Lutto per Nichi Vendola, è morto il fratello Gianni: “Grazie per avermi insegnato tanto, non smetteremo mai di amarti”

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Grave lutto per Nichi Vendola e la sua famiglia: è morto Gianni il fratello più grande che da alcuni mesi era impegnato nella battaglia contro il cancro. A dare notizia lo stesso ex governatore della Puglia con un lungo e commosso post su Facebook in cui parla anche del dolore della perdita. “Gianni è morto – scrive – il primogenito della famiglia Vendola, il primo dei quattro figli che erano l’unica ricchezza che papà e mamma avessero accumulato nella loro vita”.

E poi prosegue: “Gianni è morto ed è strano che la vita continui, che risuonino le canzoni di Natale, che oggi persino risplenda il sole. Sono state settimane faticose, l’avanzata del cancro è stata implacabile, e gli ultimi giorni, le ultime ore, l’ultima notte con la luna piena, gli ultimi fiati, tutto questo Gianni lo ha vissuto con la più lucida consapevolezza della fine. A primavera gli era stato diagnosticata la presenza nei polmoni di quell’ospite molesto. E lui lo aveva affrontato di petto, combattendo come un leone, continuando a sorridere, a lavorare con lo scrupolo e la passione che lo rendevano un medico assai amato, continuando a offrire al mondo la sua umanità generosa, allegra, scanzonata”.

Gianni Vendola era medico come il fratello Enzo (Nichi è il terzo dei figli e poi c’è Patrizia). “Io ero orgoglioso di lui, della sua onestà intellettuale, della sua curiosità, della sua vita”.

L’ex governatore poi ricorda gli anni della giovinezza trascorsi in famiglia e dell’impegno politico: “Siamo stati una famiglia umile ma felice, la nostra infanzia splendeva sul mare di Giovinazzo o nella povera campagna dei parenti, eravamo una famiglia di famiglie con un esercito di zie zii e cugini, crescendo noi figli studiavamo e lavoravamo, l’estate si partiva a fare i camerieri e portavamo a casa i soldi che contribuivano al bilancio familiare. E la politica a casa mia, in una casa di cattolici comunisti, era un modo naturale di partecipare al dolore e alle speranze del mondo. I lutti hanno questa capacità di disseppellire miriadi di ricordi, di risvegliare il passato più remoto. Io nuoto da settimane nell’oceano della mia vita da bambino, sono con Gianni e Enzo attorno al braciere e mamma col pancione in attesa di Patty, papà ci racconta qualche storia e noi mangiamo arance e con le bucce d’arancia profumiamo i carboni del braciere”.

“Gianni – prosegue – era il più grande e ci proteggeva. Ha continuato a proteggerci per tutta la vita. Saggio, buono, nemico della retorica, sempre capace di prendersi cura degli altri. E alla fine ci ha insegnato la dignità del morire, ha salutato tutti quelli che poteva ed è andato via. Io non riesco a togliermelo di dosso, sento il suo affanno e ancora vedo i suoi occhi che ti scrutano ironici: per vedere quanta paura hai tu della sua morte. Si dicono tante cose altisonanti quando muore una persona cara: Gianni non apprezzerebbe. Lui avrebbe una battuta anche per il suo funerale. Io – termina il post di Nichi Vendola – voglio solo dirgli grazie per essermi stato sempre vicino, per avermi curato, difeso, accompagnato, per aver riso con me e pianto con me. Per avermi insegnato tante cose della vita e tante cose anche della morte. Ecco, Gianni bello mio: il dolore ci spezza e ci educa. Il dolore della tua perdita è insopportabile. Ma è bello pensare che non smetteremo mai di amarti”.

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