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M5s pronto a dialogare con Cartabia sulla giustizia, ma scoppia la grana dell’abuso d’ufficio

Cartabia e Bonafede. L’attuale Guardasigilli e il predecessore. La giurista e il politico. Li divide la prescrizione e lo stop all’appello sistematico delle sentenze. Ma la volontà di entrambi è quella di “dialogare e portare a casa le riforme del Recovery”. Alla fine, dopo due ore di confronto tra Marta Cartabia e gli esperti giustizia di M5S, capitanati proprio da Alfonso Bonafede, prevale il dialogo e la volontà di trasformare in legge sia la riforma del processo penale, che di quello civile, nonché del Csm e dell’ordinamento giudiziario. A partire proprio dal processo penale che – è notizia di oggi – sarà in aula alla Camera dal 25 giugno.

La grana dell’abuso di ufficio

Ma, per un ritrovato dialogo, ecco aprirsi un’altra finestra di crisi, quella sull’abuso d’ufficio. Perché il presidente M5S della commissione Giustizia Mario Perantoni è drastico nel  buttare alle ortiche gli emendamenti della Lega e di Forza Italia su una radicale stretta sul reato che tocca più da vicino gli amministratori locali e ha più volte coinvolto proprio quelli del centrodestra. Ma Perantoni blocca richieste di modifica al codice penale che non dovrebbero entrare nella riforma penale, cioè del codice di procedura penale. Non una decisione nel merito quindi, ma legata alle forme, e anche alla necessità di non ampliare a dismisura i margini di una legge che già si presenta densa di contenuti e assai complessa. Stizzita la reazione di Lega e Forza Italia, anche se c’è chi osserva che, nella tecnica di scrittura e di impostazione degli emendamenti in realtà Lega e Forza Italia avrebbero sbagliato nella forma.

Ma tant’è. Nella giornata in cui si apre una concreta porta di dialogo tra Cartabia e Bonafede la querelle sull’abuso d’ufficio passa in secondo piano. Nel futuro delle riforme che garantiscono i fondi del Recovery il ruolo di M5S è importante per via dei numeri in Parlamento. E, fino a oggi, c’era chi scommetteva in una rivalità tra Bonafede e Cartabia, l’ex ministro e la ministra. La riunione sgombra il campo dai personalismi. Fino a oggi Bonafede aveva quasi osservato un low profile sulla giustizia. Sempre presente, anche in commissione Giustizia alla Camera, perfino durante la prima audizione di Cartabia. Di fatto la guida dei suoi. Ma con l’atteggiamento di chi tiene concretamente alle sue riforme, a cominciare dalla prescrizione, ma nella consapevolezza che adesso M5S è in un board politico differente, l’alleanza rossogialla è alle spalle e bisogna misurarsi con il centrodestra.

Cartabia sfoggia il suo garbo che è assieme giuridico e politico. Cita più volte la Costituzione e quello che la Carta garantisce sulla giustizia. Alla riunione è presente Raffaele Piccirillo, il magistrato che è stato capo di gabinetto di Bonafede e che Cartabia, per la sua esperienza in Europa, ha confermato nella stessa poltrona. Come – con un gesto che è assieme politico e di garbo istituzionale – Cartabia è partita dalle riforme di Bonafede per aggiornarle. A chi – il centrodestra – voleva che fossero altri i testi base da cui partire, Cartabia ha detto no. E così le commissioni di studio sul penale, sul civile e sul Csme hanno emendato proprio le riforme di Bonafede. Nessun problema sul civile, ovvi ostacoli sul penale e sul Csm, dove la prescrizione da una parte, e la futura legge elettorale del Csm dall’altra, rappresentano scelte politiche di grande spessore.

Cartabia ha compiuto altri due gesti strategici nei confronti di M5S che ha chiesto con risolutezza l’incontro bilaterale per avere garanzie sia sulla prescrizione che sull’inappellabilità delle sentenze, ma anche sul ruolo del Parlamento rispetto alle priorità dell’azione penale. Cartabia ha regalato a Bonafede una copia della tesi di Falcone e 12 ore prima dell’incontro ha depositato la relazione della commissione Lattanzi, all’origine degli allarmi di M5S, per chiarire cosa effettivamente c’era scritto. 

Giustizia, via la legge Cirielli di Berlusconi: torna la prescrizione “lunga”

Proprio la lettura di quel testo ha diradato delle ombre. Anche se M5S ha ribadito la “sua” idea di giustizia.  Quella che, “in adempimento al dettato costituzionale, garantisca a ogni cittadino un processo celere che si esaurisca in termini ragionevoli”. Un modo per dire che la formula finale che sarà adottata sulla prescrizione deve tener conto di questo principio, per il quale la mannaia della prescrizione stessa non può uccidere il processo. Perché, come dicono i 5S, qualsiasi riforma “non deve mai tradursi in una denegata giustizia”. E nella formula che per M5S chiude l’incontro – “ogni cittadino che si rivolge allo Stato per avere una risposta di giustizia deve avere la certezza che quella risposta arriverà” – c’è la conferma che il partito di Bonafede si batterà fino alla fine per una formula della prescrizione che garantisca questo principio. 

Da parte sua Cartabia, durante il lungo incontro, ha chiesto ai 5S di indicare i correttivi tecnici alternativi, ma che siano però in grado di soddisfare le esigenze che ci pone l’Europa e che rappresentino nello stesso tempo una soluzione politicamente accettabile per tutta la maggioranza. In un colloquio che le fonti di via Arenula definiscono “molto cordiale e costruttivo”, la ministra ha ribadito il suo no, come dice M5S, a una giustizia denegata, ma ha respinto l’immagine di una politica litigiosa che alla fine non trova soluzioni, ma si lacera in una conflittualità esasperata. Questione, quest’ultima, su cui Cartabia torna spesso e che ovviamente è legata alle tante anime della sua maggioranza. 

E neanche a farlo apposta, proprio poche ore dopo la conclusione dell’incontro, ecco esplodere la lite sull’abuso d’ufficio e sugli emendamenti strettamente legati al codice penale che Perantoni ha “espulso” dal dibattito in commissione Giustizia. Emendamenti fuori verbale, perché gli oltre 40 articoli della riforma del processo penale non entrano nel merito dei reati, ma delle modalità con cui affrontarli, nel rispetto dei tempi. La decisione di Perantoni è definitiva, i ricorsi di Lega e Forza Italia sono stati bocciati, ma c’è già chi garantisce che la sfida sarà riproposta in aula a fine giugno. 



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