Difficile che le crisi internazionali evitino di diventare un gioco a somma zero. L’Afghanistan non fa eccezione. Non mancherebbero i motivi per la comunità internazionale di mostrarsi compatta, tra minaccia jihadista e flussi di profughi. Unire gli sforzi è forse l’unica possibilità per limitare i danni. Eppure, la difficoltà della presidenza italiana a convocare un G20 straordinario dimostra che le agende divergono e che si esita a scoprire le carte.
Al di là delle potenze regionali – troppo settoriali e ambigue, come il Pakistan, per non far parte esse stesse del problema – le possibili soluzioni sono in mano ai grandi: la Cina, la Russia, l’Occidente per quanto ammaccato.
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