Sono passati 7 anni dalla terribile notte in cui un terremoto di rara potenza devastò Amatrice. Era la prima scossa di una sequenza sismica che avrebbe stravolto il centro Italia tra il 2016 e il 2017.
Oggi nel comune sabino la vita procede all’insegna dell’attesa di una ricostruzione che procede a passi molto lenti. “La casa che avevo è ancora sotto le macerie”, racconta Giovanna, 77 anni; in seguito alla scossa perse gran parte della famiglia e ora vive in uno dei moduli SAE che furono allestiti per gli sfollati. “La paura del terremoto non ci passerà più”, dice la signora.
“Dopo il sisma la popolazione è scesa da tremila abitanti a circa un migliaio. Si perderà una generazione, perché i più giovani si sono in gran parte spostati per ricostruire la propria vita altrove e sarà molto difficile che tornino”, dice Ines Genfi, titolare del ristorante Zena insieme al marito, il genovese Andrea Bacigalupo (il nome del ristorante non è altro che quello del capoluogo ligure in dialetto).
“Il Covid e il Superbonus 110% sono stati due fattori che ci hanno fortemente danneggiati”, racconta il sindaco Giorgio Cortellesi, che fa i conti con numerosi problemi, come l’affidamento dei cantieri ai privati. “Per rivedere il centro storico se tutto va bene ci vorranno ancora 6/7 anni”, conclude il primo cittadino.
Luigi Bucci, che di Amatrice è stato sindaco negli anni Ottanta e che ora è titolare dell’albergo ristorante Il Castagneto, ricostruito dopo il sisma, lamenta “pressapochismo e norme non sufficientemente calate nella realtà nella quale dovrebbero funzionare”. Ciò ha portato a dover attendere un anno affinché il progetto per la riapertura fosse approvato, “nonostante fosse unanimemente riconosciuta l’importanza di tale riapertura per la rinascita del paese”.
Servizio di Corrado Zunino – Video di Riccardo De Luca/AGF
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