Le Borse di oggi, 29 novembre. Mercati positivi, si torna a scommettere sull’allentamento cinese anti-Covid

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MILANO – La situazione esplosiva della Cina, i commenti dei governatori centrali, il calo del dollaro: sono questi i temi caldi dei mercati. I listini europei partono in positivo, dopo la debolezza della vigilia, proprio con il rimbalzo degli indici asiatici: si specula sul fatto che le violente proteste scoppiate in Cina possano portare a un ammorbidimento della politica Zero-Covid. “I mercati resteranno comunque volatili finché gli investitori non avranno scontato un reale cambiamento di indirizzo”, ha commentato Kiyong Seong, analista di SocGen, con la Bloomberg.

Tra i temi di queste sedute, l’indebolimento del dollaro: la valuta statunitense, che sembrava inarrestabile nella prima parte dell’anno mentre salivano i tassi d’interesse Usa nella lotta all’inflazione, ha ritracciato. E vecchi scommettitori sulla sua corsa, come Jp Morgan AM e Morgan Stanly, dicono ora che l’era della sua forza sta finendo visto che il rallentamento dei prezzi abbassa le scommesse su ulteriori strette accelerate della Fed.

Borse Ue aprono in rialzo, la Juve non fa prezzo

Le Borse europee aprono in lieve rialzo. Gli occhi degli investitori restano puntati sulle proteste in Cina contro le rigide misure anti-Covid e sulle misure di stimolo decise dal governo per sostenere l’economia. Focus anche sui dati dell’inflazione di Spagna e Germania in attesa di quelli generali dell’Eurozona che saranno diffusi domani. L’indice Cac 40 di Parigi sale dello 0,33% a 6.687,03 punti, il Dax 30 di Francoforte registra un progresso dello 0,15% a 14.404,43 punti e l’Ftse 100 di Londra avanza dello 0,45% a 7.508,02 punti. A Piazza Affari l’Ftse Mib segna un +0,44% nei primi scambi.

Su Piazza Affari, non fa prezzo la Juventus con un teorico -10%.

Hong Kong in rally trascina l’Asia

Dopo la deprimente seduta di ieri, le Borse asiatiche viaggiano positive trainate dal balzo dei titoli immobiliari, dopo che le autorità di Pechino hanno allentato le restrizioni introdotte negli scorsi anni nei confronti degli sviluppatori immobiliari. Tokyo ha chiuso in ribasso dello 0,48% ma Hong Kong viaggia in rally avanzando del 3,98% mentre Shanghai guadagna il 3,25%. L’indice Szse della Cina continentale registra il +2,26%, Taiwan il +1,05%. Bene anche l’indice coreano Kospi, +1,04%.

Tokyo in ribasso in controtendenza

La Borsa di Tokyo ha chiuso in ribasso dopo che gli indici di Wall Street hanno chiuso in forte calo a causa delle preoccupazioni per le proteste in Cina e per le politiche di tolleranza zero nei confronti del Covid. L’indice di riferimento Nikkei 225 ha chiuso in calo dello 0,48%, a 28.027,84 punti mentre il più ampio indice Topix è scivolato dello 0,57%, a 1.992,97 punti: andamento in controtendenza rispetto al resto dell’Asia.

Future positivi su Europa e Wall Street

Dopo la chiusura in calo di ieri, le Borse europee si avviano ad una seduta al rialzo grazie al buon andamento in Asia. I future sull’Eurostoxx 50 avanzano dello 0,25%, quelli sul Dax dello 0,24% mentre quelli sull’Ftse 100 dello 0,21%.

Dopo che ieri era stata affossata dai timori per le proteste nelle principali città cinesi contro le rigide misure anti-Covid, Wall Street si avvia ad una seduta in rialzo sospinta anche dall’ottimo andamento in Asia. Ieri aveva chiuso in netto calo, oggi i future viaggiano in positivo: i contratti sul Dow Jones avanzano dello 0,20%, quelli sullo S&P 500 dello 0,35% e quelli sul Nasdaq guadagnano lo 0,55%.

Rimbalza il petrolio tra Opec e price cap sul greggio russo

Rimbalzano i prezzi del petrolio dopo essere scesi ieri ai minimi da un mese. Gli investitori guardano alla riunione dell’Opec prevista in settimana e ad un potenziale aggiustamento della produzione. I futures del Brent sono avanzati del 2,2%, a 85,00 dollari al barile mentre quelli del WTI sono saliti dell’1,8%, a 78,61 dollari al barile.

Sul tavolo delle cancellerie c’è sempre la questione del price cap sul greggio russo: secondo la Bloomberg, a livello europeo si è discusso di scendere fino a 62 dollari al barile, ma per alcuni come la Polonia e i Paesi baltici sarebbe ancora troppo alto.

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