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Matteo Messina Denaro, Andrea Bonafede ammette: “Ho comprato la casa covo con i soldi del boss”

Arrestato Messina Denaro, il giorno dopo è il turno del favoreggiatore. Andrea Bonafede, l’uomo che ha “prestato” l’identità al boss Matteo Messina Denaro è con i pm che vogliono chiarire i dettagli del suo rapporto con l’ex latitante. Si parla solo di mezze ammissioni, Bonafede avrebbe detto di conoscere il capomafia fin da ragazzo e di essersi prestato a comprare, con i soldi del padrino, la casa in cui questi ha passato l’ultimo anno. L’immobile, in pieno centro abitato, a Campobello di Mazara, risulta intestata infatti a Bonafede. Il geometra risulta indagato per associazione mafiosa.

Punti chiave
  • Bonafede ammette: “Ho comprato la casa covo di Messina Denaro con i suoi soldi”

Messina Denaro sorgegliato h24 in una cella di 10 metri quadri

Matteo Messina Denaro ha trascorso tranquillo la giornata, durante la quale è stato affidato alle cure dei medici della Asl che operano all’interno del carcere dell’Aquila. Sono state valutate le condizioni cliniche del boss, che continuerà ad essere monitorato costantemente e le cui cure, anche quelle chemioterapiche, gli saranno somministrate nell’istituto di pena, nella cella di primo soccorso che si trova all’interno della sezione in cui è recluso. Non sono previste visite mediche all’esterno, se non per eventuali interventi chirurgici. “Riceverà lo stesso trattamento di tutti gli altri detenuti con patologie sanitarie – spiega il Garante dei detenuti dell’Abruzzo, Gianmarco Cifaldi – e garantiremo il suo diritto alla salute”. Messina Denaro probabilmente si trova al piano terra del carcere, area dedicata ai detenuti considerati ‘più pericolosi’. La sua cella non differisce da quelle degli altri, con un letto saldato a terra, un gabinetto e una televisione con i canali selezionati. Sul muro è installata una videocamera che registra minuto per minuto ogni movimento del boss. Immagini che poi vengono vagliate e analizzate dai poliziotti del Gom, il Gruppo Operativo Mobile, direttamente dipendente del Dap, i cui turni vengono cambiati casualmente ogni giorno, anche tra penitenziari diversi.

Mattarella: “Arresto Messina Denaro, grande successo dello Stato”

In apertura dei lavori del Consiglio Supremo di Difesa, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ribadito la soddisfazione per il grande successo dello Stato con l’arresto di Matteo Messina Denaro e ha rinnovato le congratulazioni e la riconoscenza espresse al Ministro dell’Interno, all’Arma dei Carabinieri, a tutte le Forze dell’ordine e alla Magistratura. Il Consiglio si è associato a queste parole.

Bonafede ammette: “Ho comprato la casa covo di Messina Denaro con i suoi soldi”

Andrea Bonafede, indagato per associazione mafiosa e favoreggiamento aggravato sta parlando con i magistrati della Dda: dopo aver detto ai pm, che lo hanno sentito, di conoscere da una vita Matteo Messina Denaro, ha ammesso di aver comprato il covo di Campobello di Mazara con i soldi del super boss catturato ieri a Palermo.

Lorenza Guttadauro, avvocato difensore è nipote boss

“Non ho ancora ricevuto la nomina ufficiale, sono in attesa delle notifiche”. Lo dice la nipote di Matteo Messina Denaro, Lorenza Guttadauro, nipote anche del capomafia palermitano Giuseppe Guttadauro che è stata appena nominata avvocato del boss, arrestato ieri dopo 30 anni di latitanza. “Ha sempre avuto legali d’ufficio, non mi aspettavo di essere nominata”. “Non è ancora stata fissata la data dell’interrogatorio di garanzia” per Messina Denaro e riguardo all’oggetto della nomina l’avvocato Guttaduro sostiene “di non essere al corrente se la nomina riguarda anche il processo di dopodomani”. Il 19 gennaio infatti è prevista l’udienza nell’aula bunker di Caltanissetta che vede imputato Messina Denaro per le stragi mafiose del ’92.

