LeU a rischio spaccatura sul sostegno a Draghi, Speranza preme per il Sì

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Se si farà il governo Draghi, e se dentro il governo ci sarà Matteo Salvini, anche la piccola ma finora coordinata pattuglia di LeU, la gamba sinistra del governo giallorosso, andrà incontro ad una spaccatura. Da una parte Mdp-Art.1 di Roberto Speranza e Pierluigi Bersani, con il ministro della Salute che tutti danno vicino alla riconferma in uno dei dicasteri più impegnativi e delicati in questa fase storica; dall’altra Sinistra Italiana con il suo rieletto segretario Nicola Fratoianni, dove non si è disposti a restare in una maggioranza con la Lega. Partito che in questi anni, occorre ricordarlo, è diventato un punto di riferimento del neofascismo italiano.

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Non è ancora detta l’ultima parola, però. Nel senso che in queste ore il tentativo congiunto di Pd, 5 Stelle e la stessa LeU è quella di riuscire a tener fuori Salvini dal perimetro della maggioranza, allargandola alla sola Forza Italia. La decisione ultima però spetta a Mario Draghi e su questo al momento non ci sono garanzie. La gradazione di imbarazzo per la creazione di un esecutivo politico che va dalla sinistra al Carroccio è alto per tutti nella vecchia maggioranza, chi finora però ha detto un no secco e pregiudiziale è stata solo Sinistra Italiana. “Vogliamo un governo che creda in un’Europa solidale e che difenda i diritti umani, in casa e nel mondo. Emergono quindi incompatibilità che abbiamo il dovere di riaffermare quando si immagina la costruzione di un governo politico, incompatibilità come quella tra noi e la destra nazionalista di Lega e Fratelli d’Italia”, ha spiegato Fratoianni venerdì scorso dopo l’incontro tra la delegazione di LeU e Draghi.

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Gli ex pd di Mdp-Art.1 ormai da tempo si coordinano strettamente con il Pd zingarettiano, più orientato a sinistra (ma non in Parlamento, dove la maggioranza dei parlamentari fu nominata da Matteo Renzi) e già sostenuto alle Europee del 2019. Speranza poi in questi mesi di pandemia ha avuto un ruolo di primo piano nel governo, c’è anche bisogno di una continuità per continuare a gestire l’emergenza. Nonostante i mal di pancia del ritrovarsi con i leghisti in maggioranza, sarà difficile per lui tirarsene fuori. Insomma per LeU, 6 senatori (di cui due ex 5 Stelle, Paola Nugnes e Elena Fattori, sette se si aggiunge anche l’indipendente Sandro Ruotolo) e 13 deputati, il passaggio è stretto e ci sono buone possibilità che il bacio del rospo decreti la fine del cartello elettorale nato nel 2018. Il quale però in questi anni, in realtà, sul piano politico non è mai decollato.

Dopodiché su un punto, comunque vada, chi sta in LeU concorda: l’alleanza con Pd e 5 Stelle, per il presente e per il futuro, va preservata.

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