livello globale”, aggiungono gli autori del blog. Il rischio è un rallentamento della domanda e del commercio negli Stati Uniti, così come i deflussi di capitale e il deprezzamento della valuta nei mercati emergenti. Il Fmi raccomanda che i mercati emergenti prendano misure “ora per ridurre le loro vulnerabilità”.

Nella difficile corsa al Quirinale i mercati votano per la stabilità

L’attenzione degli investitori si concentra sui dati sull’inflazione Usa previsti in settimana. Sulla tempistica del rialzo dei tassi, si attendono anche le indicazioni che arriveranno dal presidente della Fed Jerome Powell e dal governatore Lael Brainard che terranno questa settimana le audizioni di conferma. Tra i dati macroeconomici, per il momento, prosegue il calo della disoccupazione nell’Eurozona, scesa a novembre al 7,2% (dal 7,3% di ottobre). In calo anche nell’Ue nel suo insieme, al 6,5% (dal 6,7% di ottobre). Un anno prima, nel novembre 2020, era rispettivamente all’8,1% e al 7,4%.

Tra le materie prime, si segnala il rialzo dei prezzi del petrolio: sul mercato del greggio le interruzioni di fornitura in Kazakistan e Libia hanno compensato le preoccupazioni derivanti dal rapido aumento a livello globale dei casi di Omicron. Il Brent avanza dello 0,04%, a 81,78 dollari al barile mentre il Wti guadagna lo 0,08% a 78,96 dollari al barile. I prezzi del petrolio hanno guadagnato il 5% la scorsa settimana dopo che le proteste in Kazakistan hanno interrotto le linee ferroviarie e colpito la produzione del campo petrolifero principale del paese, Tengiz, mentre la manutenzione di un oleodotto in Libia ha portato la produzione a 729.000 barili al giorno da un massimo di 1,3 milioni di bpd l’anno scorso.



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