“Sono in attesa delle notifiche”, ha ribadito. Lorenza Guttadauro è la moglie di Girolamo Bellomo, arrestato nell’operazione Eden 2 e condannato a 10 anni in Appello. Da Palermo gestiva direttamente il traffico di droga, imponeva le ditte edili e pianificava le estorsioni per controllare il territorio. Lorenza è anche la figlia di Filippo Guttaduro, cognato del boss per aver spostato Rosalia Messina Denaro. Il padre fu arrestato nel 1994 e condannato per associazione mafiosa e nel 2006 e condannato in Appello a 14. Il suo pseudonimo nei pizzini tra Matteo Messina Denaro e Bernardo Provenzano era ‘121’.
 

Primo giorno in cella per il boss. Nel carcere dell’Aquila struttura medico infermieristica a disposizione dei detenuti

Il carcere dell’Aquila è già attrezzato con una cella adibita a infermeria: qui Messina Denaro sarà curato, ma va chiarito che non si tratta di un trattamento particolare. Non ci saranno, insomma, almeno in questa fase, trasferimenti verso l’ospedale San Salvatore del capoluogo. È già stata aperta una cartella clinica del boss e a sovrintendere sull’operazione e sulle procedure anche il Garante abruzzese per i detenuti, Gianmarco Cifaldi, “per garantire il diritto alla salute del detenuto”.

Messina Denaro al 41 bis, Nordio firma il decreto

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha firmato questa mattina il 41bis per Matteo Messina Denaro.

Antimafia Sicilia, brindisi per arresto Messina Denaro

Un brindisi in commissione Antimafia dell’Assemblea regionale siciliana per l’arresto del super boss Matteo Messina Denaro. Calici in alto, i componenti della commissione parlamentare, intorno all’ora di pranzo hanno brindato alla cattura del latitante, arrestato ieri dai carabinieri del Ros a Palermo in una clinica privata. A proporre l’iniziativa simbolica è stato il presidente dell’Antimafia, Antonello Cracolici. “Quando fu ammazzato Giovanni Falcone i mafiosi brindarono nel carcere Ucciardone – ha detto Cracolici – Ho pensato che in una sede istituzionale non si era mai brindato per la vittoria dello Stato nella lotta alla mafia. Ho ritenuto che anche noi siamo in grado festeggiare per le sconfitte di Cosa Nostra”.

Ferri, mafia non è finita con arresto Messina Denaro

“L’arresto di Messina Denaro è un passaggio importante che il Paese aspettava da anni , ora occorre capire come sia stata possibile una latitanza così lunga e ricostruire i vari passaggi anche della  permanenza nel territorio siciliano. Un arresto che arriva dopo 30 anni di latitanza e per questo siamo grati ai ROS , alle forze dell’ordine che hanno lavorato in questo senso e alla magistratura che ha coordinato le indagini”. Lo afferma Cosimo Ferri, già sottosegretario alla Giustizia. ” Anche la politica in questi anni non ha fatto mancare nella lotta alla mafia una legislazione dura e ha fornito strumenti agli inquirenti. La lotta alla mafia deve essere efficace, le norme ci sono, la legislazione è idonea ad affrontare anche le sempre più frequenti infiltrazioni della mafia  nelle attività economiche. Il vero potere della mafia oggi è costituito proprio dalle capacità economiche e dalla capillarità d’infiltrazione in tanti contesti. Lo Stato ha dimostrato di saper fare squadra ma la mafia non è certamente finita con l’arresto di Messina Danaro, arresto che deve essere uno stimolo per una strategia nella lotta alla mafia ancora più incisiva”, conclude Ferri.

Lagalla, sua mimetizzazione protetta e tutelata

“Io sono un medico e conosco bene la classe medica che lavora e opera anche presso la casa di cura dove si è sottoposto a terapia Matteo Messina Denaro. Dalle notizie che ho dai colleghi c’è un’assoluta incredulità rispetto a una mimetizzazione che era stata curata, protetta e tutelata. Motivo per cui i grandi latitanti non si muovono dal territorio in cui hanno messo radici”. Così il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, parlando in diretta a TgCom24.

