L’importanza dei selfie con il vaccino

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Qualche giorno fa un amico ha postato la foto del momento esatto in cui gli iniettano il vaccino. Non ha ancora 50 anni ma è un docente universitario e nella sua regione ne aveva diritto; nel post ha chiarito che avrebbe preferito che il vaccino lo avessero fatto i genitori anziani, un’amica che non può permettersi di ammalarsi perché accudisce un figlio con la sindrome di down e la cassiera del suo supermercato. Eccetera. Ma ha scelto di farlo “perché il vaccino non si può cedere”; e “perché è importante far segnare un +1″ nella classifica con la quale speriamo di liberarci dal covid”. Non è bastato: è stato subissato di insulti.

I selfie dei vaccini non sono popolari in Italia. Nel resto del mondo, o almeno in quei paesi dove i vaccini ci stanno per tutti, sono diventati un genere social: come un anno fa andavano le foto degli operatori sanitari stravolti di fatica dietro le mascherine, ora vanno quelle con il deltoide denudato mentre si riceve l’iniezione più attesa del millennio. Slate, storica rivista online di stampo liberal, ha pubblicato una classifica dei 58 selfie migliori tra quelli di politici e celebrità varie; il serioso Wall Street Journal ha redatto una guida al miglior selfie col vaccino, per far sì che il messaggio arrivi forte e chiaro; e il New York Times ha rifatto tutta la storia delle foto col vaccino, da quello per la polio di Elvis Presley in poi.

Se poi voleste guardare in faccia la felicità, dovreste farvi un giro su Instagram e cercare fra i migliaia di post sul tema: si vedono ragazzi, immagino in Israele, dove sono già al traguardo, postare tutta la loro gioia per la vita che ricomincia. In Italia no: in Italia la scarsità delle dosi di vaccino disponibili finora e una diffusa disorganizzazione (con alcune bellissime eccezioni, come il Lazio), hanno creato un clima da tutti contro tutti. Invece di una mobilitazione corale e festosa verso un obiettivo ormai vicino, siamo lì a sgomitare, prima io, prima tu, quello non ne aveva diritto, conosco uno che lo avrebbe già dovuto fare. Al punto che chi lo ha fatto si nasconde quasi che temesse la gogna. Sarà anche vero che i criteri sono opinabili e che qualcuno ha fatto il furbo: ma solo da noi? Non credo ed è un peccato perché ci stiamo perdendo qualcosa: la gioia di quando vedi la fine del tunnel. E poi non c’è messaggio più forte per smontare i pregiudizi no vax di queste immagini.

Chi ha sbagliato i piani della campagna vaccinale si prenda anche questa responsabilità, ma un po’ è anche colpa nostra che degli altri, da prima che arrivasse il covid, non sappiamo perdonare la felicità.

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