Marmi, vasi, affreschi: tornano dagli Usa 266 opere scavate illegalmente in Italia

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ROMA – Il flusso del ritorno a casa dei tesori ha ormai preso un ritmo consolante per il nostro Paese. Grazie al lavoro della diplomazia e dei carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale. Ma l’ultima restituzione del maltolto è di particolare importanza perché – al di là del valore culturale e commerciale dei reperti archeologici recuperati – l’operazione vede coinvolta positivamente un museo statunitense di grande importanza qual è la Menil Collection di Huston, in Texas, raccolta conservata nello splendido edificio progettato da Renzo Piano.

Il patrimonio ritrovato, ecco le opere d’arte tornate in Italia dagli Usa

Sono 266 i reperti archeologici scavati illecitamente in Italia e illegalmente usciti dal Paese. Le opere comprendono un arco temporale che va dall’età Villanoviana (IX/VIII secolo a.C.), alla civiltà etrusca (VII/IVa.C.), alla Magna Grecia (V/III  a.C.) fino all’età romana imperiale (I-II sec d.C.). Il bottino era giunto Oltreoceano negli ultimi decenni del Novecento  per essere smerciato da trafficanti internazionali.

L’eccezionale recupero è stato ottenuto in seguito a indagini capillari coordinate dalla magistratura italiana e dalla Procura distrettuale di Manhattan (District attorney’s office di New York), con l’Assistant district attorney NY, colonnello Matthew Bogdanos e i colleghi di Homeland security nvestigations (Hsi), consolidando una solida cooperazione con i carabinieri dell’arte e il dicastero della Cultura, guidato dal ministro Gennaro Sangiuliano.

La cerimonia di restituzione si è tenuta la New York, nella sede della Procura, alla presenza del procuratore Alvin L. Bragg, del console aggiunto d’Italia a New York, Cesare Bieller, del comandante dei carabinieri Tpc, generale di brigata Vincenzo Molinese, del colonnello Matthew Bogdanos, e dello special agent in charge di Hsi, Ivan J. Arvelo.

Tra le opere recuperate figurano, in particolare 70 lotti (che constano complessivamente di 145 pezzi) facenti parte della procedura fallimentare a carico del cittadino inglese Robin Symes, localizzati grazie alle indagini condotte dal Comando Tpc, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, mirate a contrastare il traffico internazionale di beni culturali. E 65 manufatti, già in collezione alla Menil Collection di Houston, in restituzione spontanea da parte del museo al ministero della Cultura italiana essendo stata accertata dai carabinieri la provenienza da scavi clandestini in aree archeologiche del territorio italiano e l’esportazione illecita.

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