L’inverno caldo dell’Alaska: il termometro segna 19,4 °C, la temperatura più alta mai registrata

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Gli effetti della crisi climatica sono sempre più tangibili. A causa di un’ondata di calore anomala, l’inverno freddo e nevoso dell’Alaska ha registrato temperature e piogge lontane dagli standard del periodo, con il termometro che ha superato i 15,5 °C. Il picco è stato raggiunto sull’isola di Kodiak, dove domenica sono stati registrati 19,4 °C, la temperatura più alta mai registrata nel Paese. Un dato assurdo secondo Rick Thoman, scienziato dell’Alaska Center for Climate Assessment and Policy.

Questa è solo l’ultima rilevazione di un dicembre fuori dal comune: 18,3 °C all’aeroporto di Kodiak, un record di 16,6 °C nella comunità di Cold Bay e almeno otto giorni con temperature superiori a 10 °C nella città di Unalaska, compresi i 13,3 °C del 25 dicembre, il giorno di Natale più caldo dell’Alaska.

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Il problema più grande, però, non è stato il caldo, ma l’umidità: le precipitazioni massicce hanno causato i disagi maggiori per la popolazione. L’area di Fairbanks, la seconda città del Paese, è stata travolta dalla tempesta più violenta mai registrata nello stesso periodo dal 1937. A Delta Junction, 153 chilometri a Sud-Est di Fairbanks, il tetto dell’unico negozio di alimentari è crollato per colpa della neve. E oltre alle nevicate, le piogge violente hanno portato il ghiaccio, causando interruzioni di corrente e la chiusura di strade e uffici. Una situazione talmente catastrofica da essere già stata soprannominata Icemageddon, apocalisse di ghiaccio.

La situazione è molto simile in tutti i Paesi dell’estemo Nord, sia in inverno che in estate. L’organizzazione metereologica mondiale ha certificato i 38 °C misurati il 20 giugno 2020 a Verkhoyansk, in Siberia, come la temperatura più alta mai accertata più a Nord del parallelo 66,5, cioè oltre il Circolo polare artico.

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E anche i luoghi più a Sud non sono immuni dalle conseguenze del riscaldamento globale. In Italia nel 2021 si sono verificati 187 fenomeni meteorologici estremi che hanno provocato non solo danni ma anche 9 morti. Secondo l’Osservatorio CittàClima di Legambiente quest’anno è stato da codice rosso per il clima: sono aumentati i danni da grandinate intense (17 rispetto ai 9 nel 2020) e le frane da piogge intense (13 rispetto alle 10 nel 2020), mentre restano allo stesso livello record i dati sugli allagamenti (97 nel 2021 e 102 nel 2020). Roma è la città più colpita con 9 eventi estremi, seguita da Napoli con 5, Catania con 4, Palermo e Milano con 2. Un trend destinato a salire anche secondo i numeri e i grafici del Centro Euro Mediterraneo per il cambiamento climatico l’Italia sarà sempre più interessata da fenomeni climatici estremi da qui al 2050.

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Per quanto riguarda l’Alaska l’inverno resterà freddo – sono previsti -28 °C nel fine settimana – ma a causa del cambiamento climatico questi eventi caldi e umidi sono diventati sempre più frequenti negli ultimi due decenni e sono destinati ad aumentare ancora. Uno studio pubblicato a novembre sulla rivista Nature Communications ha previsto un clima artico con più pioggia invernale che neve a partire dal 2060 o 2070.

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