Mediobanca, blitz di Caltagirone: prende l’1%. L’obiettivo è Generali

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Francesco Gaetano Caltagirone entra in Mediobanca. Il costruttore e finanziere romano ha comunicato alla Consob di avere l’1% del capitale di Piazzetta Cuccia. La partecipazione è adesso sul sito della Consob. Il suo è un ingresso destinato a far rumore e che potrà incidere molto anche sul futuro delle Generali, di cui oggi proprio Mediobanca è il principale singolo azionista.

La quota di Caltagirone si affianca infatti al 13,2% che Leonardo Del Vecchio, il fondatore e patron di Luxottica, ha preso negli ultimi mesi sempre in Mediobanca, dove ha ottenuto dalla Bce l’autorizzazione a salire fino al 20% del capitale. E sempre Caltagirone e Del Vecchio si muovono da tempo in tandem – sebbene tra di loro non ci sia alcun accordo parasociale – salendo nel capitale della compagnia assicurativa. Con numerosissimi acquisti ripetuti negli anni Caltagirone, che è vicepresidente delle Generali,  salito al 5,2% del Leone, diventando così il secondo azionista dopo la stessa Mediobanca che è poco sopra il 13%. In parallelo a lui c’è appunto Del Vecchio, che di Generali controlla il 5% circa e siede in consiglio.

Ma perché questa nuova mossa dell’Ingegnere romano potrebbe cambiare gli equilibri in Generali? Non è un mistero che sia Caltagirone sia Del Vecchio abbiano spesso criticato la gestione dell’amministratore delegato Philippe Donnet. Entrambi nel cda di Generali, entrambi fautori di una “italianità” della compagnia che vedono già in qualche modo minacciata dal passaporto francese dell’ad, entrambi assenti in modo polemico su alcune scelte del vertice: ad esempio quando Donnet portò al voto del consiglio la decisione di prendere il 24,4% di Cattolica.

Adesso con una manovra a tenaglia i due fortissimi seniores della finanza nostrana si ritrovano sia nel capitale del Leone sia in quello di Mediobanca che è il principale azionista della compagnia. L’anno prossimo, nell’aprile del 2022, scade il mandato di Donnet e difficilmente Caltagirone e Del Vecchio saranno intenzionati a concedergli un altro mandato. Ma il problema è che proprio in vista dell’assemblea del rinnovo, il cda di Generali presenterà una lista non più stilata da Mediobanca – come tradizionalmente avveniva – bensì dallo stesso consiglio: difficile pensare che Donnet seghi il ramo su cui è seduto, non riproponendo anche la sua candidatura nel nuovo cda, specie perché l’idea di presentare una lista espressione dello stesso consiglio è stata già “benedetta” proprio da Mediobanca in qualità di principale azionista.

Per l’ad di Mediobanca Alberto Nagel, sarà quindi complesso non votare la lista presentata dal cda di Generali, anche se così facendo rischia di innimicarsi i due soci di peso che adesso sono entrambi nel suo capitale. D’altro canto un’intesa eccessivamente cordiale tra Nagel, Caltagirone e Del Vecchio – o anche qualche colloquio di troppo per decidere una linea comune su Generali – aprirebbe il rischio concreto che la Consob indentificasse un’azione di “concerto” tra tre soci che assieme controllano quasi il 25% del Leone di Trieste e li costringesse quindi a un’Opa obbligatoria e totalitaria sulle Generali.

C’è un anno per definire la questione, ma non sarà facile. Nell’ultimo incontro con il mercato Nagel aveva detto di essere in linea con Delfin, la finanziaria di Del Vecchio che ha investito in Mediobanca, e al tempo stesso di vedere bene la guida di Donnet alle Generali. Due affermazioni che adesso, proprio alla luce della mossa di Caltagirone, potrebbero non essere più coerenti tra di loro.

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