Mani Pulite 30 anni dopo, dalla scrivania alla porta rossa: cosa resta dell’ufficio di Craxi

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di Edoardo Bianchi

Del vecchio studio di Bettino Craxi – da lui occupato dai tempi in cui era assessore della giunta di Milano fino alla fine della sua carriera politica –  rimangono solo la famosa porta rossa ormai sigillata e in disuso, le vetrate antiproiettile e le pareti in noce con gli infissi delle porte color magenta.
La famosa scrivania con la cassettiera e i mobili del suo salottino personale sono stati traslocati in un deposito del Comune, alle porte di Milano, in attesa di altro utilizzo. E l’ex assessore Lorenzo Lipparini, ultima persona ad aver adoperato la stessa scrivania del leader Psi, racconta: “Lo studio di Craxi verrà smantellato e messo a reddito. È destinato a fare spazio ad un albergo o a un’altra struttura in affitto”. E’ un pezzo di storia d’Italia, che in questi giorni torna alla memoria: il 17 febbraio del 1992, 30 anni fa, l’ingegner Mario Chiesa viene arrestato per una tangente alla Baggina, è l’inizio del terremoto politico e istituzionale di Mani Pulite.

“Quando mi è stato assegnato questo ufficio nel 2007 la scrivania era posizionata verso l’affaccio sulla Loggia dei mercanti”, ricorda l’attuale occupante dello studio, Dario Moneta, a capo della Direzione Specialistica Autorità di Gestione e Monitoraggio Piani del Comune di Milano. “Era una scrivania scomoda, alta e imponente. Poi è stata traslocata più volte fino a finire in un deposito comunale”.

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