L’incantesimo del Brunello: cultura, enoturismo e un vigneto da 2 miliardi

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Leggenda vuole che Re Mida, mitico re della Friga,  vissuto nel II millennio a.C., fosse noto per il suo tocco magico: qualsiasi cosa finisse fra le sue mani diventava oro. La sua storia non è tanto diversa da quella del Sangiovese di Montalcino: un’uva, a proposito di miti, dalle origini antiche il cui nome deriverebbe da “sanguegiovese”, cioè “sangue di Giove”, che negli ultimi 30 anni ha incoronato l’incantevole borgo toscano capitale italiana e mondiale della viticoltura, portando fama, denaro e prestigio a chiunque vi abbia investito. Dal 1992 ad oggi Montalcino è letteralmente esplosa, diventando un esempio virtuoso per l’economia nazionale di stampo agricolo.  

Un’isola felice Montalcino, dove la disoccupazione non arriva al 2% della popolazione, dove la quota stranieri, perfettamente integrata e considerata un arricchimento, tocca il 15,8% del totale (il doppio della media italiana) con professionalità provenienti da 70 Paesi diversi, e dove la terra è oro: Sangiovese, ma anche tartufo bianco, olio, miele, zafferano, formaggio, prugne, pasta e farro. Con il valore della vigna che dal 1992 ad oggi è aumentato di venti volte: 30 anni fa un ettaro di terreno vitato di Brunello di Montalcino valeva 40 milioni di vecchie lire (36.380 euro attuali), oggi il prezzo è pari a 750.000 euro, con una rivalutazione record del +1.962% che raggiunge il +4.500% se si allarga l’orizzonte temporale al 1966, quando un ettaro di terreno vitato costava 1,8 milioni di lire. E oggi, come calcolato dal Consorzio, il “vigneto Brunello” vale oggi circa 2 miliardi di euro complessivi, continuando ad attrarre investitori. Stiamo parlando di un luogo dove anche il cibo ha un ruolo fondamentale: lo dimostra il fatto che quest’anno è stato Carlo Cracco a realizzare la tradizionale mattonella simbolo della vendemmia 2021: un uovo – ingrediente carissimo allo chef – simbolo della vita, e come sfondo la Galleria Vittorio Emanuele, il salotto di Milano dove ha sede il suo ristorante stellato.

Il Brunello di Montalcino lancia la mappa dei prezzi

I numeri citati emergono dallo studio messo a punto dalla testata di settore Wine News, commissionato dal Consorzio in occasione dei 30 anni di “Benvenuto Brunello”, l’evento che dal borgo toscano ha inventato le “Anteprime” dei vini italiani nel 1992. Grazie al vino tutto il territorio è cresciuto diventando in breve tempo il primo distretto del vino e dell’enoturismo italiano. Quasi la metà delle oltre 1.500 imprese sono oggi a stampo agroalimentare, di cui 300 legate direttamente all’agricoltura, e si è assistito negli ultimi 30 anni anche al decuplicarsi degli esercizi nel campo della ristorazione e dell’hospitality. Ogni anno Montalcino accoglie oltre 1 milione di enoturisti e “big spender” (con quasi 200.000 presenze e più di 75.000 arrivi prima del Covid, secondo le elaborazioni su base statistica della Regione Toscana), in 7 casi su 10 stranieri e provenienti da più di 60 Paesi. E allora si capisce perché uno dei produttori più storici del territorio, Stefano Cinelli Colombini della Fattoria dei Barbi, precisa che il Brunello Montalcino non è un fenomeno agricolo, ma culturale. Dove le storie e gli aneddoti si intrecciano con la storia, creando una sequenza vortuosa e spassosa in cui lo storytelling non ha un gran bisogno della fantasia. 

Brunello di Montalcino da record: le ultime 5 annate valgono un miliardo

Anche la produzione ha visto un’ascesa importante, basti dire che oggi le aziende vitivinicole che fanno Brunello sono 218 (nel 1992 erano 147) che operano su oltre 4.300 ettari di vigneti coltivati essenzialmente a Sangiovese (di questi 3.150 sono iscritti alla Doc e alla Docg, e quasi il 50% a coltivazione biologica). Per un totale di 14 milioni le bottiglie immesse nel mercato (di cui 9 milioni di Brunello di Montalcino e 4 milioni di Rosso di Montalcino). Sul fronte dei mercati, l’export nel corso dei decenni ha assunto un’importanza sempre maggiore: le esportazioni nel 1993 erano il 45% delle vendite, oggi invece rappresentano il 70% del business, che raggiunge ogni anno più di 90 Paesi in tutto il mondo. In testa gli Stati Uniti, seguiti da Canada, Germania e Regno Unito, con la Corea del Sud in forte ascesa. Interessante anche il dato sulla resa dello sfuso, che ha registrato un incremento del +300% nelle ultime tre decadi. Ma il dato da capogiro riguarda  le giacenze in cantina con gli stock conservati in botte nei caveau: valgono già 400 milioni di euro e arriveranno a quota 1,2 miliardi una volta che il Brunello sarà imbottigliato e pronto alla vendita.

“Il concetto di qualità – ha detto il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci – oggi non si limita al solo vino ma abbraccia una sfera più ampia. A un aumento della qualità del Brunello corrisponde in maniera direttamente proporzionale un incremento del benessere socioeconomico della comunità sul territorio”.

Montalcino è anche splendidi paesaggi legati al vino: in questi giorni di Benvenuto Brunelli (sono previsti eventi e degustazioni fino al 29 novembre) la cittadina toscana accoglie anche un gruppo di Master of Wine arrivati da ogni parte del mondo che oggi (domenica 21) saranno protagonisti di un giro in bici fra i vigneti, alla scoperta dei cru più prestigiosi. Stiamo parlando di Vanessa Conlin (Stati Uniti), Pedro Ballesteros Torres (Spagna), Christophe Heynen (Belgio), Jacqueline Cole Blisson (Canada), Jonas Röjerman (Svezia), Justin Knock, Sarah Abbot e Susan Hulme (Gran Bretagna), guidati dal primo e unico Master of Wine italiano, Gabriele Gorelli, ilcinese di nascita e vocazione.

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