M5S, l’ipotesi del “perdono” per i dissidenti. Uno spiraglio per chi vuole rientrare nel Movimento “riformato”

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Amnistia o indulgenza plenaria forse sono parole eccessive, ma rimane un canale di comunicazione aperto per gli espulsi dal M5S dopo il voto contrario alla fiducia al governo Draghi. Con il prossimo arrivo di Giuseppe Conte alla guida del Movimento l’aria è leggermente cambiata, non c’è più il clima da resa dei conti e pugno duro. Soprattutto, visti anche i ricorsi ai provvedimenti di espulsione preannunciati da chi non vuole comunque lasciare i M5S e che forse non hanno piena legittimità, un ripensamento diventa meno impossibile. 

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“Più avanti a seconda di come evolveranno le cose magari si vedrà”, è quel che trapela dai 5 Stelle. Se insomma i toni e gli atteggiamenti in aula non saranno tutti contro il Movimento, allora forse vecchie glorie come Barbara Lezzi e Nicola Morra, ma così pure profili come Alessio Villarosa o Rosa Menga, possono sperare in un ritorno a casa, anzi nel nuovo Movimento. Dietro a questa scelta ci sono ragione affettive ma anche più pratiche. Primo: per liquidare – eventualmente – il rapporto con Davide Casaleggio e Rousseau serviranno parecchi soldi, soldi che tireranno fuori i gruppi di Camera e Senato. Meno si è, meno soldi si hanno. Secondo problema: il peso del M5s nel governo e con Draghi, e anche in questo caso, meno si è meno si conta.

Il dossier europeo

Intanto la manovra di avvicinamento del M5S ai Socialisti e democratici in Europa avanza. La delegazione del Movimento ha elaborato uno schema relativo ai voti in questa legislatura. L’affinità col gruppo dei verdi è al 79 per cento, ma al secondo posto ci sono i socialisti con il 76 per cento. Al terzo c’è The Left, il Gue, la sinistra rosso-verde, al 74 per cento. L’affinità con il gruppo della Lega è invece al 35 per cento, il più basso di tutti. “Se poi andiamo a vedere gli ultimi tre mesi, quelli a seguito della fuoriuscita di quattro nostri colleghi dal M5S e verso i verdi, l’affinità coi socialisti sale all’85 per cento”, dice l’europarlamentare dei 5 Stelle Tiziana Beghin.

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Aggiunge Dino Giarrusso: “L’ingresso nel gruppo S&D può rendere più efficace la nostra azione in Europa e può arricchirlo certamente, non solo per i 10 elementi in più, ma per la qualità del nostro agire politico. Ursula Von Der Leyen, colpita dal fuoco dei franchi tiratori, è stata eletta solo grazie ai nostri voti, che sono arrivati dopo una lunga riflessione interna ed un confronto serrato con la stessa candidata commissaria. Infine l’esperienza del governo Conte, che proprio in Europa è stata così efficace ottenendo i 209 miliardi del Recovery Fund, ha ottime ragioni per diventare più concreta, senza per questo scalfire l’identità del Movimento né quella del gruppo S&D. Restiamo del Movimento, ma possiamo portare la nostra esperienza in una grande famiglia europea, ottenendo di più per i cittadini italiani”.

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