La strada verso un ritorno dell’inflazione su livelli accettabili è ancora lunga. Ad aprile il carovita ha invertito il trend discendenti dei mesi precedenti, mettendo a segno un +8,2% annuo e, se verrà mantenuto questo livello, chi oggi ha 10 mila euro sul conto corrente, ad aprile 2024 si troverà l’equivalente di 820 euro in meno, chi ne ha 20 mila, perderà in termini reali 1.640 euro e così via.
Come investire per difendere il valore reale del patrimonio, senza rischi eccessivi
Assodato che tenere i risparmi in deposito significa accettare una perdita sicura, come muoversi? La riposta più logica è “investire”, ma sugli strumenti da scegliere le possibilità si sprecano. Guardando a coloro che hanno limitate conoscenze finanziarie e una ridotta propensione al rischio, una delle opzioni da considerare è il bouquet di offerte proposto da Poste Italiane, alla quale gli italiani tradizionalmente associano l’immagine di un approdo sicuro per i risparmi.
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Con il buono fruttifero postale, restituzione del capitale garantita
I Buoni fruttiferi postali sono il prodotto d’investimento più noto in questo ambito. Emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti, sono garantiti dallo Stato e collocati in esclusiva da Poste Italiane. Hanno una struttura semplice: si versa una somma di denaro, sulla quale maturano periodicamente degli interessi ed è sempre garantita la restituzione del capitale investito. “Il detentore del titolo può farsi restituire il capitale quando preferisce”, sottolinea il consulente indipendente Giovanni Pedone. Ma attenzione: a seconda della tipologia di buono, gli interessi maturati possono subire una penalizzazione, legata al minor periodo di detenzione del titolo, o persino saltare del tutto, come nel caso del Buono con scadenza triennale.
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È possibile investire anche piccole somme (a partire da 50 euro) e non ci sono costi di emissione, gestione e rimborso, salvo oneri di natura fiscale. La ritenuta fiscale sui guadagni è del 12,50%, al pari dei titoli di Stato e diversamente dagli altri investimenti finanziari, che prevedono un prelievo del 26%, e sono esenti da imposta di successione.
Ne esistono di diverse tipologie. Tra gli altri, il buono ordinario ha una durata massima di 20 anni e riconosce un rendimento fisso e crescente nel tempo, corrisposto al momento del rimborso, mentre il buono dedicato ai minori si caratterizza per una durata massima legata all’età dell’intestatario alla data di sottoscrizione, determinata dall’intervallo di tempo intercorrente tra la data di sottoscrizione e quella di compimento del 18esimo anno.
Vince la sicurezza, ma i rendimenti sono contenuti
“Il buono postale è uno strumento non soggetto a oscillazioni di prezzo (il cosiddetto “rischio di mercato”, ndr), a differenza invece di quanto possa fare un Btp o un altro titolo di Stato di breve scadenza”, aggiunge Pedone. Il rischio principale è di credito, anche se molto limitato, dal momento che l’emittente è la Cassa Depositi e Prestiti (e quindi è garantito dallo Stato italiano). Quanto ai rendimenti offerti, “mediamente il livello è inferiore rispetto a quello di un titolo di Stato italiano di pari durata”. In sostanza, il buono fruttifero postale è adatto a un investitore con bassa propensione al rischio, che non tollera la volatilità dei prezzi dei propri investimenti e che accetta un rendimento certo, seppur contenuto.
Periodo di possesso | Tasso nominale annuo lordo | Tasso effettivo di rendimento annuo lordo alla fine di ciascun periodo di possesso |
alla fine del 1º anno | 0,50% | 0,50% |
nel 2º anno | 0,50% | 0,50% |
nel 3º anno | 0,75% | 0,58% |
nel 4º anno | 1,00% | 0,69% |
nel 5º anno | 1,50% | 0,85% |
nel 6º anno | 1,50% | 0,96% |
nel 7º anno | 1,50% | 1,03% |
nel 8º anno | 2,50% | 1,22% |
nel 9º anno | 2,50% | 1,36% |
nel 10º anno | 2,50% | 1,47% |
nel 11º anno | 2,50% | 1,57% |
nel 12º anno | 2,50% | 1,64% |
nel 13º anno | 2,50% | 1,71% |
nel 14º anno | 2,75% | 1,78% |
nel 15º anno | 3,50% | 1,90% |
nel 16º anno | 3,50% | 2,00% |
nel 17º anno | 4,50% | 2,14% |
nel 18º anno | 4,50% | 2,27% |
nel 19º anno | 4,50% | 2,39% |
nel 20º anno | 4,65% | 2,50% |
Dalle assicurazioni ai fondi comuni, le alternative di “mercato”
Tralasciando il libretto di risparmio, solitamente utilizzato come base per l’accumulo fruttifero di risparmio o per l’accredito di emolumenti e della pensione, ma sostanzialmente senza rendimento, le altre soluzioni di Poste Italiane sono in concorrenza con i prodotti delle case prodotto nel campo assicurativo e in quello del risparmio gestito. Tra le altre, l’offerta prevede soluzioni di risparmio assicurativo che permettono al contraente di assicurare la propria vita o quella delle persone care e di ottenere due tipologie di rendimento: quello derivante dall’investimento in una gestione separata e quello legato alla combinazione tra investimento in gestione separata e rendimento dei fondi comuni di investimento. “La prima, caratterizzata da un approccio più conservativo, è un patrimonio separato da ogni altro patrimonio della società: quindi, qualsiasi cosa succeda, nessuno potrà aggredire il capitale”, racconta Pedone.
In altre parole, il denaro che le costituisce può essere incassato solo dai clienti che vi hanno investito. Una delle principali gestioni separate è Poste ValorePiù. “La società ha pubblicato un rendimento nel 2022 pari al 2,59% lordo, dal quale sottrarre la commissione di gestione annua che è pari all’1,40%”. Quanto al confronto con il mercato, mediamente la commissione di gestione applicata dalle compagnie assicurative sui rendimenti delle proprie gestioni separate varia in un range tra l’1,40% e l’1,60%. Quindi è il classico prodotto a basso rischio, presente nei portafogli di famiglie e imprese con la finalità di dare stabilità alla performance. La seconda categoria comporta rischi e attesa di rendimento maggiori. In questo caso, avverte l’esperto, la selezione dovrebbe avvenire non solo in relazione ai propri bisogni e obiettivi, ma anche prestando attenzione ai costi che, al pari di tutti gli strumenti di risparmio gestito, possono erodere una quota importante del rendimento. Un discorso che vale anche per i fondi comuni, che pure – conclude Pedone – nel caso delle Poste presentano commissioni di gestione annua mediamente più basse di un paio di decimali rispetto alla media italiana.
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