Mazzoncini: “Così A2a è diventata il secondo operatore delle rinnovabili”

Pubblicità
Pubblicità

ROMA – In Italia c’è un nuovo protagonista del settore delle rinnovabili. Il gruppo A2a, mettendo sul tavolo oltre 600 milioni, ha consolidato la sua posizione di numero due del settore considerando anche gli impianti idroelettrici gestiti, e salendo al sesto posto per la produzione mettendo insieme eolico e fotovoltaico. A febbraio dell’anno scorso aveva acquisito un portafoglio di 17 impianti fotovoltaici gestiti dall’operatore specializzato Octopus Renewables per un totale di 173 MW, il più grande portafoglio italiano senza incentivi. Settimana scorsa sono arrivati altri 335 MW, rilevati da una serie di fondi gestiti dal gruppo Ardian, una buona parte dei quali composti da impianti eolici che hanno fatto di A2a il sesto operatore nell’industria dell’energia dal vento. Ma in precedenza, a fine dicembre, A2a aveva annunciato la partnership con l’operatore trentino Volta Green Energy che si occupa dello sviluppo di impianti solari e fotovoltaici, accordo che prevede anche l’acqusizione di una pipeline per 800 MW, parte dei quali pronta per la costruzione o con l’iter già avviato.

Si tratta di operazioni che hanno consentito ad A2a di anticipare di due anni gli obiettivi nelle energie green annunciate nel piano industriale da 16 miliardi al 2030, il cui aggiornamento verrà presentato venerdì 28 al mercato. Renato Mazzoncini, amministratore delegato dell’utility controllata dai comuni di Milano e Brescia, ha inquadrato le due operazioni nel quadro della transizione ecologica “per affrancarsi dalla dipendenza estera nell’approvvigionamento del gas naturale“. E a Repubblica, anche riferendosi alla tempesta perfetta sui prezzi del gas che sta investendo il settore a livello globale, spiega il perché di questa accelerazione sulle rinnovabili.

Energia, A2a al salto di categoria: investimenti per 16 miliardi tra rinnovabili e ambiente

“Con quello che sta accadendo nel settore, una accelerazione dei nostri obiettivi è stata inevitabile. Molti fondi sono arrivati alla fine del loro ciclo naturale e devono vendere. Altri, con la fine della stagione degli incentivi, non hanno interesse a restare nel mercato delle rinnovabili, non avendo una base di clienti o non hanno le possibilità per un’energy management strutturato per competere sul mercato. Ma è anche un momento in cui si fanno avanti nuovi protagonisti. Quindi siano stati bravi ad anticiparli e ad aprire una interlocuzione con Ardian, avviando una trattativa one to one per l’acquisizione dei loro portafogli eolici italiani”.

Renato Mazzoncini: “Rinnovabili e smaltimento rifiuti, così A2a lancia la sfida all’Europa”

La trattativa è stata favorita dal fatto di avere già aperto una trattativa con il fondo Ardian per la costituzione di una partnership proprio nella attività della transizione energetica, che dovrebbe portare a una nuova società che gestirà gli asset per la produzione di energia elettrica del gruppo A2a da 4,5 miliardi e di cui Ardian dovrebbe rilevare il 45%. A dicembre, le parti hanno annunciato una proroga della trattativa fino al 31 marzo. Ora, l’annuncio dell’acquisizione del portafoglio di impianti rinnovabili dallo stesso fondo francese ha sollevato nel mercato qualche perplessità sulla chiusura dalle trattativa per la partnership.

Dubbi che Mazzoncini chiarisce in questo modo:  “Con Ardian abbiamo sempre detto che ci sarebbero state trattative separate. Molto semplicemente perché Ardian gestisce vari fondi, ciascuno dei quali ha sottoscrittori diversi. Ora ci siamo assicurati un portafoglio eolico importante. Siamo il secondo produttore di energie rinnovabili e al sesto posto considerando solo eolico e fotovoltaico, settori dove solo un anno fa non eravamo presenti. E questo in anticipo di due anni sui tempi previsti del piano. Rispetto alla partnership ci siamo presi del tempo fino a marzo a causa dell’imprevista fibrillazione sul mercato dell’energia partita ad agosto”.

Renato Mazzoncini: “Pronti a investire al Sud con il supporto dello Stato”

Qualche dubbio era nato tra gli analisti di settore anche sull’impatto che il nuovo decreto del governo sugli extraprofitti delle aziende che gestiscono le rinnovabili e che hanno goduto in questi anni di una serie di incentivi. Mazzoncini tiene a sottolineare che saranno limitati, ora che si è capito il peso delle misure: “Su fotovoltaico ed eolico abbiamo pochissimi MW di impianti con incentivi che ricadono nel decreto relativo agli extracosti. L’impatto sull’idroelettrico non sarà superiore ai 40/50 milioni, poiché dei 4.200 GWh di produzione idroelettrica, il provvedimento del governo impatta solo su 400 GWh, circa il 10% della nostra produzione totale. Infatti il 25% della produzione è esclusa in parte perché prodotta entro il 31 gennaio, in parte perché gli impianti attivi in Friuli godono di un regime specifico che li esclude dal decreto. Del residuo 75%, come tipico per la produzione idroelettrica, la maggior parte delle vendite del 2022, 2600 GWh, sono già avvenute in anticipo con un prezzo di circa 60€ come previsto dal decreto”.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *