Ma ora il mondo dello sport aspetta risposte dalla politica

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Frantumati tutti i record: la spedizione a Tokyo è stata trionfale (e non è finita…). Giovanni Malagò è felice, superate le sue previsioni. Nel medagliere olimpico abbiamo staccato la Francia dove lo Stato si occupa di sport (non per distruggerlo…). Malagò sa che da settembre (il 14 Giunta e Consiglio Nazionale del Coni) riprende la battaglia, o braccio di ferro se preferiamo, con la politica. Si, perché l’autonomia del Coni è stata fatta salva solo formalmente: in extremis, proprio mentre faceva gli scatoloni a Palazzo Chigi, l’ex premier Conte aveva evitato che il Cio mettesse al bando il Coni e che i nostri azzurri andassero a Tokyo senza bandiera e senza inno. Una figuraccia storica. La deputata (Pd) Patrizia Prestipino su Twitter ha scritto: “Alla faccia di chi voleva (e ancora vorrebbe) morto giomalago…. Giorgetti per non fare nomi e cognomi”. La Prestipino ha fatto parte del famoso, quanto inconcludente, tavolo sullo sport messo in piedi dall’ex ministro Vincenzo Spadafora. Con lui Andrea Rossi, sempre Pd, Luciano Nobili e Daniela Sbrollini (Italia Viva), Simone Valente (5 Stelle) e tanti altri. Dopo anni di discussioni, liti, lettere, letteracce, scontri nella stessa maggioranza siamo ancora fermi al punto descritto da Malagò prima di partire per Tokyo: “La riforma ha sentenziato che Coni e Sport e Salute sono due entità diverse, con responsabilità e competenze differenti. Tutto questo implica degli strascichi che sono ancora aperti. Non c’è ancora la soluzione finale e mi riferisco a certe aree e appunto competenze, dal marketing, amministrazione del personale, mai dimenticare che si parla di uomini e di donne, quindi di storie umane, e in particolare il territorio dove di fronte alle tante promesse non c’è stata una effettiva corrispondenza dei fatti. Ho scritto una lettera a Sport e Salute dove ho fatto presente la situazione. Al mio ritorno da Tokyo confido si possa chiudere e definire questo percorso così complicato”. Un percorso che dura da anni orma: Malagò ha molti presidenti alleati e stanchi di questa situazione che mette anche in difficoltà le Federazioni. Fra questi Petrucci, Urso, Cito, Buonfiglio, Chimenti, Luciano Rossi, De Sanctis e tanti altri. Pochi gli oppositori, lo dimostra la rielezione quasi bulgara per il terzo (e ultimo) mandato. Al posto di Spadafora ora c’è Valentina Vezzali: a lei il compito, assai complicato, di mettere ordine. E ripartire subito su nuove basi. Il prossimo anno ci sono i Giochi invernali di Pechino, nel 2024 quelli estivi di Parigi. Dopo i trionfi di Tokyo, che certo rafforzano la posizione del n.1 del Coni, bisognerà dare quelle riposte che il mondo dello sport aspetta da troppo tempo.

Casa Italia a Tokyo, un successo anche economico

“Siamo la casa degli italiani ai Giochi, delle vittorie e delle sconfitte che si celebrano in tutte le nostre famiglie, fatta dai protagonisti, che sono gli atleti, e narrati dai media e dalla comunicazione digitale”. Diego Nepi, direttore marketing del Coni e responsabile del progetto Casa Italia, sta arrivando in porto con il suo progetto che ha “creato in 3 anni per poi giocarselo in 3 settimane”.
Chiudono le Olimpiadi di Tokyo 2020 e si conclude anche l’edizione giapponese di Casa Italia. In Giappone, il progetto Casa Italia – un’idea nata alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984 – ha messo il sigillo a una performance eccezionale con ottimi risultati colti nelle condizioni più difficili: il sistema Italia Team-Casa Italia, che si è concretizzato a Rio 2016, è strutturato in modo da portare ricavi con un fundraising privato strategico a livello nazionale e internazionale. Dalle cifre di Casa Italia oggi, dopo un’Olimpiade rinviata di un anno causa Covid e portata a termine in una bolla sanitaria e senza pubblico, emergono ricavi per 16.311 milioni di euro per il 2021. Casa Italia cresce del 9% rispetto alle Olimpiadi di Rio 2016. Il margine operativo lordo cresce del 49% rispetto a Rio 2016 e si attesta a 3,5 milioni di euro, dimostrando un’evidente capacità di adattamento e miglioramento dei risultati anche nella contingenza. Ma Italia Team e Casa Italia hanno dimostrato ancora una volta di essere innanzitutto due brand che ben rappresentano l’essenza dell’italianità e strumenti di comunicazione e interazione importanti per tutti i partner italiani ed internazionali.
Un effetto lampante di questa propensione è l’enorme successo dei social media: Casa Italia è medaglia d’oro per acquisizione organica di fan e follower su Facebook, Instagram e Twitter con una “reach” cumulata pari a più di 340 milioni (488% di incremento rispetto a Rio 2016).

Nei giorni di Tokyo più di 23 milioni di utenti social hanno visualizzato le storie degli atleti azzurri, di Casa Italia e dei partner. Risultati che – insieme ai numeri della produzione (oltre 3.000 contenuti per tutte le piattaforme social e digitali, un totale di 45.000 ore) – spiegano lo slogan adottato per i due brand: Stupor Mundi.  Otto olimpiadi alle spalle – dal 2006 costruisce, anima e sviluppa i quartieri generali della presenza italiana alle Olimpiadi – Nepi racconta i momenti difficili della prima ondata di Covid, del rinvio di Tokyo 2020: “non abbiamo mai tentennato pur avendo paura – dice – per noi essere presenti rimaneva l’obiettivo”. Casa Italia di Tokyo 2020 sorge a “The Kihinkan – Takanawa Manor House”, edificio dai tratti liberty nel quartiere di Minato. E’ stata per 3 settimane non soltanto la casa dei giornalisti inviati, ma sede di riunioni per il Coni e sala stampa multifunzionale dove ogni sera sono stati ospitati gli atleti reduci dalle prestazioni più notevoli della giornata. Nepi è attorniato dai suoi collaboratori stretti, quelli che chiama “il quintetto” e che hanno lavorato a stretto contatto con lui in questi anni: Massimiliano Zucco, che si è occupato di tutto il settore servizi, food e beverage di Casa Italia; Luca Galliano (progettazione di Casa Italia), Lorenzo Pedicelli (marketing), Benedetta Stermieri (project manager) e Ludovica Mercuri, capo delle attività social di Italia Team. Ma non dimentica un personaggio che in Giappone è la sua ombra: “è Nuba, il mio angelo custode – dice indicando una sorridente signora giapponese – è lei che mi ha accompagnato in questi tre anni giapponesi. Mi vedeva come un Don Chisciotte, parlavo con i giapponesi e lei che conosce la loro mentalità, non pensava che quel sogno potesse avversarsi”. Da domenica, dopo la chiusura, sarà già tempo di progetti: “fra 7 mesi c’è Pechino, le Olimpiadi invernali – dice Nepi – ma nella testa c’è già Parigi 2024, che è domani”.

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