L’Italia non ha una legge per il clima, ma per ridurre le emissioni è indispensabile

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L’Italia deve dotarsi prima possibile di una legge per la protezione del clima, così come hanno già fatto Germania, Francia, Spagna e Regno Unito. L’appello a definire un quadro normativo per attuare il Patto di Glasgow viene da Edo Ronchi, ministro dell’Ambiente dal 1996 nei governi Prodi e D’Alema e ora presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Secondo Ronchi, una legge sul clima è indispensabile per rivedere e rafforzare gli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra per il 2030 entro la fine del 2022, per recepire i nuovi target climatici europei e per aggiornare quelli adottati in Italia con il Piano nazionale per l’energia e il clima, pubblicato nel gennaio 2020.

Durante la Conferenza nazionale sul clima organizzata nei giorni scorsi da Italy for Climate per fare il punto sui progressi realizzati dal Paese nel percorso verso la neutralità climatica e per discutere le strategie da mettere in campo per raggiungere gli obiettivi climatici, Ronchi ha indicato nel dettaglio quali dovranno essere i campi d’azione della legge, che recependo la Climate Law europea, dovrà definire dei target climatici vincolanti a breve, medio e lungo termine.

L’indagine

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“Dobbiamo fare come la Germania, anzi possiamo fare meglio – dice Ronchi a Green&Blue – Berlino non ha aspettato l’approvazione del pacchetto di misure Fit-for-55% e anche noi dobbiamo cambiare passo: negli ultimi 30 anni abbiamo ridotto le emissioni di 100 Mt di CO2 eq, nei prossimi dieci dovremmo ridurle di circa 200 Mt per essere in linea con il nuovo target europeo e con l’Accordo di Parigi”. L’Italia può fare meglio della Germania, secondo il presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, perché “ha meno energia dal carbone, ha lasciato il nucleare da tempo, è più avanti sulle rinnovabili e ha più flessibilità nell’industria manifatturiera. Sulle tecnologie green l’Italia è avanti così come sul riciclo, perché dunque non essere avanti sulle politiche climatiche? La Germania, – conclude Ronchi – si è dotata di una legge nazionale prima e con obiettivi più ambiziosi rispetto a quelli europei per esercitare un ruolo di guida, ma noi possiamo non essere da meno, la nostra industria è pronta, la legge serve proprio a definire quadro avanzato e non aspettare il pacchetto europeo”.

La legge europea

La Climate Law dell’Unione Europea (Regolamento UE 2021/1119 del 30 giugno 2021) sancisce l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, vincolante a livello Ue. Le linee salienti fissano inoltre al 2030 l’obiettivo di riduzione delle emissioni nette del 55% rispetto al 1990, con un limite esplicito al ricorso agli assorbimenti.  La legge istituisce poi un organismo indipendente, che dovrà monitorare i progressi e valutare un carbon budget dell’UE da oggi al 2050, sulla base del quale stabilire un target intermedio di taglio delle emissioni al 2040 e obbliga gli Stati membri a rivedere i propri Piani nazionali per l’energia e il clima in modo da allinearli con il nuovo target europeo complessivo del 55%.

La legge tedesca

La Germania si è dotata di una legge per il clima negli ultimi sei mesi, la “Bundes-Klimaschutzgesetz” è del 24 giugno 2021, dopo che la prima legge sul clima nel 2019 era stata cassata dall’Alta Corte tedesca perché inadeguata. Quella approvata fissa target settoriali su emissioni ogni anno dal 2020 al 2030, con i ministeri di competenza responsabili rispetto al raggiungimento del loro target settoriale e obbligati a presentare proposte e realizzare interventi per tagliare le emissioni. Tra i punti salienti, l’obiettivo di raggiungere la quota di energie rinnovabili nell’elettricità dell’80% nel 2030, accelerando significativamente le procedure di pianificazione e approvazione e l’obbligo del fotovoltaico su tetto su tutti i nuovi edifici commerciali e residenziali. La Germania vuole inoltre  utilizzare il 2% della superficie del Paese per l’espansione dell’energia eolica onshore e aumentare la capacità dell’energia eolica offshore ad almeno 30 gigawatt entro il 2030.

Importante, per un Paese ancora assai legato alla produzione e consumo di carbone, l’anticipo dell’eliminazione di questo combustibile al 2030 e che il 50% del calore entro il 2030 sia generato in modo neutrale per il clima. Ancora la norma cogente per l’industria automobilistica che dovrà raggiungere, entro il 2030, almeno 15 milioni di autovetture completamente elettriche, grazie anche a un aumento sostanziale degli investimenti nel settore ferroviario, collegando più città al trasporto a lunga distanza e rafforzando il trasporto pubblico locale.

La legge inglese

Il Regno Unito è stato fra i primi Paesi a includere un provvedimento normativo sui temi del clima, nel 2008. Il provvedimento è stato rivisto nel tempo e l’ultimo aggiornamento è dello scorso aprile, con l’indicazione di carbon neutrality entro la metà del secolo e un target di medio periodo. Il Regno Unito ha già conseguito un taglio del 43% di emissioni di gas a effetto serra rispetto al 1990, il taglio più alto fra grandi produttori europei.  

La legge spagnola

Anche la Spagna ha varato la sua “Ley de cambio climático y transición energética” quest’anno a maggio (n. 7/2021 del 20 maggio 2021) avendo oggi emissioni più alte del 1990, ha fissato un target di riduzione di gas a effetto serra al 2030 del -23% rispetto al 1990. La legge spagnola bandisce la vendita di auto alimentate a carburanti fossili dal 2040 (5 anni dopo la proposta Ue), bandisce nuovi permessi di esplorazioni ed estrazione di fossili fin da subito, così come la produzione di elettricità da fossili dal 2042. Fissa poi il target del 74% di produzione elettrica da fonti energetiche rinnovabili al 2030 e una revisione periodica del target emissioni, la prossima delle quali sarà nel 2023.

La legge francese

La Francia ha varato la sua legge lo scorso agosto (Loi Climat et Résilience del 22 agosto 2021) introducendo alcune misure mirate, tra le quali la disposizione che dal 2025 le abitazioni con classe energetica F o G non potranno essere affittate se prima il proprietario non le riqualifica migliorandone la performance energetica. La Francia si impegna poi a eliminare i voli che coprono tratte brevi, cioè che possono essere percorse da massimo 2,5 ore di treno (sebbene con alcune eccezioni).

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