“Lì capirono che ci aveva preso gusto”. Salvini e Di Maio, quella volta al ristorante con Conte: capito “l’avvocato del popolo”?

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26 gennaio 2021

Che Giuseppe Conte potesse prenderci gusto a fare il premier, molti lo sospettavano. Quando fu scelto dai cinquestelle e chiamato al Quirinale per formare il primo suo esecutivo (l’alleanza Lega-cinquestelle) la vulgata popolare e anche i mass media descrivevano Conte come un uomo di Salvini e Di Maio, con non molta autonomia politica. Come se i due allora vicepremier decidessero e il premier eseguisse. Ma già dall’inizio – racconta Repubblica – qualcosa doveva essere stato notato dai due leader politici in certi comportamenti dell’avvocato del popolo.

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Il premier infatti invitava i ministri al ristorante, all’Arancio d’oro, anche due volte. Sceglieva quella location per parlare dei problemi e delle riforme da affrontare. Sempre in un clima festoso, parlava così di legge elettorale, chiudendo il pranzo con un classico millefoglie tricolore. E pagava di tasca sua. “Forse fu lì che i ministri e i capi partito si accorsero che ci stava prendendo gusto, ma tanto, anzi forse troppo. Scoprirono che Conte era un sommelier, che si compiaceva dell’imitazione di Marcorè”, scrive sempre Repubblica.

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Qualcuno allora torna indietro nel tempo e ricorda il viaggio di Conte, filmato dalle telecamere, nella casa dove era vissuto da piccolo, in Puglia a Candela provincia di Foggia. Raccontava che quando era bimbo giocava a saltare sul letto e poi nella vasca da bagno con le paperelle. In più si fece riprendere con i bambini in braccio, al ping pong coi disabili. Una sorta di storytelling, probabilmente creato ad arte da suo portavoce politico Rocco Casalino, per iniziare a creare un personaggio politico autonomo dalle figure ingombranti di Salvini e Di Maio. L’esempio più fulgido di come il premier ormai puntava ad avere una sua autonomia politica fu a Narni, quando già era però al Conte Bis con la nuova maggioranza giallorossa. Davanti ad un gruppo di studentesse “pronunciò una frase che ancora oggi risuona come la più straniante verità: ‘Studiate, studiate, che può capitare anche a voi di diventare premier'”, conclude Repubblica. Sintomo che ormai ci aveva veramente preso gusto a stare nella stanza dei bottoni.

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