Lo scrittore Andrea Vitali: “Io medico volontario faccio i vaccini anti Covid per uscire in fretta dalla pandemia”

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Fin dal primo lockdown lo scrittore Andrea Vitali, ex medico in pensione, è tornato a occuparsi di una comunità in cui conosce tutti per nome e lui per tutti è “l’Andrea”, quello che scrive libri di successo. Così, in prima linea nella sua Bellano, nel Lecchese, per la campagna vaccinale anti Covid c’è proprio Vitali, nuovo romanzo, d’amore, Vivida mon amour (Einaudi), e una fede incrollabile nei vaccini e nel potere terapeutico della cultura.

Vitali, perché ha rimesso il camice?

“Durante il primo lockdown, un anno fa, ero in pensione, come medico, ma il mio collega era entrato in contatto con la prima persona morta a causa del Covid a Bellano e si era dovuto mettere in quarantena. Mi ha cercato alle sette e trenta di mattina, ero in tuta, non ci ho pensato un attimo: mi sono vestito e ho ricominciato a esercitare la professione medica, a titolo di volontariato. Non avevo comunque mai interrotto i rapporti con la mia comunità. Vengono anche a bussare al mio campanello se hanno bisogno di una visita medica”.

Lei aveva già partecipato alla vaccinazione contro l’influenza.

“È stata una organizzazione più complessa degli altri anni. Avremmo dovuto vaccinare quattrocento persone, ma abbiamo avuto vaccini antinfluenzali solo per duecento persone. A un certo punto sono finiti e ci siamo dovuti fermare”.

Ora come sta andando, nella battaglia decisiva, quella contro il Covid?

“Con altri cinque colleghi abbiamo creato un pool per fare i vaccini. Abbiamo trovato un posto adatto, la palestra di Bellano, che ha un’entrata e un’uscita e spazio a sufficienza per fare tutto in sicurezza. Andiamo avanti per tutto il giorno con una media di centoventi vaccini al giorno e, se Dio vuole, per mercoledì della prossima settimana avremo vaccinato tutti gli ottocento over ottanta da Bellano a Colico. Ci siamo imposti, e il sindaco di Bellano è stato d’accordo con noi, per non fare andare queste persone, che a volte hanno difficoltà motorie, nei centri più grandi. Il vaccino va fatto nel luogo in cui si abita”.

Com’è aiutare le persone più fragili, che rischiano più di tutte per il Covid, anche se l’età media delle persone uccise dal virus si sta abbassando?

“Aiutare gli anziani mi dà gioia. Ho appena vaccinato una signora di novantanove anni. Quando mi riconoscono, sono felici. Tutto questo non sarebbe possibile senza i volontari della Protezione Civile, della Croce Rossa, senza gli Alpini. Vanno a prendere gli anziani a casa, li aiutano a fare tutte le procedure e a raggiungere di nuovo la loro abitazione”.

Vi occuperete anche del resto della popolazione?

“Abbiamo chiesto al sindaco di Bellano di mantenere questa squadra, che ormai ha preso il ritmo. Sono d’accordo con il generale Figliuolo: decisioni accentrate, azioni decentrate. Il nostro è un modello che potrebbero copiare tutti: quante palestre ci sono a Milano e nelle altre metropoli? A patto però che i vaccini arrivino davvero, che il nostro lavoro, considerando che bisogna fare il richiamo, non sia stato inutile. Un tempo noi eravamo considerati l”Italietta’. Mi sembra che sui vaccini l’Europa sia stata incerta, approssimativa, stia facendo la figura di una ‘Europeina’”.

Il caso AstraZeneca rischia di mettere in pericolo la campagna vaccinale italiana, e non solo?

“Molti mi chiedono di non iniettare loro ‘il vaccino che fa male’. È stata fatta una corsa, per l’emergenza pandemica. I rischi purtroppo ci sono sempre, ma non bisogna spaventare la popolazione e resto un convinto sostenitore dei vaccini. Ne usciremo solo con i vaccini e con l’immunità di gregge, altrimenti la pandemia non finirà mai. Già così terremo le mascherine almeno fino a Natale. Anche quando diventeremo tutti bianchi dovremo stare a lungo sotto osservazione”.

Nella vita da reclusi a cui ci ha costretto la pandemia, che ruolo hanno i libri e la cultura?

“Libri, film, musica hanno una funzione terapeutica. Ci permettono per qualche ora d’immergerci in una bolla nella quale non ci sono più i bollettini e non c’è più il Covid”.

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