 

Nel covo sneakers e pillole per il sesso

Sneakers griffate, vestiti di lusso, un frigorifero pieno di cibo, ricevute di ristoranti, pillole per potenziare le prestazioni sessuali, profilattici sono alcune delle cose trovate nella casa usata dal boss Messina Denaro e scoperta dai carabinieri nella notte nel centro di Campobello di Mazara. L’abitazione risultava intestata ad Andrea Bonafede, il geometra che avrebbe prestato la sua identità al padrino e che ora è indagato. Al momento non risulta che nell’immobile vi fossero documenti particolari tanto che gli inquirenti sospettano che possa esserci un secondo immobile in cui cercare il cosiddetto tesoro di Messina Denaro.

Comandante dei carabinieri Bottino: “Abitava nel covo da almeno sei mesi”

“Matteo Messina Denaro abitava qui da almeno sei mesi. Un appartamento, ben ristrutturato, che testimonia che le condizioni economiche del latitante erano buone. Arredamento ricercato, di un certo tenore, non di lusso ma di apprezzabile livello economico”. Così il comandante provinciale dei carabinieri di Trapani Fabio Bottino, dopo l’ispezione nel covo dove si nascondeva Matteo Messina Denaro.  “Perquisizioni e accertamenti sono in corso.
Stiamo rilevando la presenza di tracce biologiche, di eventuali nascondigli o intercapedini dove può essere stata nascosta della documentazione. Un lavoro per il quale occorreranno giorni”.

(afp)

Il proprietario del covo è Andrea Bonafede

Il covo di vicolo San Vito dove si nascondeva il boss Matteo Messina Denaro, nel centro di Campobello di Mazara, è di proprietà di Andrea Bonafede, lo stesso titolare della carta d’identità falsa utilizzata dal super latitante. Lo ha confermato il colonnello Fabio Bottino, comandante provinciale dei carabinieri di Trapani. L’ufficiale non ha invece voluto confermare se Bonafede, che ieri era stato interrogato in caserma, sia indagato.

(afp)

Anpi, ora giustizia per i crimini commessi

“È doveroso un grande ringraziamento alla Procura di Palermo per il prezioso lavoro d’investigazione e al Ros dei carabinieri per l’arresto di Matteo Messina Denaro. Sarà ora fatta giustizia per gli sconvolgenti crimini di cui è responsabile. Ma la lotta alla mafia e per la legalità non finisce qui: occorre smontare l’intero apparato economico e ogni condizionamento politico di cui Cosa Nostra è responsabile. La mafia è una metastasi. Va combattuta ogni giorno, contrastando le responsabilità e le collusioni ad ogni livello, a cominciare dai più alti”. Lo afferma il presidente nazionale dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo.

(afp)

Zio bimbe vittime Georgofili, bello uso poesia Tramonto

“L’abbiamo saputo stamani anche noi. Aver usato la poesia Tramonto di Nadia come titolo dell’operazione che ha portato all’arresto di Matteo Messina Denaro è un simbolo, un bel segnale che viene dato a tutti, non è solo una carezza alle due bambine, nostre nipoti”. Così da La Romola (Firenze) Luigi Dainelli commenta il nome scelto dal Ros per il blitz di cattura del boss. Dainelli e la moglie Patrizia Nencioni sono zii di Nadia, 9 anni, e Caterina, 50 giorni, uccise il 27 maggio 1993 dall’autobomba di via dè Georgofili coi genitori Fabrizio Nencioni e Angela Fiume, e lo studente Dario Capolicchio.

(ansa)

Messina Denaro trasferito nel carcere dell’Aquila

Il boss Matteo Messina Denaro è detenuto nel carcere dell’Aquila. Lo si apprende da fonti investigative. Massiccio il dispiegamento di forze per assicurare il detenuto lungo il trasferimento dall’aeroporto da Pescara, da dove l’elicottero dei carabinieri è atterrato dopo il decollo da quello militare di Palermo, fino al supercarcere dell’Aquila che conta oltre 100 mafiosi.

