L’Ispi: se l’Europa risponde bene alla crisi ma male al virus riaccenderà i populisti

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Se il recovery fund ha rappresentato un punto di svolta nella capacità dell’Europa di reagire allo choc economico provocato dalla pandemia, è sulla gestione della crisi sanitaria che si gioca il futuro prossimo dell’Unione e la sua capacità di leadership nel mondo post-Covid. “Abbiamo dato una risposta forte sul piano economico ma balbettiamo sul piano sanitario. E questo rischia di riaccendere lo scetticismo latente dei partiti populisti nei confronti dell’Europa, il confronto duro con la gran Bretagna post Brexit vincitrice sui vaccini, e di accentuare le fragilità della tenuta politica in diversi Paesi”, riflette Paolo Magri, direttore dell’Ispi che insieme con Alessandro Colombo ha curato il rapporto 2021 dell’Istituto – Il Mondo al tempo del Covid: l’ora dell’Europa? – che sarà presentato domani (lunedì 29 marzo) in diretta streaming alle 18 sui canali social e sul sito dell’Ispi in una tavola rotonda cui prenderanno parte la senatrice Emma Bonino, il segretario del Pd Enrico Letta, il leader della Lega Matteo Salvini, il direttore di Repubblica Maurizio Molinari e il presidente dell’Ispi Giampiero Massolo. 

L’Europa è arrivata allo scoppio della pandemia gravata da fratture e debolezze che sono state solo temporaneamente oscurate dalla crisi sanitaria: le divisioni sulla gestione della crisi migratoria, la ferita della Brexit, la recessione democratica in alcuni dei Paesi membri, l’incapacità di costruire davvero una politica di Difesa ed estera comune. La fine della pandemia sarà un banco di prova: gli Stati membri continueranno ad agire in ordine sparso o saranno in grado di costruire una maggiore integrazione per un’azione comune su economia, migrazioni, difesa della democrazia?

“L’appuntamento del voto nella sua successione temporale in Germania (in autunno, ndr) e in Francia (nel 2022) sarà la cartina di tornasole della fine dell’effetto narcotico della pandemia: se l’Europa non si sarà messa alle spalle la crisi sanitaria ed economica potremmo trovarci fronte a una maionese impazzita”, dice Magri. 

I processi di “redistribuzione” del potere su scala globale, accelerati dalla pandemia, richiedono invece una leadership coesa e forte. “L’Europa ancor più che con Trump si trova sotto pressione nella sua proiezione esterna e nel suo posizionamento rispetto alla Russia e soprattutto alla Cina”, conclude Magri. “Servirebbe quell’Europa geopolitica che proprio questa Commissione aveva posto come obiettivo primario e che avevamo visto in azione su molti negoziati commerciali e nell’accordo sugli investimenti con la Cina del dicembre scorso: una Commissione indebolita dai vaccini e un Consiglio europeo in subbuglio sulle dosi non sono certo un buon viatico in questa direzione”. 

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