Michele Merlo, la nuova perizia: “Si poteva salvare”

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Il cantante Michele Merlo, morto per una leucemia fulminante il 6 giugno del 2021 all’ospedale Maggiore di Bologna, poteva essere salvato prima. Lo dice la nuova perizia disposta dal gip di Vicenza – la città nella quale è stata spostata l’inchiesta – nell’ambito dell’indagine per omicidio colposo che vede indagato il medico di famiglia di Rosà, Pantaleo Vitaliano, al quale il giovane artista di 28 anni si era rivolto il 26 maggio, mostrando un grosso ematoma che gli era spuntato sulla coscia sinistra. Lo riporta il Corriere del Veneto.

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Quel livido era uno dei primi segni della malattia, ma il medico, dopo la visita, lo trattò come uno strappo muscolare. Il 2 giugno un altro camice bianco visitò il cantante all’ospedale di Vergato, nel Bolognese: in quel caso la diagnosi fu di tonsillite. Poi le sue condizioni di salute peggiorarano fino alla morte a Bologna. La nuova perizia, firmata dal medico legale Antonello Cirnelli e dall’oncologo Valter Bortolussi, punta dunque i fari sul dottore di base, che secondo gli esperti avrebbe dovuto indirizzare Merlo al pronto soccorso per gli esami del sangue. Adesso, naturalmente, bisognerà dimostrare il nesso causale tra l’errata diagnosi iniziale e la morte dell’artista, avvenuta undici giorni dopo. Già a settembre toccherà al gip Nicolò Gianesini valutare i prossimi passi dal punto di vista giudiziario.

Un medico indagato per la morte di Merlo: “Michele poteva salvarsi”

L’inchiesta per il decesso di “Mike Bird” era stata aperta inizialmente dalla procura di Bologna. Anche in quel caso c’era stata una perizia. Secondo i consulenti dei magistrati emiliani, le condizioni dell’artista, quando è arrivato a Vergato, erano ormai compromesse. Se una terapia fosse stata somministrata dal 27-28 maggio (quindi nei giorni appena successivi alla visita dal medico di famiglia), Merlo “avrebbe avuto una probabilità di sopravvivenza tra il 79 e l’87%”. “Sì, c’è quella forbice, frutto della letteratura”, aveva spiegato l’avvocato della famiglia, Marco Antonio Dal Ben. Che aveva aggiunto: “Aveva un ematoma terribile, non compatibile con un urto accidentale. Serviva un’anamnesi attenta, almeno un’ipotesi diagnostica. Banalmente si parte sempre da un emocromo”.

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Vitaliano, parlando con i giornali locali, nei mesi scorsi si è difeso dicendo: “Credo di aver fatto bene il mio lavoro ma non passa giorno che non pensi a lui…”. Ha inoltre spiegato che dopo la prima visita Merlo aveva parlato di una contusione durante un trasloco e gli aveva dato appuntamento per il 31 giugno, ma non si erano più presentato. Gli ispettori della Regione Veneto hanno ritenuto corretto il suo operato.

“Non mi rende felice sapere che c’è un indagato, non migliora la situazione in cui mi trovo – ha invece detto in passato Domenico, il padre di Michele, attraverso il suo legale – ma il fatto che la procura abbia individuato un possibile responsabile significa che si stanno facendo accertamenti. Se qualcuno ha sbagliato, va punito”.

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