Le nostre cellule sono stressate? Colpa dell’inquinamento

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Alcune particelle emesse dalla combustione potrebbero “stressare” le cellule umane a tal punto da farle morire o ammalarsi di tumore. E’ quello che viene fuori da una ricerca realizzata dal Cnr-Isac insieme a diversi istituti universitari europei e che apre nuovi scenari sugli effetti dell’inquinamento sulla salute dell’uomo. Le prime risposte ricevute sul campo non lasciano spazio a dubbi: il materiale particolato emesso dai veicoli, le cosiddette Pm 2.5 e Pm 2.10 non raggiungono soltanto i polmoni ma in modo sistemico arriverebbero in tutto il corpo, attraverso i vasi sanguigni. Adesso si aspettano i dati di altre tre città europee di cui non si è voluto anticipare il nome. Per l’Italia i dati sono stati raccolti a Roma e nella Pianura Padana.

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A Roma, per la prima volta, per 40 giorni, nei pressi del Colosseo, cellule viventi all’interno di appositi contenitori sono state conservate ed esposte direttamente all’aria che respirano anche gli abitanti della zona.  Attraverso apposite linee di prelievo veniva veicolata l’aria esterna all’interno del campione e con innovativi indici digitali sono state caratterizzate fisicamente e chimicamente le particelle ultrafini  prodotte dalla combustione. Una metodologia nuova, rispetto a quello che veniva fatto fino ad ora quando nel laboratorio le cellule contenute nei campioni venivano messe in contatto con la massa rimasta nei filtri delle centraline delle città italiane che monitorano il traffico. Il problema è che le infinitesime particelle, intercettate solo da strumenti digitali, passavano senza alcuno ostacolo gli stessi filtri, allo stesso modo in cui s’insinuano nelle narici che non riescono ad eliminarle e raggiungono i nostri polmoni. Grazie a questo studio si sa che non tutte le sostanze sono dannose ma solo quelle particelle.

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L’unità di misura applicata è il nanometro, un miliardesimo di metro. In un centimetro cubo ci possono essere fino a 40.000 particelle ma è una misura variabile. Sono talmente impercettibili perché piu piccole di un capello e sarebbero anche quelle che provocherebbero le micidiali infiammazioni. Queste particelle raggiungerebbero direttamente le cellule rendendole più spugnose e non si limiterebbero a ristagnare nei polmoni ma  circolerebbero nell’organismo. Verifiche sulle urine dei presenti dimostrerebbero la loro presenza inconfondibile.

Francesca Costabile, ricercatrice a tempo indeterminato del Cnr ed esperta scientifica della Commissione europea, insieme ai suoi colleghi si è messa subito all’opera per verificare i risultati. E’ evidente che c’è ulteriore bisogno di conferme. “Ma la Commissione europea – spiega Costabile – si sta muovendo molto rapidamente e probabilmente entro una quindicina di anni verrà completamente cambiato il sistema su cui si basa la mobilità. Questo tipo di combustione non va bene. Di passi ne dovremmo fare altri soprattutto per ottenere risposte che confermino i primi risultati, ma le novità che abbiamo introdotto hanno cambiato il quadro e la prospettiva. Da questo momento sappiamo anche quali sono le particelle che fanno male, introducendo una tecnologia mai applicata”.

Caminetti e forni a legna

In Italia è sceso in campo anche il Ministero dell’Ambiente insieme all’Inail: “Questo è un altro aspetto del nostro lavoro – anticipa Costabile – verificheremo anche la salute negli ambienti di lavoro”. Intanto, nel mirino degli studiosi ci sono anche i caminetti, le caldaie e gli stessi forni a legna. Gli studi vengono portati avanti in diverse parti del territorio. E ci interessano anche in epoca Covid: un’altra ricerca fatta dal Cnr-Isac sostiene infatti che una cellula stressata e resa debole dall’inquinamento potrebbe essere più facilmente colpita dai virus. 

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