“Medici no-vax via dagli ospedali: lo dice la legge”

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I sanitari che non si vaccineranno non potranno lavorare in ospedale. Lo dice la legge, lo ribadisce l’Ordine dei medici. E, già nelle prossime settimane, tutte le Aziende sanitarie italiane si dovranno adeguare. Le notizie degli ultimi giorni, con piccoli focolai di Covid in diverse strutture sanitarie causati anche da lavoratori che avevano rifutato di vaccinarsi contro il Covid-19, hanno spinto i tecnici a scegliere una linea netta e chiara, concordata con i dirigenti del ministero, gli organismi di categoria e le Regioni. Il punto di partenza sono tre leggi: la 81 sulla sicurezza del lavoro, la 24 del 2017 e l’articolo 129 del decreto legislativo 106 del 2009. «In forme diverse — spiega Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici — ci dicono una cosa molto chiara: il datore di lavoro, dunque il servizio sanitario, ha il dovere di tutelare la salute dei lavoratori. E dei pazienti. È vero che la vaccinazione è una scelta individuale. Ma è altrettanto vero che chi non è vaccinato e lavora in un luogo a rischio, come possono essere le corsie di un ospedale in una situazione pandemica, mette a rischio non solo la propria vita, ma anche quella dei suoi pazienti. Quindi, non può essere in servizio».

Il principio è quello dell’idoneità al lavoro che deve essere accertata, nelle Asl come in qualsiasi altra azienda, dal medico competente. E l’indirizzo che si stanno dando praticamente tutte le Regioni è chiaro: non si può darla a chi non si vaccina, certamente non se lavora all’interno di un ospedale o comunque a stretto contatto con il pubblico. «Il datore di lavoro — si legge all’articolo 129 del decreto 106 — su conforme parere del medico competente, adotta misure protettive particolari per quei lavoratori per i quali, anche per motivi sanitari individuali, si richiedono misure speciali di protezione, fra le quali: la messa a disposizione di vaccini efficaci per quei lavoratori che non sono già immuni all’agente biologico presente nella lavorazione, da somministrare a cura del medico competente».

Cosa succederà quindi a quanti non si vogliono vaccinare? Una volta che saranno dichiarati inidonei, le singole aziende sanitarie dovranno trovare un luogo non a rischio in cui impiegarli. Questo vale per i medici e per le altre professioni sanitarie ma anche, per esempio, per chi si occupa delle pulizie e delle manutenzioni. Se ci sarà la possibilità di impiegarli in altri incarichi — «e in una situazione pandemica non è affatto scontato: si è ovunque a contatto con i pazienti, dunque potenzialmente a rischio» fanno notare i tecnici — lo si farà. Altrimenti rischieranno anche il posto di lavoro.

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