Le Borse di oggi, 19 luglio 2021. La variante Delta preoccupa i mercati, i listini vanno al tappeto

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MILANO – Ore 16:30. Avvio di settimana in profondo rosso per le Borse europee e Wall Street, dopo la seduta asiatica all’insegna dei ribassi. La prima preoccupazione degli investitori riguarda la variante Delta del Covid: i mercati temono che possa influenzare negativamente le riaperture delle economie: oggi la Gran Bretagna toglie le restrizioni, ma è grande polemica per l’aumento dei contagi che non lascia tranquilli. E non è un caso che siano proprio i titoli delle compagnie aeree e navali a spingere i ribassi sulla Borsa di New York: Secondo Antonio Cavarero, responsabile investimenti di Generali Insurance asset management, le “condizioni macro rimangono complessivamente favorevoli per i mercati azionari” ma “le valutazioni, i trend stagionali e il posizionamento lasciano spazio per correzioni dei prezzi e picchi di volatilità, come quello che stiamo registrando oggi”. In ogni caso, ha scritto Cavarero in una nota a caldo, “finché la variante Delta non sarà in grado di esercitare pressioni sulle strutture ospedaliere, ritengo che il mercato recepirà queste correzioni con disciplina e selettività”.

Nel corso della giornata gli indici hanno comunque ampliato i ribassi. Milano ha aperto in calo dell’1% ma dopo l’avvio degli scambi di Wall Street in forte ribasso ha aggiornato i minimi a -3,6%. Piazza Affari (che è tornata sotto 24mila punti ai livelli di marzo) si muove con maggior difficoltà rispetto alle principali Piazze del Vecchio continente, che sono comunque tutte in netto calo: Francoforte cede il 3,1%, Parigi il 3,1% e Londra segna una flessione del 2,7 per cento. Come nota Bloomberg, le azioni europee sono indirizzate alla peggior giornata dell’anno: quarta seduta consecutiva in ribasso, striscia negativa peggiore da ottobre.

I principali titoli di Palazzo Mezzanotte sono in forte ribasso: tiene meglio il comparto farmaceutico, mentre vanno in difficoltà le banche. Enel è tra i peggiori, da segnalare anche le vendite su Tim che si porta in coda al listino principale dopo la revisione sugli obiettivi dell’anno: l’ex monopolista delle Tlc ha spiegato in una nota che l’accordo con Dazn per la distribuzione del campionato di Serie A comporta un’accelerazione nella crescita prevista per ricavi e margine lordo (mid single digit growth) negli anni 2022-2023, con obiettivi 2021 confermati in termini di fatturato (stable to low to single digit growth) e rivisti a low to mid single digit decrease per l’ebitda, anche in conseguenza dei generali effetti sul mercato dello slittamento temporale del piano vouchers per le famiglie e imprese.

Anche Wall Street non fugge all’umore nero generale: dopo un’ora di contrattazioni il Dow Jones perde il 2,15%, lo S&P500 perde l’1,8% e il Nasdaq l’1,4%. Già in Asia, questa mattina, si era intuito che sarebbe stata una seduta complicata: Tokyo ha chiuso la seduta inaugurale dell’ottava in ribasso dell’1,25%, mentre Hong Kong ha perso l’1,84% e Seul l’1%.

Gli addetti ai lavori s’interrogano anche sulla retromarcia dei rendimenti dei Treasury americani, per quanto la spinta inflazionistica abbia dimostrato dagli ultimi dati di esser ben presente: secondo l’agenzia finanziaria Usa, la parola “inflazione” è stata citata nell’87% delle conference call di presentazione dei risultati trimestrali delle compagnie americane, dal 33% di un anno fa. Eppure i Treasury sono tornati ad apprezzarsi, simbolo di un prevalere delle preoccupazioni per la ripresa, e di conseguenza il rendimento è sceso all’1,3%. Proprio i conti delle grandi corporation passano ora nel vivo per il settore industriale e tecnologico, dopo che le grandi banche hanno fatto in generale meglio delle attese: a mercati chiusi sarà la volta di Ibm. Anche lo spread – ossia il differenziale di rendimento tra Btp e Bund tedeschi – risente di questa situazione: cresce a 109 punti ma il rendimento del decennale italiano è stabile allo 0,7%, a testimonianza di un apprezzamento del titolo tedesco considerato “porto sicuro” per eccellenza.

A contribuire a mantenere le quotazioni in terreno negativo c’è anche il calo-petrolio: dopo l’accordo Opec+ sui livelli di produzione, con un aumento di 400 mila barili al giorno fino alla fine del 2022, le quotazioni viaggiano in forte ribasso. A New York si registra un vero e proprio tonfo del barile Wti, che supera il -5% arrivando a infrangere al ribasso il supporto di 69 dollari.

Partenza di settimana stabile per l’euro. La moneta unica europea passa di mano a 1,1803 dollari. In Asia lo yen cede lo 0,12% a 109.9.

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