Libertà eguale, la terza via di Morando: “Perdere bene non basta, effetto Draghi per un centrosinistra vincente”

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Anzitutto, Emanuele Macaluso. Scomparso lo scorso gennaio. Uno storico dirigente del Pci – viene ribadito – “lontanissimo dal conservatorismo nostalgico della sinistra che vive per testimoniare la sua alterità sistemica“. E il messaggio dentro al Pd è lanciato. Poi la proposta di una nuova alternativa politica. Una sorta di terza via (di fatto, una non condivisione della strategia politica di Goffredo Bettini): perché perdere bene non basta, è ora che il centrosinistra – maturo – si impegni a vincere. Come? Secondo Enrico Morando, lo si può fare interpretando l’esperienza del governo a guida Mario Draghi. Diventandone la prosecuzione. Perché se è vero che, sondaggi alla mano, i partiti di centrodestra (Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi) sono più vicini al 50 che al 40% delle intenzioni di voto espresse, che il Pd rimane fermo sotto il 20% e che il consenso al governo Draghi è a livelli altissimi, allora il Pd dovrebbe convincere la maggioranza degli italiani che è proprio il centrosinistra lo schieramento in grado di farsi interprete di questa esperienza di governo e garantirne la continuità.

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Il ricordo di Macaluso

A Orvieto, nella relazione all’Assemblea nazionale dell’associazione Libertà Eguale, di cui è presidente, Morando ha anzitutto ricordato Macaluso, “impegnato fino all’ultimo respiro a progettare il nuovo, senza cedimenti al nuovismo propagandistico e di maniera, ma lontanissimo”, appunto, “dal conservatorismo nostalgico della sinistra”. Perché Macaluso “non ci dice che l’asse politico-culturale di cui ci si deve dotare è, per l’essenziale, quello sul quale ha e abbiamo camminato in passato. Come se bastasse qualche aggiornamento dello spartito e qualche interprete più giovane. No. Ci sollecita invece ad uno sforzo ulteriore di innovazione”.

La terza via e la sinistra che vuole vincere

Sul piano politico per Morando l’esperienza “altamente positiva dell’attuale governo” dovrebbe suggerire “al Pd e ai partiti minori del centrosinistra un consapevole sforzo di convincere quella maggioranza di italiani che valuta positivamente l’esperienza Draghi e desidererebbero che essa proseguisse, che l’unico partito/schieramento in grado di impegnarsi in modo esplicito e credibile per garantire loro il conseguimento di questo obiettivo è il Pd/centrosinistra”.

Atlante politico

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Ma “perché non parte questo messaggio? La ragione l’ha spiegata chiaramente Bettini, qualche giorno fa, esponendo quella che ritiene la migliore strategia politica per il Pd: tra qualche mese, eleggere Draghi presidente della Repubblica (facile, se si ragiona solo sui partiti, perché la Lega ha l’identica intenzione. In realtà, più problematica, perché decidono i singoli parlamentari, a scrutinio segreto). In secondo luogo, ristabilire una dinamica bipolare per le elezioni politiche, a quel punto pressoché immediate: chiusa l’anomalia Draghi, da una parte Pd, Cinque stelle e altre formazioni minori di centrosinistra; dall’altra Salvini, Meloni e Berlusconi”. Gli sbocchi pronosticabili, secondo Morando, non porterebbero a nulla di auspicabile.

E dunque, “tra un bipolarismo immaturo, che consegna la sinistra ad una testimonianza regressiva, e la ricaduta in una debole palude proporzionalista, ci può essere una terza via: un maturo centrosinistra che – anche partecipando a definire regole migliori per la democrazia competitiva – si concepisca e si promuova come interprete e continuatore dell’esperienza Draghi, vista come la coraggiosa apertura di un percorso, e non come una parentesi. Cambiato il molto che c’è da cambiare, la sinistra italiana può trarre un buon esempio dalla capacità del leader socialdemocratico Olaf Scholz di presentarsi come il migliore erede della grande coalizione con Angela Merkel, con una Spd che torna competitiva come non era più stata dai tempi di Gerhard Schroeder. Sono convinto che esistano, nel centrosinistra italiano, le forze disposte ad impegnarsi in una battaglia politica non per ‘perdere bene’, ma per provare a vincere”.

La riduzione dell’Irpef

Sulle questioni economiche, poi, Morando ha sottolineato l’importanza del “rapido innalzamento della partecipazione delle donne alle forze di lavoro” attraverso la “riduzione del prelievo Irpef sul reddito da lavoro delle donne rispetto a quello dei lavoratori maschi” e “l’insieme dei servizi sociali che possono accompagnare le donne a lavorare fuori casa” e dell’assegno di ricollocazione. “Per sostenere contemporaneamente il reddito, la riqualificazione delle competenze e la ricerca del nuovo posto di lavoro -in un contesto di efficaci politiche attive, esso unisce il trasferimento pubblico (per garantire il reddito) ad un sofisticato insieme di servizi, gestiti sia dal pubblico, sia dal privato, sotto la regia del primo”.

Borghi: “Draghi è nostro governo”

“Il governo Draghi non è un “governo amico”, secondo la formula democristiana degli anni ’50 con la quale si prendevano le distanze dall’esecutivo. Il governo Draghi è il nostro governo, perché i punti all’ordine del giorno (Europa, sviluppo sostenibile, gestione dell’emergenza sanitaria all’insegna della coesione, atlantismo e modernizzazione delle istituzioni) sono l’agenda del riformismo”. Lo ha detto il deputato e membro della segreteria Pd Enrico Borghi a Orvieto. “Certo, dentro il quadro di una maggioranza complessa, senza formule politiche come ha detto Mattarella all’atto di incarico del governo. Ma in questo governo noi ci stiamo con convinzione, nella consapevolezza che l’orizzonte deve essere la fine della legislatura anche per governare i passaggi chiave dei prossimi mesi: riforma del patto di stabilita europeo, gestione europea dei flussi migratori, nascita di una Difesa sul piano europeo, stabilizzazione di Next Generation Ue a livello comunitario. Solo Draghi può assicurare protagonismo e capacità di intervento. E dentro questa cornice, le forze politiche devono fare il minimo sindacale del riformismo istituzionale: riforma dei regolamenti parlamentari e nuova legge elettorale su impianto proporzionale”.

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