Giorgia Meloni non ce la fa. Nel giorno dell’anniversario della strage alla stazione di Bologna la premier parla di tutto: di “terrorrismo”, di “violenza”, di ferocia, ma la matrice – il neofascismo – di quell’attentato che costò la vita a 85 persone non la nomina mai. Stesso copione seguito dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Anche lui parla di “attentato terroristico” omettendo l’ideologica che mosse gli esecutori. Una ‘dimenticanza’ per niente casuale, che fa il paio con la volontà di FdI di istituire una commissione d’inchiesta sulle stragi. Un’operazione che secondo l’opposizione – politica ma anche civile – avrebbe l’obiettivo di mettere in discussione la verità processuale sulla strage per scagionare gli esecutori: i neofascisti, appunto.
“Oggi è il giorno del commosso ricordo delle vittime della strage di Bologna. La magistratura ha accertato le responsabilità dei neofascisti e l’intreccio di poteri occulti dietro quella strage. Eppure sono ancora in corso, in particolare da parte di dirigenti di Fratelli d’Italia, tentativi di negazionismo e più in generale manovre per riscrivere la storia del decennio delle stragi nere”, è il commento indignato che arriva dal presidente dell’Associazione nazionale partigiani Gianfranco Pagliarulo. Il numero uno dell’Anpi se la prende direttamente con Meloni: “Negli anni scorsi Giorgia Meloni ha più volte messo in discussione le verità accertate dalla magistratura. Oggi è presidente del Consiglio. La sua ambiguità non è più tollerabile”.
Perfino il presidente dei Senato Ignazio La Russa, compagno di partito di Meloni, ha voluto ricordare “la definitiva verità giudiziaria che ha attribuito alla matrice neofascista la responsabilità di questa strage”. Di fascismo, però, la premier non vuole parlare. Nel messaggio inviato per l’anniversario della strage non lo nomina mai. “Il 2 agosto 1980 il terrorismo ha sferrato all’Italia e al suo popolo uno dei suoi colpi più feroci. Sono trascorsi 43 anni ma, nel cuore e nella coscienza della Nazione, risuona ancora con tutta la sua forza la violenza di quella terribile esplosione, che disintegrò la stazione di Bologna e uccise 85 persone e ne ferì oltre duecento”. Il premier loda la “tenacia” dei famigliari delle vittime, parla di “ricerca della verità” e si lascia andare ad un auto-elogio per aver “accelerato e velocizzato il versamento degli atti declassificati”. Ma quella parola non la pronuncia.
Go to Source