Mancanza di personale? A Dubai il problema non esiste: “Qui non c’è il reddito di cittadinanza”

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“Sono nato nel 1992 a Gravina in Puglia, in provincia di Bari. Ho frequentato l’istituto Tecnico Commerciale del paese e già a 14 anni ho iniziato a lavorare. Mi sono diviso facendo diversi lavori, fino a che ho trovato la mia strada, ovvero la pizza, grazie a mia nonna che ha da sempre alimentato questa mia passione verso larte bianca”. Inizia così il racconto di Vincenzo Palermo (che nel 2018 ha vinto uno dei Campionati di pizza napoletana che si svolgono in Italia) che ha deciso di lasciare l’Italia e dopo il trasferimento a Mosca è approdato a Dubai per aprire un ristorante-pizzeria tutto suo. Si chiama Belcanto in onore alla musicalità a tutto tondo del Bel Paese ed è di fronte al Burj Khalifa, nel prestigioso teatro del Dubai Opera.

In un momento in cui la ristorazione tricolore soffre di un “vuoto a perdere” che riguarda un po’ tutti, dai bar alle trattorie fino agli stellati, abbiamo chiesto la sua opinione. 

Anche a Dubai c’è mancanza di personale?

“A differenza dellItalia, che al momento soffre molto per questo problema, qui a Dubai la situazione è completamente differente. Soprattutto nel mondo della ristorazione c’è molta concorrenza e di personale ce n’è in abbondanza. Ricevo spesso curriculum di pizzaioli o cuochi che sono disposti a lavorare per me, quasi ogni giorno, arrivano davvero molte candidature. Penso che la differenza principale la si debba accreditare al reddito di cittadinanza, che qui non esiste, ma anche al senso di timore o incertezza che da noi si è vissuto negli anni della pandemia. A Dubai invece si è ripartiti subito alla grande, il lavoro non scarseggia e i turisti sono tantissimi, molti sono sopratutto russi che hanno scelto una delle poche mete che al momento possono visitare”. 

Cosa consiglierebbe a un giovane che vuole entrare nel mondo della ristorazione senza sentirsi “sfruttato”?

“Gli consiglierei innanzitutto di studiare, leggere ed essere sempre pronto ad imparare. Gli direi di cogliere tutte le opportunità che il lavoro può offrire, interpretando le differenze di opinioni e di cucina come unoccasione di crescita e non come un fallimento. E gli spiegherei che in questo lavoro se ci metti il cuore, lamore e tutta la passione i risultati alla fine arrivano sicuramente, il mio è un esempio. Si è vero è un lavoro abbastanza duro, ma che dà tante soddisfazioni, il solo vedere un cliente mangiare e apprezzare la tua pizza o il tuo piatto, ti riempie di gioia. Infine gli vorrei dire di non rinunciare mai ai propri sogni, e di crederci sempre, superando gli ostacoli e le difficoltà”.

Come ha iniziato?

“Dopo le prime esperienze nella pizzeria di famiglia, ho deciso di coltivare questa mia passione, studiando e conseguendo un diploma di pizzaiolo. Nel 2011 ho frequentato una scuola di arte bianca e nel 2015 lincontro con Eataly che mi ha portato prima a Roma, poi a Piacenza e in seguito a Mosca nel 2017. Nel 2018 ho preso parte al Campionato Mondiale di pizza a Parma, gareggiando per la categoria Pizza napoletana stg ottenendo il primo posto. Conquistando il record assoluto con il  punteggio più alto mai raggiunto della competizione: a soli 26 anni sono stato uno dei più giovani ragazzi ad aver ottenuto un premio tanto ambito”. 

Come ha vissuto questo momento?

“Ho trascorso tanti mesi a preparare me stesso a questa bellissima competizione, ho fatto non pochi sacrifici, ma senzaltro esperienze positive e di crescita. Moltissime sono state le notti insonni trascorse impastando in pizzeria, cercando di ottenere il massimo da me stesso e impegnandomi sempre per ottenere il meglio. Molte sono state le difficoltà e le sfide che ho dovuto affrontare con me stesso ma  dopo tanti sforzi posso dire a tutti i pizzaioli che ogni giorno lavorano sodo: ‘Il duro lavoro ripaga sempre’…”

Cosa significa nel 2022 “espatriare” come lei lo definisce?

“Allinizio la voglia di evadere e di fare esperienza è così tanta che non vedi lora” di andare via. È vero una volta che sei allestero, magari in una grande città, inizi a vederne solo i lati positivi, ovvero tutto sembra fantastico, le cose funzionano meglio, c’è più meritocrazia. Per chi è legato alle proprie radici non è facile dover abbandonare e lasciare tutta la famiglia, gli amici. Con il tempo e con gli anni posso dire che se dapprima tutto sembra incredibilmente magico, col tempo la mancanza della nostra terra diventa sempre più grande e presente nella propria mente, ed è un qualcosa alla quale un expat, un espatriato deve imparare a convivere”. 

Cosa le manca di più dellItalia?

“Parto dal presupposto che a causa della pandemia non rientro in Italia dal 2019, e la madrepatria mi manca ogni giorno di più. Qui a Dubai, a parte la mia famiglia, mi mancano la natura, il clima. E il cibo”.

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