Mafia, colpo al mandamento di Belmonte Mezzagno: 9 arresti. Ripreso in diretta un raid incendiario

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Arresti e processi si sono susseguiti negli ultimi quindici anni a Belmonte Mezzagno, ma la famiglia mafiosa resta forte e pericolosa. Dal 2019, si sono poi verificati tre omicidi e un tentato omicidio in provincia di Palermo, storie ancora avvolte dal mistero. Stanotte, i carabinieri del nucleo Investigativo hanno fatto scattare un nuovo blitz, che ha portato in carcere 9 per persone con l’accusa di associazione mafiosa. Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Guido hanno smantellato il nuovo vertice del clan.

Al vertice, c’era Agostino Giocondo: “Sussistono gravi indizi per affermare la piena operatività dell’organizzazione criminale Cosa nostra a Belmonte Mezzagno – dice una nota del comando provinciale dell’Arma diretto dal generale Giuseppe De Liso – nell’ultimo triennio, questo territorio è stato teatro dei più eclatanti fatti di sangue dell’intera provincia di Palermo, immortalando un contesto territoriale caratterizzato da uno spietato ricorso alla violenza ed all’uso delle armi”. Le telecamere degli investigatori hanno ripreso anche un raid incendiario in diretta. Dalle intercettazioni fatte dai carabinieri del nucleo Investigativo, diretto dal maggiore Salvatore Di Gesare, sono emerse soprattutto le richieste fatti ai padrini, per risolvere questioni private, per recuperare refurtiva ad esempio: un commerciante che si era rivolto ai boss, invece che alle forze dell’ordine, è stato arrestato con l’accusa di essere organico al clan.

Restano i misteri di Belmonte, che neanche il pentimento di Filippo Bisconti, alla fine del 2018, ha saputo diradare. Nel dicembre di quell’anno, i carabinieri avevano fatto scattare il blitz “Cupola 2.0”, che aveva smantellato la riorganizzazione della commissione provinciale di Cosa nostra: c’era anche Bisconti fra i padrini della nuova Cupola. Il suo arresto, e probabilmente il suo pentimento, hanno determinato un terremoto a Belmonte.

La catena di omicidi

Il 10 gennaio 2019, è stato assassinato Vincenzo Greco, un manovale di 36 anni, genero del boss Filippo Casella. L’8 maggio, i killer hanno freddato il commercialista Antonio Di Liberto. Il 2 gennaio, due sicari a bordo di una moto non hanno esitato a sparare contro l’auto dell’imprenditore edile Giuseppe Benigno: sono per un caso fortuito, la vittima predestinata è riuscita a salvarsi, è stata ferita alla spalla sinistra. Un’azione eclatante, commessa in pieno centro. In mezzo alla gente che passeggiava, che entrava nei negozi.

Il 28 febbraio 2020, i sicari hanno invece portato a segno la loro missione di morte, uccidendo Agostino Alessandro Migliore, fratello di Giovani Migliore, ritenuto uomo d’onore della famiglia di Belmonte, fedelissimo di Bisconti, arrestato con lui nel blitz “Cupola 2.0”.

Chi sono i killer di Belmonte? Ancora non hanno un nome. Di certo, nell’ambito dell’ultima indagine sono state sequestrate delle armi: un fucile da caccia marca Winchester calibro 12 con matricola parzialmente punzonata e un revolver 38 special Smith & Wesson con matricola abrasa. La pistola, provento di una vecchia rapina, è stata sequestrata nel corso di un tentativo fatto dai boss di venderla ad alcuni palermitani. I carabinieri ritengono che Giocondo sia stato il custode dell’arsenale di Belmonte Mezzagno.

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