Indagato il medico, per me era il signor Bonafede

Alfonso Tumbarello, il medico di Campobello di Mazara, nel Trapanese, che aveva in cura Andrea Bonafede, alias Matteo Messina Denaro, risulta indagato nell’ambito dell’arresto del boss. Tumbarello, che è andato in pensione lo scorso dicembre, è stato interrogato dagli inquirenti. A quanto si apprende avrebbe dichiarato: “Non sapevo nulla. Per me lui era il signor Bonafede”.

Metropolis/245 – Speciale Messina Denaro bis, “Italian mafia arrest”: il racconto dei media mondiali

Vescovo Mazara del Vallo, al posto dei ‘padrini’ dobbiamo mettere il Padre

“L’arresto di Matteo Messina Denaro è un risultato importante per magistrati e forze dell’ordine ma anche di grande soddisfazione per quanti lottano ogni giorno per la legalità. Trent’anni di latitanza sono stati anche 30 anni di crescente impegno civico di tanti uomini e donne che hanno respinto la logica della violenza, della prevaricazione. È l’occasione per ricordarci che occorre un impegno educativo, perché la mafia si combatte anche nel far crescere nuove generazioni a testa alta”. Così monsignor Angelo Giurdanella, Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo che comprende anche i Comuni di Castelvetrano e Campobello di Mazara. “Bisogna alimentare quell’humus necessario contro ogni forma di criminalità e corruzione – prosegue – per ridare speranza nel partorire virtù civiche, impegno nella legalità e solidarietà che servono non solo per arginare ma per creare una radicale alternativa al sistema mafioso. Al posto dei “padrini” dobbiamo mettere il Padre che ci fa crescere nella dignità e nella responsabilità di fratelli”, ha concluso monsignor Giurdanella.

(reuters)

Indagato il medico che aveva in cura Bonafede

Alfonso Tumbarello, 70 anni, il medico che aveva in cura Andrea Bonafede, alias Matteo Messina Denaro, è indagato nell’ambito dell’arresto del super latitante. Tumbarello è di Campobello di Mazara ed è stato per decenni medico di base in paese, sino a dicembre scorso, quando è andato in pensione. Tumbarello sino a qualche mese fa è stato medico del vero Andrea Bonafede, 59 anni, residente a Campobello di Mazara e avrebbe prescritto le ricette mediche a nome dell’asistito. Ieri i carabinieri hanno perquisito le abitazioni di Campobello, di Tre Fontane e l’ex studio del medico che è stato anche interrogato.

Csm, Sebastiano Ardita: “Fortissime coperture per Messina denaro”

“La storia della mafia è quella di un potere criminale che cerca un rapporto con il potere pubblico. E’ chiaro che questo è accaduto perchè altrimenti non si può restare libero tanto a lungo in un territorio così densamente popolato e attenzionato dalle forze di polizia”. Lo ha detto il consigliere del Csm Sebastiano Ardita, in passato pm impegnato in prima linea nella lotta alla mafia, parlando a Radio 24 della latitanza di  di Matteo Messina Denaro. La cattura del boss “è un segnale positivo, ma questo non ci deve far dimenticare il fatto che per 30 anni è stato latitante, si è scoperto ora a Palermo. Questo comporta che ha avuto fortissime coperture”. “Oggi c’è un dibattito aperto su questa latitanza che negli anni scorsi ha fatto registrare momenti di mancato coordinamento dello Stato e di sovrapposizione di indagini investigative” ha aggiunto tra l’altro Ardita.

(reuters)

Ayala, si chiude la stagione più tragica

“E’ un grande successo dello Stato. Segna la chiusura di una stagione tremenda perchè, Messina Denaro, era l’ultimo del cosiddetto gruppo dei corleonesi anche se lui è della provincia di Trapani ma, dal punto di vista della storia della mafia, era l’ultimo esponente purtroppo ancora in libertà, ma finalmente oggi non lo è più, della fase stragista che ha caratterizzato gli anni ’80 e il ’92-’93, con l’uccisione dei miei colleghi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e con le stragi di Firenze, Milano e Roma. Si chiude definitivamente quella stagione di cui lui era l’ultimo esponente”. Lo afferma Giuseppe Ayala, che fu componente dle pool antimafia a interris.it. “Non dobbiamo pensare che abbiamo sconfitto la mafia però, tale fatto, rappresenta la conferma che la mafia è in grande difficoltà. L’azione dello Stato deve continuare e cercare finalmente di sconfiggere questo fenomeno”, aggiunge. A distanza di trent’anni dall’arresto di Toto Riina, la cattura di Messina Denaro per Ayala è la conferma “della chiusura della stagione più tragica della lunga storia di Cosa nostra. Quella dell’uccisione di molti servitori dello Stato che avevano il solo torto di aver fatto il proprio dovere. Si conclude una stagione drammatica e sanguinaria. La cattura di Messina Denaro la chiude emblematicamente”.

