L’impresa da record di Federico: a 12 anni scala il Monte Bianco

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Otto ore per coronare un sogno, un’impresa da record in considerazione della sua tenera età. Ma Federico Tomasi, 12 anni compiuti a febbraio, non è nuovo nello spingersi oltre ogni limite e raggiungere quelle vette considerate troppo difficili o faticose persino per molti adulti appassionati di alta montagna. E così questa mattina lui è salito sul tetto d’Europa, in cima al Monte Bianco, a quota 4810 metri. L’ha fatto accompagnato da una guida alpina, Matteo Faletti, che lo ha assicurato a sé per tutto il percorso spronandolo nei tratti in cui si avverte di più la fatica per via dell’alta quota. Il bambino ha impiegato otto ore, un tempo considerato normale per un alpinista adulto ed esperto.

È stato il papà, Fabio Tomasi, a rendere nota la nuova avventura del figlio con un post su facebook in cui non ha nascosto la propria emozione. Federico è partito dal rifugio Gonnella, a circa 3 mila metri, intorno a mezzanotte. Ed è arrivato in cima al Bianco alle 7.51. La via scelta per raggiungere la vetta è stata quella italiana, che è la via normale più lunga delle tre che portano in cima. “Questa mattina alle 7.51 il mio bambino – accompagnato dalla guida alpina Matteo Faletti, dopo otto ore consecutive di camminata (partito a mezzanotte dal rifugio Francesco Gonnella) ha raggiunto la cima del Monte Bianco, 4810. Il tetto d’Europa. Sono emozionato e commosso. Lo ha fatto dalla via italiana, la più lunga e faticosa delle tre che portano in cima. Resta ancora una lunga discesa verso Chamonix” ha infatti scritto sul social network in mattinata.

Già tra settembre e ottobre dell’anno scorso, quando ancora aveva 11 anni, Federico Tomasi aveva scalato le montagne del Monviso e del Cervino. Il bambino, che ha frequentato quest’anno la seconda media ed è originario di Beinasco (alle porte di Torino), si era allenato a lungo per ottenere la preparazione fisica e tecnica per arrivare a raggiungere i 3841 metri della vetta piemontese e i 4478 di quella valdostana. Un’impresa che già aveva fatto clamore, anche perchè era stata resa più complicata dalla neve caduta in quei giorni.

Per salire sul Bianco è stato necessario fare diverse gite in quota per acclimatarsi, preparazione obbligatoria per non soffrire il mal di montagna che può rendere particolarmente pericoloso, e più faticoso, affrontare queste altezze dove l’aria è più rarefatta. Il papà è andato a prenderlo a Chamonix per poi rientrare insieme a Torino.

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