L’Ucraina cerca volontari stranieri, rispondono da mezzo mondo per unirsi alle nuove “brigate internazionali”

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Un banchiere della City che vuole seguire l’esempio di George Orwell nella guerra di Spagna. Un excommando delle Sas, le leggendarie forze speciali britanniche. Il proprietario di una palestra di Londra. Un impiegato di Tokyo e uno studente di Osaka. Due veterani della Legione Straniera francese. Un napoletano che specifica: “Non mi sento Rambo, lo faccio per i bambini dell’Ucraina”. Sono alcuni dei volontari che stanno rispondendo da mezzo mondo all’appello del presidente ucraino Volodymyr Zelensky per formare una Brigata Internazionale a sostegno delle forze armate nazionali e dei civili che si sono arruolati nell’ultima settimana per combattere l’invasione russa.

Le ambasciate e i consolati dell’Ucraina forniscono informazioni a chi si presenta o chiama per entrare a fare parte di questa sorta di legione straniera, iniziativa che ricorda le Brigate Internazionali nella guerra civile spagnola del 193639 quando decine di migliaia di stranieri si arruolarono con l’esercito repubblicano contro quello fascista di Francisco Franco. Nel suo appello di qualche giorno fa, il governo di Kiev ha specificato che i volontari stranieri non saranno impiegati esclusivamente in battaglia, ma anche per compiti di resistenza civile, soccorso medico e assistenza alla popolazione. Le sedi diplomatiche ucraine all’estero chiedono agli interessati di presentarsi con un passaporto, fornire informazioni su eventuale esperienza sotto le armi e se possibile provvedere al proprio equipaggiamento, portando con sé elmetto e giubbotto antiproiettile.

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Ambasciate e consolati indicheranno poi come e quando effettuare il trasferimento in Ucraina, verosimilmente per via di terra attraverso i confini con l’Unione Europea, dalla Polonia o dall’Ungheria, con un percorso inverso a quello dei profughi ucraini
che fuggono per mettersi al sicuro dall’attacco russo.
In Gran Bretagna avvocati specialisti di diritto internazionale avvertono però che chi va a combattere in Ucraina potrebbe venire incriminato in base alle leggi antiterrorismo, come è capitato ad alcuni cittadini inglesi che hanno preso le armi per combattere nelle file dell’Isis ma anche contro l’Isis arruolandosi con le milizie curde.

Lo stesso Boris Johnson ha gettato acqua sul fuoco in un discorso l’altro giorno in Estonia: “Posso capire i sentimenti della gente, ma nel nostro paese abbiamo leggi sui conflitti internazionali e per questo non stiamo attivamente incoraggiando i britannici a partire per l’Ucraina”. Una contraddizione rispetto a quanto affermato dalla ministra degli Esteri Liz Truss, che aveva risposto positivamente alla richiesta del presidente Zelensky.

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Di sicuro i volontari disposti ad arruolarsi nella Brigata Internazionale sono numerosi sia in Inghilterra che altrove: le immagini delle città ucraine bombardate dalla Russia suscitano sdegno e solidarietà, spingendo centinaia di persone a contattare le ambasciate per partire. Davanti alla sede diplomatica di Kiev a Londra siradunano da giorni decine di uomini di tutte le età. Dice al Daily Mail Sam Ottaway, un banchiere di 38 anni senza esperienza di combattimento: “Lo scrittore George Orwell è uno dei miei eroi e mi ha ispirato nella decisione di arruolarmi. È la cosa giusta da fare. La storia si ripete e dobbiamo fare qualcosa”. Leon Dawson, 37 anni, proprietario di una palestra londinese, si dice pronto a perdere la vita: “Siamo uomini giovani e forti, possiamo aiutare l’Ucraina, dunque perché non farlo? Non vogliamo morire. Naturalmente abbiamo paura. Ma se noi siamo spaventati, possiamo
immaginarci come si sentono i bambini e le donne innocenti di Kiev. Non posso rimanere a guardare senza fare nulla”. Con lui c’è Tom Konarzewski, originario della Polonia, che gestisce un centro per i cani a Londra: anche lui è pronto a partire per l’Ucraina.

Brian Grove, 60 anni, exmembro dell’Armata Territoriale britannica, afferma che “dobbiamo fare qualcosa per aiutare gli ucraini assediati dai russi” e di essere pronto a partire immediatamente. Akos Horvardh, 28 anni, ungherese, ammette di non averlo
detto ai propri familiari: “Ma l’Ucraina è il vicino di casa del mio paese. Non riesco a sopportare quello che sta succedendo. So come usare un fucile. Corro il rischio di morire o di perdere una gamba, ma la guerra è così. Qualcuno deve andare a combattere per Kiev”. Jason Luck ha servito per 12 anni nell’esercito britannico: “Parto domani. Devo farlo. Mi si attorcigliano le budella a vedere le immagini che arrivano da Kiev”. Matthew Green, 47enne londinese, ha lasciato le forze armate britanniche da appena sei mesi con il grado di sergente: “Penso che il Regno Unito manderebbe le proprie truppe, se potesse. Poiché non può farlo, andrò io a combattere. Voglio fare la mia parte”. Alex Pickett, 32 anni, lavora come guardia del corpo: “Sono un uomo libero e sono pronto a lottare per la libertà. Se gli uomini di buona volontà non agiscono, è il male a prevalere”. Vincent Barnett, 57 anni di
Leicester, dice al Guardian: “Potrebbe essere un viaggio di sola andata, mia moglie non vuole, mia figlia pensa che io sia impazzito, ma mi sento troppo male per gli ucraini”.

 

La stampa inglese riporta che anche decine di exveterani delle Sas hanno contattato l’ambasciata ucraina e sono partiti o in partenza per Kiev. E poi ci sono gli ucraini residenti in Gran Bretagna. Uno dei loro club dopolavoristici ha già organizzato il
trasferimento in Ucraina di una cinquantina di volontari, tra cui anche varie donne, fornendo loro zaini, giubbotti antiproiettili e medicinali. Altri vogliono semplicemente raggiungere la frontiera con la Polonia per aiutare i profughi ucraini che arrivano spesso senza un posto dove dormire o niente da mangiare.
per aiutare i profughi ucraini che arrivano spesso senza un posto dove dormire o niente da mangiare.
 

Lo stesso avviene in molti altri paesi. In Giappone l’ambasciata ucraina ha raccolto in una settimana l’equivalente di 17 milioni di euro in donazioni provenienti da 60 mila persone. Un portavoce dell’ambasciata di Tokyo riferisce di avere ricevuto “decine di
richieste” da volontari pronti ad arruolarsi nella Brigata Internazionale. Il quotidiano Mainichi Shimbun riporta che 70 uomini, tra cui 50 membri delle Forze di autodifesa giapponese, sono pronti a partire per Kiev. E ci sono anche gli italiani, sebbene in base alle leggi del nostro paese, come in Gran Bretagna, è illegale partecipare a un conflitto estero. Tra questi Fabio, nome di fantasia per garantire
l’anonimato, un campano che ha dichiarato a SkyTg24: “Né soldi, né gloria, non sono Rambo, anche se ho esperienze militari e di antiterrorismo, parto per difendere gli ideali e soprattutto i bambini”.

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