Mediglia, richiesta di archiviazione per i 77 morti di Covid nella casa di riposo: “Non c’è stata omissione dei dirigenti”

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Non c’è la prova che le morti per Covid nella casa di riposo di Mediglia siano state causate da negligenza. Per cui la procura di Lodi ha chiesto di archiviare l’inchiesta che era stata aperta l’anno scorso, durante la prima grande emergenza da Coronavirus.

E’ stata infatti notificata ai parenti delle persone offese individuate la richiesta di archiviazione dell’inchiesta, che era stata aperta per omicidio colposo e epidemia colposa. L’indagine era nata dall’esposto presentato nella primavera dello scorso anno da parenti di 77 anziani ricoverati nella Residenza sanitaria assistita Borromea di Mediglia, che avevano perso la vita contagiati da covid-19.

“Nelle nostre indagini – ha spiegato il procuratore della Repubblica di Lodi Domenico Chiaro – abbiamo svolto anche un confronto con altre Rsa che hanno adottato misure più restrittive e siamo arrivati alla conclusione che non c’è ragionevole certezza che siano state proprio le condotte commissive o omissive di soggetti ricoprenti cariche apicali a cagionare l’evento, la morte di 77 pazienti ospiti della struttura”.

Secondo il procuratore, “sicuramente non c’è stata attenzione per tutta una serie di presupposti, anche facendo il confronto con altre strutture come quella di Somaglia, nel Lodigiano, e di Dresano, nel Milanese, che sono stati assunti come modello. E, sotto questo profilo sicuramente c’è stata una gestione che può essere oggetto di critica”.

Il coronavirus e i morti nella residenza per anziani di Mediglia: “Nessuno ci ha informati”

“Però – ha aggiunto – non è sufficiente, sotto il profilo del reato colposo, che vi sia un comportamento rischioso perché ci deve esser la certezza che questo comportamento sia, poi, da mettersi in ragione di causa con lo sviluppo della pandemia”. “Ebbene – ha concluso – noi abbiamo ritenuto che questa certezza non ci fosse. Anche perché bisogna anche andare a vedere quella che era la situazione delle conoscenze alla prima commissione degli atti”.

 “Alla richiesta di archiviazione ci aspettiamo che venga presentata opposizione – spiega ancora Chiaro – . Riteniamo, comunque. che sarebbe oltremodo arduo addebitare la responsabilità penale per omicidio colposo e epidemia colposa anche sotto il profilo soggettivo. Nel periodo della prima ondata pandemica, tra l’altro, c’era gran difficoltà di reperire materiale come mascherine e tamponi”.

“Recentemente, poi – ricorda -, c’è stata l’introduzione di una clausola legale che limita la responsabilità dei sanitari solo nel caso di colpa grave e dice che bisogna tener conto anche della limitatezza delle conoscenze scientifiche al momento del fatto su una patologia come il covid-19, come recita l’articolo 3 bis della legge 76/21. Non ci sono a nostro avviso quindi, prove sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio”.
 

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