Mancini e l’unico litigio con Vialli: “L’azzurro ci fece far pace”

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Roberto Mancini ha salutato Gianluca Vialli a fine dicembre. Il ct azzurro è volato in gran segreto a Londra per stare vicino all’amico fraterno, ricoverato in un ospedale di Londra. Vialli è morto venerdì scorso, se lo è portato via un tumore al pancreas diagnosticato nel 2017: “Ci siamo visti, abbiamo parlato, scherzato, lui era sempre di buon umore come al solito e questo un po’ mi risolleva. Mi ha fatto piacere vederlo così in quel momento” ha raccontato il ct dell’Italia, che di Vialli è stato compagno di squadra negli anni alla Samp e in azzurro e amico per sempre. “Abbiamo vissuto quasi tutta la nostra vita insieme, c’era un legame stretto, quello tra due fratelli. Due persone che a un certo punto si sono separate calcisticamente, però quando si è amici, lo si è per sempre. Luca per me era questo. Il nostro rapporto è stato di grande rispetto, affetto, amore, amicizia”.

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Mancini e l’unico litigio con Vialli

I due hanno litigato una sola volta. Lo ha raccontato lo stesso Mancini in un’intervista a Libero. “Credo che il vero motivo fosse perché non avevamo mai litigato e quella volta abbiamo voluto provare a farlo. Durante un allenamento, Luca, anziché chiamarmi Roby, come sempre, mi chiamò Mancini, e allora io gli dissi irritato: ‘Scusa ma perché mi chiami Mancini?’. C’è stata una discussione, ricordo che non ci siamo parlati per cinque o sei giorni. Probabilmente in quel momento giravano a me e giravano anche a lui”. E’ stata la maglia della Nazionale a farli ritrovare: “Ci fu un raduno – racconta Mancini – e chiaramente in Nazionale si è tutti amici, non sono ammesse tensioni. Ricordo che ci fecero far pace subito. Quella è stata l’unica litigata della nostra vita”.

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