Met Gala 2021: storia e gossip di un evento irrinunciabile

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Se non ci sei non esisti. E se non esisti non vendi. È la regola ferrea del Costume Gala Institute, da tutti conosciuto come Met Gala, il party che ogni anno inaugura la mostra sulla moda al Metropolitan Museum di New York. Nato nel 1946, questo avvenimento in realtà ha preso piede e corpo dopo che Anna Wintour, direttore di Vogue America, l’ha voluto sotto la propria ala a partire dal 1995. Da quel momento è stato un crescendo fino agli anni 2000 quando la sfilata di star e stilisti è diventata a tutti gli effetti la risposta di Manhattan alla notte degli Oscar di Los Angeles.

IL COSTO DEL MET GALA
Per uno stilista e per un marchio di moda, quindi, essere presente a questa ricorrenza è fondamentale. Costi quel che costi. Per essere precisi, fino al 2014 avere un biglietto e quindi un ospite al proprio tavolo richiedeva 10.000 dollari per ogni persona. Nel 2015, però, Anna Wintour ha deciso di rendere ancora più esclusiva la serata e di triplicare (quasi) il prezzo: da 10.000 dollari si è passati a 25.000. Considerando, poi, che gli ospiti sono circa 700, si può stimare un ricavo di 17,5 milioni di dollari che corrispondono a circa 15 milioni di euro. Il direttore di Vogue America, è noto a tutti, è infatti una vera e propria macchina macina fatturati: il suo impegno nel raccogliere fondi per il Metropolitan Museum le è addirittura valso un’ala del museo col suo nome come premio per il suo immenso contributo. Non a caso, per l’edizione del 2018, dedicata al rapporto tra moda e religione cattolica, i prezzi per un ticket si aggiravano intorno ai 30.000 dollari (per un tavolo da 10 persone il costo “scendeva” a 275.000 dollari), ma alcune fonti dicono che un tavolo sia stato venduto alla cifra record di 500.000 dollari, praticamente 50.000 dollari per ospite.

Gli abiti più belli nella storia del Met Gala, aspettando quello del 2021

Il Met Gala si svolge tradizionalmente il primo lunedì di maggio, ma quest’anno l’evento è stato spostato al 13 settembre a causa dell’epidemia di Covid-19. In attesa di scoprire quali sorprese stilistiche regalerà il Met Gala 2021, ripercorriamo la storia del Costume Gala Institute, da tutti conosciuto come Met Gala, nato nel 1946 e diventato dal 2003 in poi uno dei red carpet più importanti del mondo. Proprio grazie ad Anna Wintour  che ha saputo trasformarlo nella risposta di Manhattan alla notte degli Oscar di Los Angeles per raccogliere fondi a favore delle esposizioni dedicate alla moda al Metropolitan Museum di New York. Ecco allora gli abiti più belli, eleganti e raffinati dal 2003 a oggi: gli anni in cui dal punto di vista stilistico il Met è diventato inarrivabile

IL VERO RED CARPET DELLA MODA
Star, designer, attrici, attori, cantanti, ereditiere, dive. E poi personaggi di Instagram e del web: la passerella del Met Gala negli anni è diventata quasi più importante degli Oscar stessi per il fashion system. L’apice dello stile, bisogna ammetterlo, è arrivato intorno al 2010 e sembra stia fatalmente crollando negli ultimi anni. Le critiche più dure sono arrivate nel 2015, quando Kim Kardashian, Jennifer Lopez e Beyoncé si sono presentate con abiti giudicati troppo trasparenti. Per alcuni è stato l’effetto KUWTK, ovvero “Keep up with the Kardashian” (Al passo con i Kardashian), il realty che ha consacrato una dinastia che ha il merito di non avere nessun merito. Solo la fama raggiunta.
Da allora, gli stilisti più snob hanno iniziato a storcere il naso. Salvo poi tornare puntuali per il consueto rito. Del resto, non si può rinunciare a questo palcoscenico: il giro mediatico che garantisce vale più di qualsiasi campagna pubblicitaria pensabile.

Timothée Chalamet e Billie Eilish tra i presentatori del prossimo Met Gala

IL VALORE DELLE MOSTRE LEGATE AL MET GALA
Il Costume Institute del Metropolitan Museum è a oggi una delle più importanti istituzioni dedicate alla divulgazione della storia della moda. Negli anni le esposizioni realizzate da Andrew Bolton, il curatore del Met, sono state spettacolari: da Anglomania (2006) a The model as muse (2009), da Punk: Chaos to Couture (2013) fino alla più famosa di tutte, Alexander McQueen: Savage Beauty (2011), un successo così travolgente da viaggiare per altre destinazioni riscuotendo altrettanti entusiasmi. Manus x Machina: Fashion in an age of Technology ha ottenuto, al contrario, pareri discordanti: in molti l’hanno trovata pretestuosa e con grandi lacune in fatto di stilisti italiani molto impegnati, per esempio, nell’utilizzo della tecnologia all’interno delle proprie collezioni. Altri ancora, poi, ritengono che l’operazione sia stata voluta da Anna Wintour soprattutto per avvicinarsi a Apple, colosso della tecnologia che da qualche anno ha mostrato un grande interesse per il mondo della moda. Discreto successo anche per l’edizione 2018 con la mostra Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Imagination, dedicata al rapporto tra moda e religione cattolica con Donatella Versace, partner dell’esposizione, a fare gli onori di casa accanto ad Anna Wintour.
Spettacolare è stata anche Camp: Notes on Fashion, l’edizione 2019 in partnership con Gucci dedicata all’estetica camp e ispirata dal saggio di Susan Sontag del 1964 intitolato Notes on Camp.

SE NON CI SEI, NON ESISTI
La cassa di risonanza del Met Gala, comunque, resta un must per ogni marchio o maison di grandi dimensioni e con mire globali. Siti, magazine, social network: tutti ne parlano e scrivono.
E oggi, nell’epoca dei social, ad amplificare la risonanza mediatica arrivano anche i meme, le parodie che spopolano in rete. E non scambiateli solo per attacchi o scivoloni di stile. Al contrario: queste prese in giro sono il sale della comunicazione, il veicolo che porta la moda anche dove di solito non arriva. E nonostante gli strali e i moralismi, la rilevanza mediatica dei social network e dei siti di informazione sono la linfa più importante per un fashion system che affronta anni difficili.

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