(ansa)

Gli investigatori, “Il covo? Abitazione di una persona normale”

Il covo del latitante? “L’abitazione di una persona normale”. Con queste parole gli investigatori che hanno perquisito il covo del boss mafioso Matteo Messina Denaro hanno definito il luogo in cui l’ex latitante avrebbe trascorso l’ulòtimo periodo della fuga trentennale. All’interno dell’appartamento, nel centro di Campobello di Mazara (Trapani), sono stati trovati abiti di lusso, profumi ricercati ma non sono state trovate, al momento, armi. Sul luogo i Ris dei Carabinieri.

(ansa)

Il covo era nel pieno centro del paese

E’  in vicolo San Vito (ex via Cv31), in pieno centro a Campobello di Mazara, il covo dove si sarebbe nascosto il super latitante Matteo Messina Denaro negli ultimi periodi. La casa è stata perquisita stanotte. Alle operazioni ha preso parte  il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e ora è presidiata dai carabinieri. Alle 8,30 al covo sono arrivati gli uomini del Reparto investigazioni scientifiche di Messina che stanno passando al setaccio l’abitazione. Sul posto anche il capitano dei carabinieri della compagnia di Mazara del Vallo Domenico Testa. Messina Denaro viveva in una casa che negli ultimi mesi, dopo il trasferimento dei proprietari, è rimasta disabitata.

(reuters)

Nordio, Messina Denaro curato in carcere massima sicurezza

“Dobbiamo avere un minimo senso di umanità, un senso cristiano oltre a quello che dice la Costituzione di curare chi sta male anche se si tratta di criminali. Noi dobbiamo garantire che ci sia la completa espiazione della pena ma la salute dev’essere tutelata. Ho visto molti detenuti malati che erano assicurati alla giustizia in carceri di massima sicurezza ma curati adeguatamente”. Lo dice il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a Radio 24 in ’24 Mattino’.
“I luoghi dove esistono strutture sanitareie compatibili con la massima sicurezza esistono e adesso dovranno essere decisi i suoi spostamenti. Combineremo comunque diritto alla saluta con la massima sicurezza”, ha aggiunto.

(ansa)

Nel covo del boss arredamento ricercato e abitti di lusso

Nel covo del boss Matteo Messina Denaro, a Campobello di Mazara (Trapani), i Carabinieri del Ros hanno trovato molti abiti di lusso, firmati, diversi profumi, anche questi di lusso, e un arredamento definito “ricercato”. E’ ancora in corso la perquisizione.

Campobello di Mazara, trovato il covo di Messina Denaro

I carabinieri del Ros e la procura di Palermo hanno individuato il covo del boss Matteo Messina Denaro, arrestato, ieri, alla clinica Maddalena di Palermo. E’ a Campobello di Mazara, nel trapanese, paese del favoreggiatore Giovanni Luppino, finito in manette insieme al capomafia. Il nascondiglio, secondo quanto si apprende, è nel centro abitato. Le ricerche sono state coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Guido.

Il covo a Campobello di Mazara 

La prima notte in carcere

Prima notte in carcere per il boss Matteo Messina Denaro arrestato ieri mattina dopo 30 anni di latitanza, presso la clinica Maddalena di Palermo dove era in cura per un tumore. Il boss ieri mattina stesso è stato portato prima presso la caserma dei Carabinieri San Lorenzo e poi trasferito all’aeroporto militare Boccadifalco, da dove ha raggiunto con un volo speciale il carcere di massima sicurezza. Messina Denaro sarà interrogato nei prossimi giorni dal Procuratore capo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido.
 

(ansa)



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